Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 9, settembre 2012 Monitor: Danza

Oriente occidente 2012

Uno sguardo ai mondi nuovi

Apertura di Oriente Occidente affidata a un grande “vecchio” della danza contemporanea europea, Emio Greco, 46 anni (origini pugliesi ma olandese d’adozione), di ritorno a Rovereto dopo dieci anni d’assenza, il qale si scatena in un coinvolgente one man show che non lascia indifferenti, soprattutto chi assiste allo spettacolo direttamente dal palcocoscenico. La performance che Emio Greco e Pieter C. Scholten mettono in scena colpisce fin da subito per l’impellenza comunicativa dell’interprete, che si rivolge di continuo al pubblico (quello seduto intorno a lui sul palco e quello in sala), tentando di stabilire un contatto empatico attraverso il proprio corpo, vero protagonista dell’azione. “Ho bisogno di dirvi - sussurra Emio Greco in apertura - che il mio corpo è curioso di tutto e io, io sono il mio corpo”, per proseguire poi con una sorta di originalissima “grammatica del corpo” in sette atti, sulle note incalzanti de La Passione secondo Matteo di Bach. È un corpo che segue i suoi istinti e le sue emozioni primordiali (fame, sete, rabbia, amore, gioia, dolore), declinati in una cifra stilistica sfrenata e personalissima; un corpo che si fonde così perfettamente con l’accompagnamento musicale che non è facile capire se inizi prima il movimento o la musica. Anche grazie alla maestria di Franck Krawczyk, il talentuoso musicista che con lui divide la scena.

Dalla “Passione in due” agli spettacolari passi a due proposti nello spettacolo “Por um fio” dalla compagnia Mimulus che, mescolando i balli della tradizione latino-americana con la danza contemporanea, dà vita a una fresca e spontanea contaminazione di generi, perfettamente in linea con i propositi della trentaduesima edizione del Festival. Semplice e avvolgente la scenografia, davanti alla quale si intrecciano - anche nel senso letterale del termine - i corpi dei danzatori, impegnati in un sentito omaggio all’artista brasiliano Arthur Bispo do Rosario, famoso per le sue complesse installazioni sul tema del ricamo. Tra fili elettrici, fili elastici e fili di stoffa, le coppie si muovono con incredibile fluidità, catturando lo sguardo degli spettatori dall’inizio alla fine, in un affascinante gioco di seduzione sulle note remixate dei più grandi nomi della musica carioca.

Decisamente meno originale e troppo concettuosa la performance di Aurelia Baumgarten e Silvio Cattani al Mart, che dimostra come la coreografia occidentale, talvolta troppo monotona e priva di slancio, abbia davvero bisogno dell’energia vitale e dirompente dei “mondi nuovi”.