E se i cittadini volessero partecipare?
Il nuovo Statuto del Comune di Rovereto e la questione del referendum.
"Nel procedimento relativo all’adozione di atti fondamentali per il Comune, devono essere adottate idonee forme di consultazione ed informazione". Così stabilisce una legge regionale del Trentino Alto Adige: per la precisione, l’articolo 75 del DPReg. 1 febbraio 2005 n. 3/L, comma 2.
"Nel rapporto amministratori-cittadini è necessario rafforzare gli istituti della democrazia partecipata, pensare a nuovi modelli, a nuove regole che sappiano coinvolgere la comunità nella pianificazione, approvazione e gestione delle scelte sociali importanti e, nello stesso tempo, pongano gli amministratori in un sistema di relazioni caratterizzato da disponibilità e apertura costruttiva nei confronti delle istanze che provengono dalle varie forme organizzate del tessuto sociale cittadino; in altre parole, Rovereto deve diventare una città dove ogni cittadino sia posto nella condizione di far sentire la propria opinione". Parole scritte nel documento programmatico approvato nell’estate 2005 dalla coalizione che oggi sostiene la giunta Valduga a Rovereto.
La proposta di modifica dello Statuto Comunale di Rovereto contempla "la previsione del solo referendum consultivo (categoria nella quale rientra anche il referendum propositivo) e l’esclusione del referendum circoscrizionale e del referendum abrogativo". Parole dette nell’ottobre 2007 dal sindaco Guglielmo Valduga per illustrare i contenuti della delibera approvata dalla sua giunta contenente le proposte di modifica dello Statuto Comunale della città della Quercia. La più importante delle quali è stata, per l’appunto, quella di eliminare il referendum abrogativo.
A questo punto, sorgono spontanee due domande. La prima: cosa c’entra l’articolo 75 della citata legge regionale che impone idonee forme di consultazione e di informazione nell’adozione di atti fondamentali per il comune, come appunto lo Statuto Comunale, con una delibera, quella per modificare lo Statuto Comunale di Rovereto, arrivata quasi all’improvviso, dai contenuti sconosciuti a talune delle circoscrizioni stesse (per non dire ai cittadini), e a molti apparsa come una sorta di blitz?
E la seconda domanda: cosa c’entra il proposito di rafforzare gli istituti della democrazia partecipata indicato nel programma elettorale della coalizione sostenitrice della giunta Valduga con la proposta, arrivata dalla medesima giunta Valduga, di abolire proprio uno di tali istituti, il referendum abrogativo, che è forse il più incisivo di essi?
Niente, non c’entrano niente". E’ secca la risposta di Paolo Michelotto, membro del gruppo PartecipAzione Cittadini Rovereto, nato nel 2007 con l’obiettivo di favorire la partecipazione dei cittadini roveretani alla cosa pubblica comunale.
"Noi come cittadini – prosegue Michelotto – ci sentiamo indignati dal fatto che i nostri amministratori, eletti e pagati da noi per amministrare la nostra città, vogliano cambiare lo statuto comunale, ovvero le regole fondamentali su cui si regge la nostra comunità, senza informare e coinvolgere i cittadini. La loro malafede ci sembra evidente: c’era la necessità di modificare lo Statuto Comunale per adeguarlo alle ultime leggi regionali, e i nostri amministratori ci hanno provato: approfittiamo per inserire qualche modifica di nostro gradimento - si saranno detti - e se nessuno protesta le introduciamo e i giochi sono fatti. Per fortuna della città, i quotidiani locali se ne sono accorti e il nostro gruppo ha provveduto a protestare con tutta l’energia che aveva. A nostro avviso, la giunta Valduga non ha rispettato l’articolo 75 del DPReg. 1 febbraio 2005 n. 3/L, e PartecipAzione Cittadini Rovereto intende portare prossimamente la questione di fronte al difensore civico provinciale Borgonovo Re".
