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Malga Zonta: la “morale” di Rasera

Francesco Piscioli

Sono ben cosciente che "chi si loda si imbroda". Nessuno può disconoscere che se il prof. Rasera afferma che "è giusto che quella lapide imprecisa sia rifatta" (vedi Malga Zonta: dall'unità nazionale alle polemiche, ndr), il merito va esclusivamente alle ricerche dello scrivente e del sig. Lorenzo Fleck Trenti, che a differenza di quanto scrive Rasera non è mai stato consigliere comunale di Folgaria, né ha mai proposto una mozione per celebrare la battaglia di Serrada del 1796. Infatti quella mozione fu proposta da tre consiglieri di "Insieme per la comunità", tra i quali il sottoscritto. Non capisco la paranoica esaltazione giustizialista del prof. Rasera che entrare in merito alla "purezza" o meno delle intenzioni di chi ha proposto per primo come lo scrivente di rifare la lapide. Le intenzioni non possono che essere quelle di far rispettare la verità, la dignità, la memoria e le sofferenze di sopravvissuti e caduti, contro la volontà di un gruppo di politicanti e pseudostorici che volevano consegnare l’eccidio di Malga Zonta alla "barbarie dell’ignoranza storica e della speculazione politica", che Simini cerca di preservare nel suo testo "Malga Zonta..". Nessuno può disconoscere che senza le ricerche del sottoscritto e dell’amico Lorenzo l’evento storico sarebbe rimasto infarcito di menzogne, tra le quali la più eclatante è la fotografia di malgari scampati all’eccidio ma ritratti nel monumento come gli ultimi istanti degli eroi di Malga Zonta.

Nel libretto di Simini, di 62 pagine, sono dedicate a Malga Zonta 14 pagine in cui il militante di Rifondazione Comunista ha "rastrellato la bibliografia" esistente senza aggiungere ricerche proprie. Ne deriva una ricostruzione confusionaria, senza certezze. Simini dà sfogo alla sua fantasia bellica scrivendo che "in breve tempo da Folgaria a Posina si scatena una vera e propria tempesta di fuoco. Bengala e traccianti solcano il cielo e le scariche di centinaia e centinaia di armi automatiche si frammischiano a cannonate e a scoppi di bombe a mano. Qui e là si ode lo sferragliare dei cingolati nemici e il rombo dei motori di automezzi pesanti".

E’ una ricostruzione degna dei peggiori giorni della recente guerra del Libano del Sud, ma che i due superstiti dell’eccidio non solo negano nell’intensità fantasiosa della ricostruzione, ma anche sorridono per l’eccesso di combattimento inventato. E’ pur vero che il sig. Simini imita molti dei suoi compagni di cordata con l’insulto di chi è contrario alla sua versione. Senza averli mai conosciuti, si arroga conoscenze mediche e circostanziali quando afferma riferendosi ai sopravvissuti (i cugini Fabrello) di "fare un affidamento molto relativo ed andarci cauti vuoi per le loro oggettive condizioni legate alla vecchiaia, vuoi per il mutato clima socio politico…".

Esprimo la mia piena solidarietà al sig. Bruno Fabrello gratuitamente insultato da Simini che mai ha conosciuto. Trovo disgustoso l’accostamento del prof. Rasera della mia professione di anatomo-patologo quando parla di un "riconoscibile segno metodologico nei miei interventi". Non abiuro il mio passato: ho partecipato con il compagno Gasperotti per quattro anni con le bandiere di Rifondazione Comunista alle commemorazioni di Malga Zonta. Eletto consigliere comunale a Folgaria, mi sono state fornite dall’amico Lorenzo prove inconfutabili delle menzogne dette sino ad allora. Il "metodo" che ho seguito è quello di aver intervistato i due sopravvissuti e i parenti dei caduti. Ho percorso oltre 2000 chilometri visitando le famiglie, registrando con il loro consenso le dichiarazioni (75 audio-cassette), acquisito documenti e fotografie. Si tratta di un metodo per fare verità che avrebbero dovuto adottare gli pseudo-storici e soprattutto l’organizzatore delle celebrazioni, il rag. Alberto Rella. Cosa c’entra la mia professione di anatomo patologo con tutto questo?

Ha scritto Giampaolo Pansa: "Troppe falsità sulla lotta partigiana. Gli ex PC ammettano che per loro fu una fase della conquista del potere.". Questa argomentazione ben si addice all’evento di Malga Zonta. Il rag. Rella (Presidente del Comitato Onoranze Funebri Caduti Partigiani Malga Zonta) non ha mai fatto verità, ha strumentalizzato un evento bellico i cui protagonisti erano persone venete come evento resistenziale trentino ed ha scalato il potere raggiungendo cariche istituzionali ben remunerate.

Nessuno parla della riesumazione, del pensiero della famiglia Viola sull’evento, dei figli dei malgari sopravvissuti. Verrà il tempo che su questi argomenti il sottoscritto e Lorenzo Fleck Trenti pubblicheranno un libro di testimonianze e non di giudizi. Sono convinto che molti, leggendolo, si vergogneranno degli insulti che ci sono stati rivolti, soprattutto quel prof. Gustavo Corni che mi ha accusato in modo indecoroso e vergognoso di negazionismo.

Per quanto riguarda le "piste di ricerca", "versante da indagare", "compito di rinvenire documentazione", sono propositi del prof. Rasera che puzzano di ipocrisia. La ricerca si poteva farla decenni addietro, quando i malgari sopravvissuti erano tutti viventi, come pure molti parenti dei caduti, ma, come afferma Simini, "siamo fortemente in ritardo perché troppi sono ormai quelli che avrebbero potuto aggiungere qualche elemento di chiarificazione e che invece ci hanno lasciato". Se lo dice lui, ogni commento è superfluo.

Dott. Francesco Piscioli
Consigliere comunale di Folgaria di Insieme per la Comunità

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In altri numeri:
Malga Zonta: dall’unità nazionale alle polemiche

Commenti (2)

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Bruno Cardini

Chieso scusa, ma mi mancano alcuni elementi della polemica. Non so cosa abbia scritto o detto il Rasera e ho una vaga informazione di quello che ha scritto il Simini.
Con la prudenza di non conoscere tutto della polemica mi chiedo che senso abbia.
E' certo che 14 partigiani e 3 malgari sono stati fucilati. E' certo che vi è stato un lingo scontro a fuoco. E' certo che Bruno Viola si è comportato da eroe, che c'è da dire di più?
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