Barcellona, ma anche...
Barcellona dall’aereo è un’enorme bocca spalancata che mostra ridendo uno schema ortogonale di molari. Avvicinandosi si distinguono quelli sani dai contorni perfetti, i cariati che urge curare e quelli da estirpare alla radice. Negli occhi la Barcellona degradata di Biutiful, ma anche il fascino di Javier Bardem. Barcellona aperta e vivace come le ragazze catalane, guape linde hermose, ma anche toste e con le palle! Il veltroniano “ma anche...” è stato il tormentone della nostra vacanza. “Oggi si potrebbe visitare la Sagrada Familia, ma anche andare a zonzo; paella sì, ma anche tapas!” La satira di Crozza ha creato la caricatura che smaschera e ridicolizza quell’indecisione universale, che è stata occasione di tante nostre risate.
Era una vita che non facevo un viaggio culturale perché le barriere si elevano sempre più alte. Quelle date dalla malattia, ma anche quelle messe dai parenti che censurano i miei bisogni intellettuali, ritenuti capricci o inutili voli pindarici. Le visite mediche sì, il resto non è obbligatorio, dice la family. La splendida crociera in Grecia e Turchia, di qualche anno fa, mi aveva illuminato d’immenso, riempito e appagato i sensi. Purtroppo avevo invitato l’amica sbagliata che me l’aveva rovinata.
Nonostante e quali che fossero le mie disabilità e le avessi portate tutte con me - certi problemi ti seguono anche in vacanza, ahimè - se cambi contorno sembrano meno indigeste. Stavolta, oltre tutto, ho trovato la compagna giusta che mi ha permesso di vedere e visitare tutto quello che si poteva, ma anche di gironzolare senza meta nel Barrio Gotico o sul lungomare di Barceloneta. Di cercare tracce della tensione economica e politica che sta attraversando anche la Spagna, degli indignados e dei gravi disordini di pochi giorni prima. Ma anche della libertà conquistata dalle tante coppie di omosessuali, che si mescolano alla folla tenendosi per mano. Ma la vera sorpresa per me è stata l’arte catalana, officina di grandissimi artisti, Picasso, Dalì, Mirò e Gaudì. Di quest’ultimo conoscevo solo foto dal sapore un po’ kitsch di opere accozzaglia di varie tecniche, ma mi sbagliavo, e sono rimasta incantata dall’incontenibile immaginazione e ispirazione naturalistica. Il professore che lo sta per laureare dirà: “Non so ancora se sto dando la laurea a un genio o a un folle!” Follia e genialità, un connubio sdoganato in tempi recenti anche da Steve Jobs.
Sulla rambla di sera, in un angolo vicino al nostro hotel, diversi barboni stendevano dei cartoni e dormivano in strada. Lei l’avevo notata una prima sera, perché la lingua batte dove il dente duole. Non era molto vecchia, sulla settantina, vestita di tutto punto, indossava cappotto e grandi occhiali. Dormiva con la testa che ciondolava, ma rimaneva comunque seduta salda in carrozzina.
A me stringeva il cuore vederla così, ma anche veniva voglia di far qualcosa. La sera dopo uguale scena, stessa signora addormentata e allora, dopo aver fotografato le bellezze dell’arte catalana, ho pensato fosse giusto fotografare anche lei, abbandonata al sonno e forse dai servizi sociali. Ma da dietro mi raggiunge una ferma voce maschile che parla italiano. “Eh no, signora. Questo non si fa. Non è bello perché lei dorme e non vede.” Avvampo e mi sento una grande stronza colta in fallo. Balbetto: “Ma no, mi creda. E poi guardi... anch’io sono seduta”. Mi verrebbe la battuta “Siamo colleghe!” ma maledico la mia ironia di emme! Replica: “Capisco, e mi dispiace per lei, ma non si fa, perché questa foto poi va su internet e tutti la vedono!”
Lui si chiama Giovanni, è sardo, ha solo un paio di denti in bocca ma è ancora giovane. Vive in strada da quando si è separato otto anni fa, ha due figli ai quali telefona sempre e si commuove dicendolo. Avverte la mia amica di far attenzione alla borsa, ma anche ci scorta per un bel pezzo di strada dicendo che è il capo lì, tutti chiedono il permesso a lui. Quei “tutti” sono gli artisti di strada, i ladruncoli, i clandestini che vendono mercanzie varie. E io, la stronza di prima, non penso neanche a dargli, che so, dieci euro da dividere con la mia/sua socia per bersi qualcosa. Ho perso un’occasione di recuperare punteggio agli occhi di questo improvvisato maestro di vita.
E mi porto via da Barcellona, insieme alla sua bellezza, anche il sorriso sghembo di Giovanni e l’immagine della dormiente in carrozzina. Mirò li avrebbe intitolati “Il sorriso di una lacrima” e “Donna che sogna l’evasione”. E un’altra lezione di vita dedotta. Dio - il cosmo, lo spirito, quel che sia - ha creato le diversità, non i confini. Le diversità uniscono perché si legano e armonizzano, i confini separano.