Non solo bulli...
Un bell’esempio di come la scuola può incanalare l’attivismo dei ragazzi
Vi sentite depressi, demotivati, avete perso fiducia nella società, nella politica, nelle istituzioni? Fatevi un giretto in qualche scuola media e non solo durante gli open day. Datemi retta, andateci. Magari in una di quelle scuole balzate agli onori delle cronache per qualche “episodio di bullismo”, come le medie Bresadola di Trento, e scoprirete una tale ricchezza di esperienze ed un tale concentrato di energia da mettere in moto una centrale nucleare.
Sì, perché l’energia i ragazzini a quell’età ce l’hanno dentro esplosiva, e se in qualche modo non viene incanalata in attività e progetti stimolanti dal punto di vista della creatività e della fantasia, finisce per deflagrare qua e là, malamente, quando meno te lo aspetti.
Così, con il supporto ai docenti di alcuni ragazzi del Servizio Civile, alle scuole medie Bresadola e Bomporti di Trento è nato “Strada Facendo”, un progetto sperimentale di 14 laboratori didattici interdisciplinari per imparare, appunto facendo.
Imparare il bricolage con la carta, a costruire con autocad, a fabbricare nuovi strumenti musicali, imparare l’arte della fotografia, a fare cinema, teatro, informatica, matematica, pittura su stoffa e vetro. Ed ancora a progettare e costruire progetti di solidarietà internazionale, vendendo i propri manufatti al mercatino di Natale e raccogliendo fondi per i bimbi della Somalia. Fondi veri, non per gioco, 1.154 euro corrispondenti a 5.770 pasti veri in Somalia.
Gli occhi di ragazzi e ragazze si illuminavano nel raccontare tutto questo ai pochissimi genitori presenti all’open day delle medie Bresadola, il 30 maggio scorso: veniva voglia di andarli a prendere a casa i genitori assenti, accidenti, per quante cose realizzate avrebbero voluto mostrare loro i ragazzi. In particolar modo quelli con bisogni educativi speciali, i più elettrizzati, i più partecipi e coinvolti.
Ma imparare non significa soltanto costruire oggetti manualmente, si apprende anche a fare democrazia: se ciò avviene da piccoli, da adulti magari si può pure sperare di riuscire ad applicarla, la democrazia. “Il parlamentino degli studenti serve proprio a questo. - mi racconta Rocco seduto ad un tavolo, dove i relatori sono tre, un po’ impacciati e ridenti, felici di essere intervistati, perché si sentono importanti - Due rappresentanti per classe, un ragazzo e una ragazza - precisa Daniela - si riuniscono tre volte l’anno e decidono democraticamente quali sono le priorità per la scuola”.
Che tipo di priorità? - chiedo incuriosita.
“Di ogni tipo: ad esempio, uno specchio nel bagno o il distributore delle merendine”. Insomma ci si responsabilizza, si osserva, ciò che non funziona, ciò che servirebbe.
La vera fucina di mago Merlino però è la Fabbrica dei Giochi: 220 alunni coinvolti, 11 docenti e ben 40 giochi didattici nati dalla fantasia dei ragazzi e da loro stessi costruiti in ogni dettaglio. Accompagnata da un insegnante scendo nell’interrato, nell’aula magna, una sorta di fabbrica di Babbo Natale, uno stanzone stracolmo di giochi, in bella mostra su un percorso espositivo, realizzati con i materiali più diversi: cartoncino, cartapesta, compensato. Le trasformazioni più fantasiose dei giochi tradizionali, dal gioco dell’oca, al risiko, monopoli, rivisitati in chiave didattica, con tanto di variazioni sul tema.
Quanto hai impiegato a realizzare tutto questo? - chiedo ad un ragazzo che dietro il suo banchetto mostra un coloratissimo e complicato manufatto che sembra una battaglia navale.
“Quasi un mese”.
Ti sei divertito?
“Sì, ma ho anche dovuto cercare tante cose, tanti nomi, e mi sono ispirato ad una vera battaglia che abbiamo studiato in Storia”.
Si fa presto a dire “bullismo”, senza poi andare oltre, come si fa presto a dire “figli”, se si va a vederli soltanto se salgono su un palco, ma non si trova il tempo per andare a vedere cosa hanno fatto durante tutto un anno di scuola. Oppure se si pretende che la scuola faccia miracoli. La scuola in realtà spesso i miracoli li fa, basterebbe andarli a vedere.