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Aeroporto: rieccolo!

Nicola Polito

Leggo con rabbia la riproposizione del tema "aeroporto di Mattarello". Si dice che esso diventerà una struttura satellite dell’aeroporto Catullo di Verona, mettendo a disposizione la pista ed un velivolo per aiutare lo scalo veneto nei collegamenti verso i voli intercontinentali, soprattutto con Malpensa, nei periodi di difficoltà legati a problemi atmosferici e di sovraffollamento. Tradotto in parole semplici, ciò significa che verrà aperto un aeroporto a tutti gli effetti iper-operativo se si guarda alle sue ridotte dimensioni, considerato che i "problemi atmosferici", ossia, in primo luogo, la nebbia, assillano gli scali di pianura per moltissime giornate durante l’anno, e che il sovraffollamento è il problema cronico di Malpensa e di Verona.

Ma la gravità della faccenda è più sottile e grave; si tratta di aprire uno scalo satellite per ovviare a due diversi problemi: con la nebbia, come è noto, si può volare ed atterrare senza problemi, previa installazione di tutti gli accorgimenti tecnici (radar di terra) che permettono, seppur a costi elevati, di superare questo problema. Forse è più conveniente aprire uno scalo satellite, scaricando i disagi (i cosiddetti "costi esterni" dell’operazione) su altri, sulla popolazione silenziosa?

Il problema sovraffollamento è invece più subdolo. Ammesso che esista un tale problema, esso non è destinato a risolversi con l’apertura di Mattarello, a meno che non si voglia pensare di avviare gradualmente una struttura, come detto, iper-attiva (la logica di: un volo oggi, due domani e poi si vedrà!). I cittadini di Trento, ed in particolare quelli di Trento Sud, sappiano che, per motivi tecnici, l’ENAV ha deliberato che tutti i voli, sia in decollo che in atterraggio, procedano da o verso nord. Il che significa che decolli ed atterraggi avverranno a poche centinaia di metri dai tetti delle nostre case, sempre e comunque. Si tratta di una menomazione incredibile alla qualità della vita di ognuno di noi, in quanto gli impatti acustici, il rumore e le vibrazioni, per non accennare all’inquinamento atmosferico (come se quello attuale non fosse sufficiente), sarebbero enormi; le nostre case, i nostri immobili di proprietà vedrebbero precipitare il loro valore (chi potrebbe mai essere interessato, ad esempio, ad un immobile in via Degasperi a Trento, qualora vi passassero sopra gli aerei, se non con prezzi del tutto inferiori alla media?)

Di fronte a tutto questo, credo non si possa rimanere a guardare. Molte comunità locali, interessate dagli stessi problemi in altri contesti, hanno creato comitati, associazioni, o, addirittura, hanno fatto ricorso alle autorità giudiziarie. Si sono spesso ottenuti ingenti risarcimenti per danno alla salute e lesione al diritto a godere di un ambiente salubre quale condizione essenziale di vita, diritto di ognuno e interesse di tutti (si veda l’art. 32 della Costituzione Italiana). Gli strumenti normativi vigenti, peraltro, tutelano l’uomo dagli impatti ambientali e dai problemi legati a tali grandi infrastrutture. Un solo esempio, la recente direttiva comunitaria 2002/49/CE in materia di prevenzione e riduzione dell’impatto acustico, come grave fattore nocivo per la salute umana. Ne consiglio un attento studio all’assessore Grisenti. In essa, tra le molte prescrizioni stringenti indicate, si impone un attento e pieno coinvogimento del pubblico nelle decisioni preposte all’insediamento di nuove infrastrutture di tali impatti. Da noi, non solo non si parla di coinvolgere attivamente la gente, ma si fa addirittura finta non sia mai esistito un referendum, che pure si è svolto e che ha avuto esito negativo.

Peraltro, è ipocrita e assai privo di ogni dimensione logica, credere che un aeroporto di piccole dimensioni potrebbe economicamente sopravvivere senza il sostegno finanziario convinto del settore pubblico, ossia con i soldi dei cittadini, configurando così le caratteristiche di un classico caso in cui viene co-finanziato, con il denaro pubblico, un qualcosa che il "pubblico", per l’appunto, non vuole. L’esempio di Bolzano insegna.

Esistono altre possibilità alternative concrete, intelligenti. Esiste la possibilità di introdurre un collegamento rapido su rotaia; si parla di aprire l’aeroporto e si hanno soltanto due treni di alta velocità che giugono quotidianamente in regione, l’uno verso nord e l’uno verso sud. Siamo la regione meno interessata dai nuovi progetti di collegamento ad alta velocità. Con le tecnologie ferroviarie oggi disponibili (in Giappone i treni procedono già a velocità superiori ai 300 km/h) un collegamento veloce permetterebbe a chiunque di trovarsi all’aeroporto di Verona o a quello di Bolzano in poco meno di un’ora. Non è sufficiententemente rapido? In compenso, verrebbe risparmiata la salute e la qualità della vita di un’ampia parte della popolazione cittadina.

Un’ultimissima domanda: Pacher, come la pensa? Su questo credo si giochi la credibilità e l’onore. Certamente, da questa problematica, emergeranno lacerazioni politiche e di consenso assai rilevanti.

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