Fischia il vento. Di destra.
Lo tsunami austriaco del 28 settembre
L’8 ottobre, visto il risultato finale delle elezioni nazionali, il Presidente della Repubblica Fischer ha incaricato il leader dei socialdemocratici Faymann non di formare un governo, ma di "presentare delle proposte sulla possibile formazione di un governo". Faymann spera di formare una nuova coalizione entro la metà di dicembre, mentre i popolari non sanno ancora che pesci pigliare: nuova coalizione rosa-bianca, opposizione, o centro-destra?
Il risultato finale è diverso, appena meno disastroso di quello provvisorio mandato in onda la sera del 28 settembre: gli elettori fuori-sede tradizionalmente non votano come l’elettore medio e quest’anno, per la prima volta, si poteva votare anche per posta. Insomma, più di un milione di voti mancavano alla conta del 28 settembre.
Il Capo dello Stato, però, ha voluto anche tirare le orecchie al nuovo cancelliere in pectore: dovrà formare un governo "pronto alle riforme necessarie" per far fronte alla recessione economica. Ma anche, testualmente, un governo che "garantisca che l’Austria continui a collaborare attivamente, da partner degno di fiducia, al progetto di integrazione europea". Ohibò: la crisi di governo che ha provocato le elezioni anticipate era stata causata proprio da un voltafaccia socialdemocratico in materia. D’ora in poi ogni riforma dell’UE dovrebbe essere sottoposta ad un referendum abrogativo nazionale. Svolta che ha mandato su tutte le furie non solo il leader dei popolari.
I numeri, dunque. Hanno perso, in modo disastroso, i partiti di governo, arrivati al minimo storico. Hanno perso, rispetto al 2006. più di mezzo milione di voti su un totale di 6.3 milioni di aventi diritto, e 26 seggi su 183. In ogni Paese che si rispetti, una riedizione tale e quale di questa coalizione di perdenti apparirebbe insensata. Non da noi, però. I socialdemocratici ora sono al 29.3% (- 6%); i popolari al 26% (- 8,3), mentre l’ex-terzo partito, i verdi, stagnanti al 10,4% (- 0,6) crollano al quinto posto in classifica. I due partiti della destra estrema ora sono, insieme – sebbene i loro leaders si odino - il partito più forte, con il 28,2%. Il FPÖ (+ 6,5%) è arrivato al 17,5, e il BZÖ di Jörg Haider (+ 6.6%) al 10,7, sorpassando per un pelo i verdi. Tutte le altre dieci liste restano sotto la soglia del 4%, dunque senza seggio.
Per i verdi, si potrebbe dire che, di fronte ad una concorrenza agguerrita (i liberali, non presenti nelle ultime elezioni e altre piccole liste della sinistra, e una lista, questa volta nazionale, del "ribelle" Dinkhauser) abbiano tenuto bene. Ma quando i partiti di governo perdono mezzo milione di voti, e tutti questi voti vanno a destra, c’è da piangere.
Quanto ai risultati ad Innsbruck, la situazione è la seguente: Popolari al 21,45%, Socialdemocratici al 19,97, Verdi al 18,88 mentre i due partiti di destra, sommati assieme, arrivano al 24,5.
Ovviamente, non tutti gli elettori della destra estrema sono razzisti, xenofobi, filonazisti. Il linguaggio di Strache, leader del FPÖ, conosce anche toni di nazional-populismo di sinistra. C’è già chi ironizza, dopo la svolta anti-europea dei socialdemocratici, sul nuovo partito unico nazional-socialdemocratico dei lavoratori austriaci. Meno male che una coalizione SP/FP, con 91 seggi, è matematicamente improponibile. La rabbia contro l’immobilismo della coalizione di governo era il motivo prevalente per chi ha disertato il campo governativo. Ma c’era da scegliere fra destra e sinistra e questa scommessa l’hanno persa i verdi. Che ora discutono, come di dovere, su un rinnovamento del partito.
Lunedi dopo le elezioni, se n’è andato il leader popolare, Molterer, rimpiazzato dall’eterno "giovane turco" Josef Präll. Pochi giorni dopo, anche Alexander van der Bellen, leader verde da 11 anni, si è dimesso e al suo posto c’è Eva Glawischnig, che, sebbene sia stata in parlamento per due legislature, originalmente proviene da una ONG.
Di coalizioni "fattibili", dal punto di vista dei numeri, ce ne sono tante. Faymann vuole, almeno ufficialmente, e concordando con i "partners sociali", Confindustria e Sindacato, l’ex "grande" coalizione coi popolari. Haider tifa per una improbabilissima variante VP/BZÖ/Verdi. "Ma smettila di rompere", rispondono i verdi. Qualche furbo propone una coalizione "ragionevole" di popolari, socialdemocratici e verdi. Boh.
Molto probabilmente, Babbo Natale arriverà prima di un Cancelliere della Repubblica. l