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Come governare l’acqua (e i rifiuti)

Nonsoloacqua di Rovereto

Sembra ormai probabile che l’esito del referendum pro acqua-pubblica in Trentino produrrà l’effetto dello scorporo del ramo acquedotti dalla società mista pubblico/privata Dolomiti Energia (DE), per affidare la gestione dell’acqua di Trento e Rovereto a una nuova SpA in-house tutta in mano pubblica, anche se di diritto privato. Non sottovalutiamo il passo indietro, rispetto al livello precedente di privatizzazione dell’acqua, che questa soluzione comporterebbe.

Qui da noi praticamente il Decreto Ronchi era già stato applicato. Infatti la presenza privata in DE è quasi al livello che imponeva quel decreto, cassato dai cittadini col referendum: già quasi al 40%. Quindi una società senza privati dentro è indubbiamente un passo indietro sulla via della privatizzazione, e soprattutto dovrebbe bloccare quella marcia verso la quotazione in borsa (con conseguente presa di possesso del servizio da parte della speculazione finanziaria) che sta invece scritta come meta finale negli atti costitutivi di DE. Ma questo non cambierebbe i problemi di governance. Dellai ci ha infatti abituato a un governo della provincia basato sulla sistematica sottrazione al vaglio dei nostri rappresentanti in Consiglio provinciale di interi settori della politica economica, per affidare le relative politiche (del patrimonio, del sostegno alle imprese, dell’informatizzazione, dei servizi…) ad apposite società partecipate, i cui affari passano al vaglio della politica quasi solo al momento della votazione dei trasferimenti contenuti nel bilancio, andando avanti per il resto di routine, con una governance affidata alle telefonate fra presidente della giunta e i suoi uomini piazzati a capo delle società.

Diverso sarebbe stato puntare ad uno scorporo di questa governance, ricalibrandola ad un livello politico più di base, più sul territorio, per esempio centrandola sulle Comunità di Valle, come aveva proposto in dicembre un documento dei sindaci lagarini. Magari mantenendo poi anche un livello “tecnico” comune fra le varie Comunità di Valle, per ammortizzare meglio i costi. Ma è scesa in campo la Giunta provinciale a spingere per la soluzione di un’unica società centralizzata. Un curioso caso di incoerenza da parte della Giunta, che da una parte difende le Comunità di Valle dall’attacco della Lega, e dall’altra le svuota di un ruolo - quello della gestione associata dei servizi - indicato come centrale nella legge. Noi crediamo che se alla fine quello che ne verrà fuori sarà davvero una grossa in-house, sarebbe necessario pensare di metterci dentro - nello spirito del referendum - nuovi meccanismi di trasparenza, controllo e partecipazione.

Ma il vero punto critico della scelta che pare stia passando, sembra quello dei rifiuti. Se c’era una cosa positiva nell’idea iniziale di un’unica società pubblica per la gestione dell’acqua e dei rifiuti fra Trento e Rovereto, era la gestione comune (pubblica) anche dei rifiuti. L’acqua in qualche modo è protetta dal referendum appena effettuato, ma i rifiuti no. L’opzione che invece alla fine pare stia venendo avanti è di raccogliere sì insieme i rifiuti fra Trento e Rovereto, ma costituendo per i rifiuti una società a parte, diversa da quella tutta pubblica dell’acqua: per i rifiuti la si vorrebbe mista, con dentro privati. Attualmente la raccolta dei rifiuti la fa DE, che è già una società mista, pubblico/privata. Che senso ha fare un’altra società, se anche questa è mista? I rifiuti non possono allora restare dove sono? Sembra una scelta illogica, noi ci sentiamo puzza di bruciato, diciamo di inceneritore.

Non vorremmo fosse il primo passo per cominciare ad affossare la raccolta differenziata, che sta andando troppo bene, rischiando di far mancare all’incenerimento quote di rifiuti necessarie invece per chiudere il ciclo con buoni profitti (e così spianando la strada a una tranquilla gestione DE dell’inceneritore, senza il conflitto di interessi fra raccolta differenziata e incenerimento)

Nonsoloacqua, Rovereto