Gli investimenti della Curia

Ho letto che Isa, finanziaria della Curia, sta acquistando, con altri, Orocash, che fa capo a Handle Italia srl (con unico socio, sede a Milano e 200.000 euro di capitale versato), un’impresa che, attraverso negozi associati o in franchising in Italia e all’estero, acquista e vende oro usato dai privati, attività che nell’ambiente è spesso appellata significativamente “lavatrice”. Ritengo che la notizia abbia fondamento, non avendo letto smentite. Come membro della Chiesa in Trento, ho scritto alla Curia, pregando di darmi delle spiegazioni, che finora non sono arrivate.

Non posso essere passivamente parte di una istituzione che in un momento di crisi come questo specula o comunque ricava guadagni dalle persone che si vendono gli ori di famiglia per tirare avanti, perciò scrivo questa lettera aperta sperando che si possa aprire un dibattito e che arrivino qualificati suggerimenti su come la Curia potrebbe investire meglio e in modo socialmente più etico e utile i propri soldi. Magari anche più efficacemente, usando fantasia e apertura, cercando di sollevare lo sguardo e di volare un po’ più alto del gretto orizzonte del ritorno economico a breve.

Penso ad esempio a Yunus, che credendo nel microcredito ha ricevuto il Nobel, o ai finanziamenti che le banche etiche offrono a progetti o cooperative in zone in via di sviluppo, senza poi perderci necessariamente, anzi! Penso a investimenti in campo ecologico o sanitario e alle positive ricadute sociali e umane, ma anche economiche che possono innescare. O penso ai tanti giovani, che hanno idee su cui meriterebbe investire, e probabilmente offrirebbero un ritorno a medio o lungo periodo anche maggiore che buttando il denaro su qualche tonnellata di gialla latta metallica.