Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

“Progetto Prijedor”: il ritorno e la convivenza

Durante i lunghi anni della guerra nei Balcani, la città bosniaca di Prijedor è stato un triste sim- bolo di pulizia etnica: migliaia di morti e dispersi, distruzioni, campi di concentramento, esodo forzato dei musulmani e dei croati e poi militarizzazione, isolamento, miseria. Infine, luogo di rifugio per 35.000 profughi di origine serba vittime di altre pulizie etniche. Prijedor è oggi la seconda città dell’entità serba di Bosnia, nel nord-ovest del Paese.

Un monastero ortodosso.

Il Progetto Prijedor, avviato nel 1996, voleva intervenire su questi aspetti. Lo ha fatto con 25 camion di aiuti ai profughi, l’apertura di una scuola per ragazzi disabili, la fornitura di materiale sanitario, l’avvio degli affidi a distanza (sono oltre 200 le famiglie trentine impegnate in questa azione) e molto altro. Prima di tutto l’intervento teso a favorire il ritorno di chi era fuggito, operazione non semplice ma evidentemente riuscita, visto che Prijedor è la città della Bosnia dove avviene il maggior numero di questi ritorni. E poi un sostegno alla struttura economica, uscita disastrata dal conflitto, grazie ad attività formative e di scambio, al piccolo credito destinato alle aziende famigliari, al sostegno all’associazionismo di categoria, all’aiuto nel valorizzare le risorse naturali (come il legno) e le attività legate alle tradizioni e al territorio: turismo rurale, artigianato, ecc.

All’Associazione Prijedor aderiscono la Casa per la Pace, l’Associazione Trentini nel mondo, 15 Comuni della provincia (fra cui Trento) e numerosi cittadini a titolo personale.

Per informazioni: 0461-912937 (telefono e fax).