I crociati di Volano
Ho avuto il piacere di leggere il trafiletto “Crociati de noantri” nella rubrica “Cime tempestose” dell’ultimo numero. Ringrazio da volanese vergognoso per quest’iscrizione assolutamente gratuita e dal messaggio politico smaccato (oltre che per i due giorni di manifestazioni di contorno che si sono svolte titolandole “Gli insorgenti per la Fede”). Desidero contraccambiarvi in qualche modo con le note che allego e che avrete la pazienza di leggere. Se vorrete riprendere l’argomento ponendo la questione del patente falso storico, vi sarò ulteriormente grato.
Egregio signor sindaco Francesco Mattè, le esprimo la mia vergogna di cittadino volanese per l’abuso storico da lei consentito con la posa del cippo antistante il sagrato della chiesa.
Le esprimo la mia vergogna perché esso evoca “insorgenze” nel luogo ove vennero a contatto due piccole pattuglie avverse - francese ed austriaca - salutandosi con alcune fucilate e con esse subito accomiatandosi: non avendone altro motivo, poiché erano solo in perlustrazione; ad ogni buon conto, entrambe non curandosi di essere a profanare un luogo sacro alla memoria dei volanesi quale era il sagrato-cimitero della loro chiesa.
Le esprimo la mia vergogna perché quel cippo non porta memoria della povera madre di famiglia volanese (Margherita Eccher) unica ed incolpevole vittima di quello scambio di fucilate.
Le esprimo la mia vergogna perché non ricorda come in quei frangenti storici i volanesi, in fama di valenti “boeri”, furono solo ben lieti di poter trarre giusti guadagni offrendo i loro buoi e i loro carri - sia “de roda longa che corta” - indifferentemente ad entrambe le parti nello loro avanzate e ritirate, nei loro passi e ripassi, ed alla faccia di qualsiasi “insorgenza” patriottica o religiosa.
Le esprimo la mia vergogna perché quel cippo chiama “tiranno d’Europa” chi era alla testa di un esercito (ma anche di un movimento politico, che aveva significative adesioni anche in Trentino) che, pur fatte tutte le riserve di cui sono ben consapevole, portava gli ideali della Rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fratellanza) contro una società retta feudalmente, l’idea di uno stato laico (libera chiesa in libero stato) contro fatiscenti istituzioni teocratiche asservite di fatto a Vienna (il decrepito principato vescovile), l’idea illuminista di uno stato di diritto organizzato razionalmente (tra cui l’istituzione della figura del sindaco, che Lei ora ricopre a Volano) contro angusti e miopi particolarismi tenuti sotto tutela clerical/feudale; principi di cittadinanza (e non sudditanza: ad esempio l’abolizione della “decime”) e di convivenza civile (tra cui norme igieniche che tenessero le popolazioni al riparo da contagi e pestilenze, vietando ad esempio di seppellire i morti nei muri e sotto il pavimento della chiesa).
Mi vergogno perché quel cippo non dice di come raggruppamenti armati di anime semplici fossero usati e manovrati da Vienna sfruttando la loro quasi pagana (da pagus: di paese) religiosità, il loro acritico e sacrale rispetto dell’autorità, la loro ingenuità politica, il loro particolarismo culturale. Non si dice quale fu il pilatesco comportamento di Vienna (mentre le italiche popolazioni mantovane facevano colletta per pagarne il riscatto) contro la sciagurata decisione di Napoleone di far giustiziare Hofer, divenuto poi comodo eroe a destra come a sinistra: persino icona del partito comunista austriaco. Con ciò, signor Sindaco, mi auguro possa comprendere i motivi della mia vergogna.
Le porgo distinti saluti.
Eugenio Stinghen
P.S. A scrivere questa nota, ironia della sorte, è uno Stingen, orgoglioso discendente di quelle (supposte) insorte popolazioni tirolesi, rivolto ad un Matthieu, discendente di quei soldati tirannici, miscredenti ed invasori. E qui viene da pensare che il tempo guasta o migliora le discendenze in modo davvero imperscrutabile...