La svolta
Sarà bene tenerle in mente, queste ultime elezioni comunali svoltesi in Trentino: hanno segnato una svolta. O meglio, oltre all’ennesimo avvertimento, i cittadini il cambiamento lo hanno iniziato a praticare, come elettori certamente, ma anche come attivisti, convinti sostenitori delle candidature innovative.
La carica di sindaco in Trentino era quella che spesso, soprattutto nei paesi, si identificava con una persona: con i sindaci a vita, in carica anche per trenta anni. La legge ha limitato il numero dei mandati, al resto hanno pensato gli elettori: in questa tornata sono stati 122 i sindaci nuovi, con gli eletti decisamente più giovani degli uscenti, 27 sindaci donne, e per finire, la perla del sindaco di origine etiope. A rimarcare visivamente la svolta, i momenti di festa dopo la vittoria: con una maggioranza di attivisti giovani, spontanei, idealisti, bell’indicatore di una politica che può ancora cambiare.
Questa spinta ha comportato un terremoto politico, ben oltre quello, pur significativo, registrato a livello di sigle. Di fatto è stata sconfitta anzi, messa da parte, la politica della clientela, dei favori, dei boss: i plenipotenziari di valle, emanazioni di potenti assessori, da Mellarini a Grisenti (vedi a pag. 8) sono stati, tutti, sonoramente bastonati. Oggi il rientro in politica di Silvano Grisenti, fino a una settimana fa invocato e soprattutto temuto, appare solo un patetico residuo del passato.
Sulle motivazioni di tutto questo bisognerà ragionare. Una prima conclusione ci sembra però possibile: il Trentino del 2000, dell’era di Internet, anche nelle valli non ritiene più adeguato l’antico sistema di potere doroteo fondato sulla capillare distribuzione dei favori. Di conseguenza ne è uscito annichilito il principale erede ed interprete, l’Upt e fortemente ridimensionato il fondatore e leader massimo Dellai.
Che farà ora Dellai? Cosa si inventerà? Abbiamo mille volte letto e sentito questo interrogativo, quasi che fosse dalle trovate del presidente a dipendere il futuro del Trentino. Oggi ci sentiamo di dire che ogni nuovo escamotage di Lorenzo Dellai, se in linea con i precedenti, lascerà il tempo che trova. Il nostro infatti, dai primi anni ‘90 in poi è stato abilissimo nel rifondare dalla ceneri la Dc, poi Popolari, Margherita, Upt, praticando sempre lo stesso schema: area di centro che guarda a (una flebile) sinistra, partito dei plenipotenziari di valle, stretta simbiosi con l’associazionismo tradizionale (cacciatori o vigili del fuoco), contiguità con l’industria (costruzioni) dipendente dal pubblico.
Dellai in realtà ha anche dei meriti più consistenti (l’enfasi su università e ricerca; la ricerca della coesione sociale attraverso interventi nel sociale innovativi oltre che generosi) e probabilmente per questi troverà un posto nella storia. Invece lo schema social-elettorale di cui sopra, a un certo punto è stato percepito come inadeguato, ed è saltato. Emblematiche prima delle comunali, le elezioni nella prediletta Associazione cacciatori, che incurante dei favori ricevuti, il candidato dellaiano lo ha trombato.
Di qui il punto vero: non è l’ennesimo contenitore che serve, un nuovo soggetto centrista, territoriale, autonomista, in simbiosi con il Patt o con l’Udc o con... (al riguardo, indubbiamente controproducente è stata l’esperienza dell’Api, con Dellai ad arrabattarsi per una visibilità nazionale a rimorchio di Rutelli, dando l’impressione di considerare residuali i prossimi anni alla guida del Trentino).
Il tema oggi è un altro, una nuova politica, nuovi rapporti con i cittadini, il disegno di un nuovo Trentino. Questo chiedono gli elettori che se ne infischiano delle indicazioni dei boss, i giovani che sostengono su Internet un candidato innovativo.
Di questa spinta ha molto beneficiato il Pd. Un po’ per merito suo: la nuova struttura in effetti più aperta, la diffusione nei circoli, una maggior permeabilità. Molto però per il demerito degli altri. In realtà il Pd, soprattutto nel governo provinciale, è stato un disastro: dalla “riforma” Dalmaso della scuola alla non gestione dell’ambiente di Pacher. E difatti ha perso voti ovunque, e tanti: per esempio a Rovereto pur eleggendo il sindaco è passato, dall’ottobre 2008 ad oggi da 6100 a 3100 voti, dal 27% al 19%. Una batosta, e generalizzata. Che però, di fronte alle inadeguatezze e brucianti sconfitte altrui, si è tramutata in una vittoria.
Se lo stato maggiore penserà che tutto va bene, sappiamo già chi sarà il prossimo sconfitto.
Concludiamo con una nota sulla Lega: pensava di sfondare nel basso Trentino, per una sorta di contagio dal Veneto. Non è successo niente del genere. Anzi: a Rovereto un brutale intervento del leghista Viliam Angeli contro la candidata del Pd di origine marocchina Aicha Mesrar è stato decisivo: probabilmente a trattenere qualche voto pro Valduga, di sicuro a spingere cittadini altrimenti esitanti, ad andare a votare Miorandi. Ed è un’ulteriore buona notizia.