Val di Cembra: non solo porfido!
Le discussioni di questi ultimi tempi sollevate dalla relazione del dott. Dragone sul settore del porfido ed il suo impatto sulla Valle di Cembra, non mi paiono affrontino con seria determinazione, la realtà complessa della Valle. Il nodo cruciale dello sviluppo prossimo futuro credo vada affrontato senza fanatismi da un lato e dall’altro della barricata ideologica che su questo tema si è venuta costruendo negli anni, ma anche senza reticenze, abbassando i toni, ma affrontando profondamente e con coraggio il nodo cruciale del tipo di sviluppo prossimo futuro.
Credo che un ragionamento di prospettiva debba partire innanzi tutto dal riconoscimento della stridente contraddizione sulla quale questa valle ha dovuto basare la propria economia:
Da un lato la lavorazione del porfido, risorsa principale (non rinnovabile), che però consuma e deteriora il territorio, con un orizzonte di sviluppo sempre più compromesso: si pensi ai costi per ovviare l’impatto del traffico pesante sui centri abitati (la variante di Albiano, quelle reclamate dalle popolazioni di Civezzano e Meano), ai ripristini ambientali, alla messa in sicurezza dal pericolo di frane, ecc.
Un modello di sviluppo con costi molto alti anche in termini di fatica, di malattie ed infortuni ,che ha rappresentato un’ancora di salvezza per la valle, ma che mostra i segni di un deterioramento strutturale, che viene progressivamente perdendo quel carattere di centralità economica, nella misura in cui occupa in modo sempre più prevalente manodopera straniera.
Dall’altro l’agricoltura che, sempre più legata alla qualità, dovrebbe avere la vocazione a conservare e valorizzare il territorio mettendone in risalto le peculiarità, in una ricerca che tenendo conto del proprio passato, si proietti con coraggio nel futuro
Le politiche provinciali di questi ultimi anni, in particolare i "patti territoriali " che proprio in val di Cembra per primi sono stati sperimentati, hanno cercato di dare una risposta innovativa alle domande di nuovo sviluppo della valle, ma non ne hanno sciolto la contraddizione.
Io penso che il contrasto sia insanabile, e che alla fine si dovrà scegliere tra sviluppo industriale (il porfido è industria pesante anche se lavorato da una miriade di piccole/medie aziende) da una parte, e agricoltura, turismo, artigianato (creativo) dall’altra.
Naturalmente tutto questo dovrà avvenire attraverso un lungo processo di trasformazione, che necessariamente dovrà passare attraverso un’evoluzione del settore porfirico, che dovrebbe negli anni diventare sempre più sofisticato nel proporre nuovi approdi, passando dal livello attuale di semplice estrazione e lavorazione (sempre più possibili e competitivi ad altre latitudini), ad un livello di progettazione e sperimentazione dei modi di proporre l’uso non solo del porfido e della pietra in generale, ma anche delle tecniche di risanamento e ripristino del territorio, con l’ambizione di diventare l’università della pietra e dell’arredo urbano, del ripristino e valorizzazione territoriale: Albiano per le pietre come S. Michele per l’agricoltura.
Per fare questo occorre una consapevolezza che in alcuni è presente, ma non mi pare di cogliere nella generalità del tessuto sociale ed amministrativo locale, sempre pronto a rivendicare "attenzioni" dalla Provincia e fare quadrato di fronte ad osservazioni o critiche, ma in difficoltà nel produrre novità programmatiche, idee e proposte innovative.
La strada che la valle deve percorrere passa attraverso un forte investimento nella cultura, in tutti i suoi aspetti e declinazioni.
Nella scuola, per renderne migliore l’offerta formativa, dotandola degli spazi e degli strumenti necessari a renderla affascinante per ragazzi e stimolante per gli insegnanti.
Nelle opportunità di fruizione di cultura di buon livello, facendo in modo che la valle sia dotata di almeno un teatro capiente e funzionale, dove godere di spettacoli teatrali, concerti, cinema, dove ospitare incontri e dibattiti.
Infine - ma non per importanza - c’è bisogno di luoghi e strumenti, per i giovani, affinché, attraverso magari delle forme d’aiuto tutoriale, possano sperimentare la propria autonomia, far crescere la propria personalità, esprimere la fantasia e l’entusiasmo che a noi paiono sopiti, ma che devono solo trovare i giusti canali d’espressione.
Questa la scommessa, la sfida, che i nuovi amministratori della valle di Cembra spero sappiano raccogliere ed interpretare.