Quelle di modifica dello Statuto Comunale erano soltanto proposte, per nulla definitive. Non si voleva prevaricare nessuno, né passare sopra la testa della gente. La discussione delle proposte verrà affidata ora alla commissione dei capigruppo, e le associazioni e i cittadini saranno invitati a dire la loro". L’assessore del Comune di Rovereto con delega alla Partecipazione, Mirella Stofella, da poco subentrata al dimissionario Renato Manzana, prova in questo modo a rispondere alle critiche. "Del resto – continua l’assessore – alle proposte di modifica si era arrivati comunque coinvolgendo le circoscrizioni, e quindi, a proposito del rispetto dell’articolo 75, mi sento di assicurare che tale rispetto c’è stato, e ovviamente ci sarà anche in futuro".
In ogni caso, le proteste di PartecipAzione Cittadini Rovereto non riguardano solo l’aspetto formale della questione, ma anche, forse soprattutto, il merito della stessa. "Non solo i nostri amministratori – osserva Michelotto – propongono di modificare lo Statuto Comunale di soppiatto, cercando di far sì che nulla trapeli e che tutto si sappia solo a fatti compiuti, ma vogliono pure togliere l’unico strumento che in qualche modo, seppur con mille impedimenti, limitazioni e difficoltà, permette ai cittadini di far ancora sentire la loro voce. Vogliono eliminare il referendum abrogativo (oltre che depotenziare quello propositivo), e lasciare in vigore il solo referendum consultivo, che però è senza potere, visto che non vincola, ma lascia agli amministratori la possibilità di fare anche l’esatto contrario di quanto votato dai cittadini".
"Si tratta di una proposta di modifica senz’altro criticabile".A parlare è il Presidente del Consiglio Comunale Fabrizio Rasera, che però provvede anche a prendere le distanze da una posizione, quella del gruppo di Michelotto, che Rasera tende a definire "complottista". "Non credo alla malafede dei governanti. - ci spiega - Infatti, finché resta legato al raggiungimento di un quorum, il referendum non è mai uno strumento pericoloso per loro, per cui non credo affatto, come sostengono i membri di PartecipAzione Cittadini Rovereto, che gli amministratori abbiano voluto tentare un colpo di mano grossolano oltre che inutile".
Ma più che a stimolare la discussione sulla presunta malafede degli amministratori, che rischia di risultare sterile come i discorsi sul sesso degli angeli, le parole di Rasera servono a spostare l’attenzione sull’efficacia del referendum come strumento di partecipazione democratica. "Finché il referendum sarà legato al raggiungimento di un quorum – osserva Rasera – non sarà mai uno strumento pericoloso per i governanti". Lo stesso Rasera, tuttavia, ci precisa che, a suo avviso, l’abolizione del quorum non è la soluzione adeguata.
Per il gruppo di Michelotto, al contrario, si tratta di una cruciale controproposta di modifica dello Statuto Comunale di Rovereto, per rendere davvero efficace quello che considerano la "madre di tutti gli strumenti di democrazia". "Dove il referendum funziona sul serio – osserva Michelotto – il quorum non esiste. Come in Svizzera, dove d’altra parte l’affluenza media dei votanti è superiore al 50%. E non c’è nessun paradosso: è proprio il quorum, infatti, a combattere l’affluenza e la partecipazione, perché la sua presenza stimola il boicottaggio. Chi è per il no non partecipa ai dibattiti, non fa campagna elettorale, non mette manifesti. E in genere chi fa boicottaggio è chi detiene il potere. Come esempi locali recenti, potrei citare il boicottaggio e l’invito a non andare a votare di Valduga al referendum comunale a Rovereto sulla realizzazione di un parco pubblico nell’area ex-Alpe e il boicottaggio e l’invito a non andare a votare di Dellai e del Vescovo di Trento nel referendum provinciale sulla scuola".
Sul tavolo, però, sembra esserci una questione più generale di quella che riguarda il semplice funzionamento dell’istituto referendario. E’ stato inevitabile, infatti, che la discussione sulle modalità di modifica dello Statuto Comunale e sui contenuti delle stesse, che proseguirà nelle prossime settimane, sia andata a stimolare, nella città della Quercia, un interrogativo di portata più ampia: quanto conta veramente la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica comunale per la giunta Valduga? La "vertenza Statuto" sembrerebbe dimostrare che essa conti ben poco, al di là dei buoni propositi, che appaiono molto distanti dai fatti.
