Latte in polvere: finalmente il prezzo cala
Le organizzazioni dei consumatori salutano favorevolmente l’accordo sulla riduzione del prezzo del latte artificiale raggiunto tra il ministro della Salute e le aziende produttrici, tuttavia ritengono che vi sia spazio per ulteriori miglioramenti. Un confronto dei prezzi presentato dalla nostra associazione a inizio estate evidenzia come l’Italia sia ancora distante da prezzi accettabili per i sostituti del latte materno.
Le numerose proteste pervenute da organizzazioni dei consumatori di tutta Italia hanno colpito nel segno: a sorpresa il ministero della Salute e i produttori di latte in polvere sono giunti rapidamente ad un accordo che sancisce una riduzione del prezzo dal 25 al 30 % a partire da dicembre.
All’inizio di questa estate avevamo posto a confronto i prezzi del latte artificiale praticati in Austria e in Alto Adige, evidenziando differenze preoccupanti. L’accordo raggiunto in questi giorni dimostra che le critiche dei consumatori erano più che giustificate. Tuttavia la recente intesa non è che il primo passo su una lunga strada. Già, perché rispetto a tanti altri paesi europei e nonostante il previsto ribasso del prezzo, i prodotti venduti in Italia risultano ancora troppo costosi.
Parallelamente all’accordo tra ministero e aziende produttrici, l’autorità antitrust ha avviato per la seconda volta un’istruttoria contro alcune grandi società, al fine di accertare l’eventuale esistenza di un cartello anti-concorrenza, vale a dire di un’intesa volta a mantenere prezzi elevati limitando la vendita di alimenti per l’infanzia alle sole farmacie ed escludendo i canali commerciali alternativi come i negozi della grande distribuzione organizzata.
Nel contesto del dibattito pubblico sui prezzi del latte artificiale, il Centro Tutela Consumatori Utenti chiede che sia modificata l’attuale normativa adeguandosi al codice internazionale predisposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Unicef.
Tale codice regolamenta il commercio dei sostituti del latte materno sanzionandone la scorretta commercializzazione come pure ogni forma di promozione e di fornitura gratuita. A tale riguardo il ministro della Sanità ha presentato una proposta di legge che, pur vietando la pubblicità di alimenti per l’infanzia, considera neonati solo i bambini fino a quattro mesi. L’ennesimo regalo alle multinazionali; in questo modo, infatti, le aziende produttrici potranno continuare indisturbate a pubblicizzare i prodotti destinati ai bambini dopo il quarto mese di vita.
Attorno al mercato degli alimenti per l’infanzia ruotano interessi economici enormi, tali da indurre le aziende a escogitare in continuazione nuove strategie per ridurre progressivamente la percentuale di neonati allattati al seno.
Le multinazionali cercano di far passare il latte in polvere non come un prodotto sostitutivo nel caso di problemi di allattamento naturale, bensì come un risultato dei progressi compiuti in nome della salute umana. Attraverso un marketing aggressivo, la sponsorizzazione di congressi medico-scientifici, forniture gratuite agli ospedali e la distribuzione di regali e materiale informativo-promozionale ai pediatri, ai reparti di maternità e alle donne, le aziende cercano di sminuire l’importanza di un’abitudine naturale dissuadendo le mamme dall’allattare i loro figli al seno fino al sesto mese e oltre.
Centro Tutela Consumatori Utenti