Etica e poltrone
Apprezziamo molto Michele Nicoletti, segretario del PD trentino, soprattutto per le posizioni - talora del tutto condivisibili e anche coraggiose, sempre comunque interessanti - che sostiene; anche se poi raramente si traducono in operatività politica, ma questo è il problema del PD locale, partito ameba, tanto grosso quanto inerte. Siamo quindi rimasti poco gradevolmente sorpresi dal suo comportamento come membro della Commissione dei Dodici.
Già la sua nomina era risultata strampalata: la sua nomina in quanto “tecnico”, effettuata dal governo Monti (“tecnico” anch’esso) era stata contestata dal presidente Dellai: ohibò, che razza di tecnico sarebbe Nicoletti, che è segretario del PD? La mossa di Dellai non era del tutto campata in aria, anche perché le qualifiche professionali di Nicoletti (ordinario all’Università in Filosofia politica) non sono perfettamente congruenti con un incarico che, dal punto di vista tecnico, si rivolge più al settore giuridico-amministrativo. Era però una reazione decisamente arrogante nei confronti di un alleato, trattato a pesci in faccia. Nessuna novità, il PD ha tutta una collezione di dellaiani pesci in faccia da far invidia a un museo ittico. Ma questa volta l’offesa verteva su un tema particolarmente sensibile, anzi l’unico che al PD veramente importi: le poltrone. Il partito, toccato sul vivo, reagiva come un sol uomo, con inusitata durezza, e Dellai faceva marcia indietro. Nicoletti commissario dunque.
Ma ecco il primissimo appuntamento, l’elezione del presidente della Commissione, dove a candidarsi è Mario Malossini. Sì, lui, il Malox di tangentopoli, condannato per ricettazione e riconosciuto colpevole (anche se prescritto) di corruzione ai tempi di Mani Pulite, e poi beccato ancora con le mani nella marmellata in varie vicende, tra cui nel 2009 un’accusa di finanziamento illecito ai partiti per cui ha patteggiato tre mesi di reclusione convertiti in multa. Insomma, un personaggio cui non affidereste certo l’amministrazione del condominio, figurarsi la cosa pubblica.
Riciclato presso Comunione e Liberazione, era approdato al PdL, notoriamente lasco sui canoni di moralità, e dal governo Berlusconi nominato nella scorsa legislatura nella Commissione dei Dodici ed eletto presidente. E adesso anche il governo Monti lo ripropone alla presidenza.
Nicoletti, docente di filosofia politica, che fa? Vota a favore (al contrario dell’altro commissario del PD, Roberto Pinter, che si astiene).
Sulla vicenda esercitiamo un po’ di ironia nella rubrica “Cime Tempestose”. Qui diamo spazio alla voce di Nicoletti.
“Ho ritenuto di dover far prevalere il mio ruolo istituzionale, e contraccambiare la fiducia del ministro che mi ha nominato, con altrettanta fiducia, assecondando una sua decisione”.
Quindi lei postula che l’etica debba rimanere estranea alle decisioni dei “tecnici”.
“Le mie battaglie le ho fatte, a suo tempo, sul terreno politico. Poi penso che le istituzioni abbiano una loro logica. E Malossini, alla presidenza della Commissione nello scorso mandato, si era ben comportato”.