"Non è così. - ci risponde l’assessore Stofella - Per la giunta, e per il mio assessorato in particolare, l’attenzione alla partecipazione c’è tutta. Esistono un ‘Tavolo Giovani’, un ‘Tavolo Immigrati’, stiamo potenziando il settore Informazione e Comunicazione per facilitare il dialogo col cittadino. E restiamo aperti a idee nuove, come ad esempio il percorso effettuato dal Comune di Trento in materia di bilancio partecipativo. Non abbiamo preclusioni in tal senso. D’altra parte – prosegue l’assessore – vedo che, in ogni caso, c’è poca voglia di partecipare da parte dei cittadini: quando abbiamo presentato il bilancio nelle circoscrizioni, c’era quasi sempre poca gente. Mi domando allora se l’esigenza di partecipazione sia realmente diffusa, o piuttosto non appartenga solo a qualche singolo".
Il referendum nello Statuto comunale di Rovereto
In base all’articolo 10 dello Statuto, “possono essere richiesti referendum consultivi o propositivi in tutte le materie di competenza comunale di interesse locale”. La proposta di modifica della Giunta Valduga vuole mantenere il solo referendum consultivo, senza prevedere il referendum abrogativo. Il referendum a Rovereto può essere richiesto da 600 cittadini elettori o da quattro consigli circoscrizionali o dalla maggioranza dei consiglieri comunali. Altra modifica proposta riguarda le materie che non possono essere oggetto di referendum: la Giunta Valduga propone, con una formulazione piuttosto ambigua, che non possano esserlo “le questioni che riguardano esclusivamente una parte della popolazione comunale”.
Immediata la replica di Michelotto: "Le sedute con cui la giunta porta nelle circoscrizioni il bilancio comunale sono aperte al pubblico, si può parlare, certo, ma a quel punto i giochi sono già fatti. Il bilancio all’inizio del giro nelle circoscrizioni è uguale a quello alla fine. Allora non c’è partecipazione, c’è una presentazione. Non prendiamoci in giro".
Per i membri di PartecipAzione Cittadini Rovereto il problema è che i cittadini non partecipano perché non sono messi nelle condizioni di farlo. "Il cittadino, per occuparsi della cosa pubblica, non percepisce uno stipendio come gli assessori e i consiglieri – prosegue Michelotto – e non può quindi accettare di impegnare il suo tempo senza che il suo impegno possa contare davvero qualcosa. Se sono chiamato a partecipare a un dibattito dove so già che quello che dirò non avrà nessuna influenza, opto per passare la serata in un modo più piacevole. Per avere partecipazione, bisogna dare al cittadino il potere vero di avere influenza sulle decisioni. La partecipazione va coltivata, ci vuole fiducia reciproca tra amministratori e cittadini. Ci vuole tempo, buona fede, costanza. E a Rovereto queste cose non ci sono più".
Proviamo a fare gli avvocati del diavolo: e se invece avesse ragione l’assessore Stofella, e l’esigenza di partecipazione fosse davvero limitata al gruppo PartecipAzione Cittadini Rovereto?
"Senza concederlo, ammettiamo pure – risponde Michelotto – che parlare di un bilancio già blindato in 7 riunioni circoscrizionali possa davvero bastare al cittadino, e che, chiedendo più democrazia, noi effettivamente pretendiamo troppo. Ebbene, questo non potrebbe comunque far dimenticare che la giunta Valduga è stata eletta sulla base di un programma che dava grande importanza alla partecipazione. E se uno mi promette patate e poi mi rifila rape, io non ho il diritto di protestare? Se l’assessore Stofella pensa che i cittadini abbiano poca voglia di partecipare, è suo incarico risvegliare i cittadini da tale torpore, ed è nostro diritto di cittadini chiederglielo".