Da beato a mascotte?
Antonio Rosmini, filosofo democristiano.
"Martire o mascotte?" Così, su questa rubrica, titolavamo una decina d’anni fa commentando la bizzarra proposta del compianto Aldo Bertoluzza di fare del povero Simonino una sorta di mascotte per l’immagine turistica di Trento. Qualcosa di simile è successo nei giorni scorsi, quando, nell’imminenza della beatificazione di Antonio Rosmini, i nostalgici della Democrazia Cristiana hanno annunciato un convegno sul filosofo roveretano.
A indurre dei giustificati sospetti, il nome dell’organizzatore (l’ex senatore UDC Ivo Tarolli), e degli illustri partecipanti: Savino Pezzotta, ex segretario della CISL, Antonio Fazio, ex governatore della Banca d’Italia, e Pieferdinando Casini, leader storico dell’UDC. Unico che c’entrasse davvero (o viceversa, il solo fuori posto) era Umberto Muratore, direttore del Centro Studi Rominiani di Stresa.
A dar fuoco alle polveri, sul Corriere del Trentino, il filosofo Franco Rella, che parla di "un’operazione politica mascherata da operazione culturale" e di "strumentalizzazione indecorosa", chiedendosi quali competenze culturali abbiano sul tema Casini, Fazio, e Tarolli: "E’ palese il disegno politico di Tarolli...: cavalcare l’enfasi della beatificazione per rifondare la nuova DC". Fazio, poi, visto quello che ha combinato in tempi recenti, non ha neppure autorità morale.
Diversa, ma ancor più severa, l’argomentazione proposta da Fabrizio Rasera (in proposito vedi anche il suo intervento a pag. 38): "Quello che mi sconcerta è che per riabilitare Rosmini ci si sia dovuti servire di un certo tipo di procedura, quella della beatificazione, cui si giunge attraverso la superstizione. E’ un clima da festa pagana".
A questo punto Livio Caffieri, presidente dell’Accademia degli Agiati che ha dato il suo patrocinio alla manifestazione, fa il mea culpa: "Sono stato disattento... Dalla presentazione dell’appuntamento non si capiva che questa sarebbe stata un’occasione per strumentalizzare Rosmini al fine di dare basi tanto autorevoli ad un movimento politico... Non è possibile usare Rosmini come simbolo di un partito politico".
Più cautamente critico Alberto Robol, ex senatore del Partito Popolare e reggente della Fondazione Opera campana dei caduti, che prima ammette il rischio di qualche "confusione" e poi alza il tiro: "Mi sento sconcertato davanti ai tentativi di strumentalizzare la figura di Rosmini".
Quanto al sindaco Guglielmo Valduga, si astiene pilatescamente : "Se Tarolli ha promosso questa iniziativa, avrà le sue ragioni"; ma poi, ammalato, al convegno non ci andrà, imitato da tutte le altre autorità cittadine.
Le controdeduzioni degli accusati ci sembrano (siamo faziosi?) risibili e certamente non entrano nel merito: "Verrò al convegno perché sono stato invitato – dice Pezzotta - e da sindacalista dirò la mia opinione... Se poi vi è sullo sfondo qualche disegno politico preciso, io questo non lo so. Ma comunque "Rosmini è sempre stato un mio punto di riferimento culturale".
Per Tarolli dalle argomentazioni di Franco Rella "traspare la paura rispetto ad un nuovo protagonismo della cultura cattolica. Rella è il rappresentante di una cultura perdente... Quella di Rella è solo dietrologia. E’ innervosito perché deve mettere in conto il fallimento della cultura marxista".
Perché poi contestare Antonio Fazio, che "è riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori economisti della cultura cattolica"? Per di più "è un cultore di San Tommaso d’Aquino", anche lui – aggiungiamo noi - notoriamente buon cattolico.
E finalmente è arrivato il giorno del convegno, con una platea affollatissima, soprattutto – notano i giornali – di esponenti dell’UDC. Naturalmente non si è trattato di un becero comizio, ma tutti, a parte il rappresentante del Centro Studi Rosminiani, col sacrosanto pretesto di collegare il pensiero del filosofo roveretano all’attualità odierna, si sono impegnati a dimostrare che le sue idee sono perfettamente in linea con l’ideologia del centro cattolico.
Antonio Fazio ha sottolineato ad esempio che Rosmini sosteneva "la necessità della proprietà privata che rappresenta l’unione tra un bene e la persona che lo detiene".
Pezzotta ha concordato sul fatto che "lo Stato deve garantire che tutti possano studiare, ma non è detto che debba essere il solo a diffondere l’istruzione".
E Casini, ancor più esplicito, ha deplorato le "stucchevoli polemiche riguardo la laicità dello Stato" e si è scagliato "contro un certo cattolicesimo democratico che si è schierato con la sinistra in base ad una malintesa consonanza solidaristica verso i più deboli".
Il futuro santo, insomma è arruolato.