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QT n. 10, 20 maggio 2006 Scheda

Un papà si racconta

Qui di seguito riportiamo alcuni stralci della testimonianza di un padre (un dipendente pubblico di 39 anni) che ha vissuto l’esperienza del congedo. Il racconto è tratto dallo studio "La legge 8 marzo 2000 n° 53: un incentivo per le nuove paternità", a cura del Centro documentazione e informazione della donna di Bolzano.

"Sapevo dell’esistenza della legge n° 53 sui congedi parentali, lo avevo letto sui giornali, mi sono informato volontariamente. Non avevo dubbi sul fatto che mi sarei occupato della bambina quanto mia moglie. Io e lei eravamo già abituati a condividere tutto. Mia moglie era d’accordo che io prendessi i sette mesi. Mi ha stupito, invece, la reazione di alcune sue amiche: ‘Ma come, tu abbandoni tua figlia, come una donna in carriera, e la lasci a tuo marito per 7 mesi?’.

Apparentemente non c’è stata alcuna reazione da parte dei colleghi; qualcuno ha storto il naso, ma mai in mia presenza, forse persone di una certa età che non vedono di buon occhio questi atteggiamenti, che vedono dei papà troppo effeminati... qualcuno mormorava che io fossi uno che non aveva voglia di lavorare e quindi stava a casa sette mesi. E’ sorprendente chi crede che restando a casa con un bambino piccolo non si faccia niente. Invece c’è sempre da fare e deve esserci l’attenzione continuamente. Non è che uno può dire adesso ho voglia di fare un giro e fa un giro; anche se la bambina sta dormendo devi stare lì e non puoi pensare di organizzarti come vorresti. Poi c’è anche l’aspetto comunicativo: quando mia moglie aveva una riunione ed arrivava tardi, dopo tutto il giorno che ero con la bimba, avevo voglia di comunicare con una persona adulta.

Comunque lo rifarei anche subito, è stata un’esperienza bellissima. Quando avevo finito i miei mesi soffrivo moltissimo, la tenevano i suoceri e io pensavo: saranno loro a sentire per la prima volta la parola papà, magari vedono i primi passi…avrei voluto esserci io.

I miei genitori questa scelta l’hanno presa molto positivamente. Anzi, mio padre mi ha detto una frase che mi ha fatto intendere quello che lui aveva perso non occupandosi dei figli. Se lui avesse voluto cambiare un pannolino sarebbe stato preso in giro. La mamma non ha mai detto niente, è stata contenta, non ha fatto commenti. Ovviamente io sentivo tutto il carico della famiglia e provavo anche una certa ansia. All’inizio al nido volevo andare a vedere cosa succedeva. L’inserimento l’ ho fatto io. Ho preso due settimane.

E’ difficile esprimere i sentimenti che si provano: è una cosa che ti cambia dentro, di cui prima non ti rendevi conto. Sicuramente, guardandoti dall’esterno, vedi i tuoi comportamenti, il tuo atteggiamento verso la figlia… giocare, fare delle cose... Prima di avere la figlia, vedendo qualcuno farlo pensavo fosse un po’ rimbambito, invece è bellissimo quando cominciano i primi sorrisi, il rapporto visivo, il guardarsi, lo studiarsi. Riuscire a capirla quando ancora non parla, capire che ha fame, che deve essere cambiata …entrare in comunicazione attraverso il corpo ed i gesti...".