Fossili
Non tutte le parole italiane hanno un’antica, nobile origine greca, romana, araba, ecc. Molti neologismi nascono dalla cronaca, da oggetti, vicende, luoghi che poi sono finiti nel dimenticatoio della storia, lasciandoci in eredità dei vocaboli che ci sono tuttora familiari, anche se spesso ci sfugge la loro ascendenza. Fossili, insomma. Esemplifichiamo partendo dagli indicatori di direzione dei veicoli, comunemente chiamati frecce, perché le prime apparecchiature con questa funzione, risalenti agli anni ‘20, erano delle asticelle appoggiate alle fiancate anteriori dell’auto, che per indicare la svolta si sollevavano di 90 gradi, a volte rese più visibili da una lampadina interna. Di qualche anno più recente, ma oggi piuttosto in disuso, l’ambaradàn (nel senso di pasticcio, confusione e simili) ricorda una cruenta (e confusa, appunto) battaglia combattuta nel 1935 in Etiopia, durante la guerra d’Africa, presso il monte (amba) Aradam. Due anni più tardi (1937) nasce lo spam, che in principio però è solo l’acronimo di Spiced Pork and Ham (maiale speziato e prosciutto), nome dato negli Stati Uniti a un tipo di carne in scatola. Che c’entra il maiale con le ingombrantì e-mail pubblicitarie? Nulla. Ma il nome, ripreso nel 1970 dal gruppo comico dei Monty Python in una celebre gag nel significato di cibo spazzatura, è stato successivamente adottato, in tempi informatici, da qualche anonimo ed ha avuto fortuna. Concludiamo con due neologismi degli anni ‘60, andare in tilt e gettonare, partoriti rispettivamente dal flipper e dal juke box, modi di dire tuttora in buona salute. Temiamo che qualche under 30 stenti a collegare i significati con i relativi apparecchi, ma ormai non abbiamo spazio per spiegare. Provvederà Wikipedia.
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Con questa puntata, i “Giochi di lingua” si congedano, ridando spazio alle recensioni gastronomiche di Adelio Vecchini, che ritornerà da gennaio con i suoi consigli. Arrivederci e buon appetito.