Sanità: una bella notizia
Ogni tanto la Pat ci regala anche delle belle notizie (e gesti di umanità). Nell’articolo “Sanità rubata”, apparso su QT nel numero di maggio, parlavamo della delibera provinciale del maggio 2010 sull’assistenza sanitaria per le cittadine comunitarie indigenti, che andava a violare le direttive nazionali ed europee previste in materia di servizio sanitario. Difatti in un comma della legge si obbligavano le comunitarie indigenti a sostenere la spesa relativa all’interruzione volontaria di gravidanza: ben 1300 euro. Una legge che, per quanto mettesse in una situazione di disagio un ristretto numero di donne (solo quelle che non hanno la possibilità di iscriversi al servizio sanitario nazionale), colpiva proprio una delle categorie più deboli, che sceglieva di abortire nella maggior parte dei casi perché vittima di violenza o incapace di permettersi economicamente un altro figlio. Una delibera senza ragion d’essere, che era fondata solamente sulla volontà di risparmiare una quota irrisoria rispetto al bilancio complessivo che l’azienda sanitaria affronta.
Come avevamo accennato nello scorso numero, l’assessore del PD Mattia Civico era già riuscito ad ottenere la possibilità di inserire a pagamento annuale gli indigenti nelle liste del SSN; nelle scorse settimane si è fatto un passo in più: la Giunta provinciale ha infatti modificato la delibera del 13 maggio 2010, assicurando la gratuità dell’interruzione volontaria di gravidanza come previsto dalle leggi.
“Dopo aver presentato nel luglio 2010 un ordine del giorno in cui chiedevamo di migliorare la legge - ci spiega Civico - l’assessore aveva tempo 6 mesi per riferire alla commissione lo stato dell’arte, e dal gennaio 2011 Rossi si è impegnato a migliorare la dicitura della delibera. Se i tempi si sono protratti è stato solo per permettere alla Provincia di accordarsi con l’Ufficio legale dell’azienda sanitaria”. Ora aspettiamo solo che la Provincia accordi i costi pregressi sostenuti dall’azienda sanitaria nel 2008-2009; anche se Civico ci ricorda che “il riconoscimento dei costi non è stato normato nemmeno nelle altre regioni”, il Trentino, dopo la figuraccia, potrebbe vantarsi di essere all’avanguardia nell’anteporre agli interessi economici la qualità della vita dei propri cittadini. Un obiettivo raggiunto in particolar modo grazie all’egregio lavoro delle associazioni Gr.I.S. e ASGI, e all’impegno congiunto dell’assessore Civico e del consigliere Sara Ferrari. E, forse, un po’ anche nostro.