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QT n. 13, 30 giugno 2007 Servizi

Comuni impigliati nella Rete

Così le amministrazioni comunali trentine si servono (per modo di dire...) del web.

Qltre metà dei Comuni trentini dispone di un proprio sito web. Ma quasi tutti lo usano male, o addirittura peggio. Radiografia di una relazione, quella tra web e amministrazioni comunali, che potrebbe dare una svolta al rapporto tra amministratori e cittadini, e invece riesce persino a complicarlo. Cominciando dal nome del sito... Gli sprechi, le inefficienze, i progetti incompleti o inadeguati, o semplicemente l’incompetenza e il pressappochismo della Pubblica Amministrazione non sono limitati al mondo fisico, ma trovano (in)felice continuità nel mondo virtuale. Ma se le strade disconnesse, i cantieri infiniti e le rotatorie fatte e rifatte sono ben visibili a tutti, non è altrettanto facile vedere e giudicare l’uso della tecnologia nella pubblica amministrazione.

Fra i tanti possibili obiettivi abbiamo scelto di sondare un po’ il rapporto fra i Comuni Trentini ed Internet: se sono presenti in rete, se offrono contenuti e servizi, se sono in grado di rispondere in maniera efficiente a delle semplici richieste.

Persi nella Rete. Cerca di qua, cerca di là... ma una pagina con gli indirizzi dei siti web dei Comuni Trentini non esiste, e pensare che tutti assieme i comuni trentini hanno un loro sito: www.comunitrentini.it Il sito è comunque ben rappresentativo della realtà dei comuni: poche informazioni, non si capisce bene dirette a chi, mal organizzate, e spesso poco aggiornate, sezioni che non funzionano, false promesse: sull’accessibilità, per esempio. Proviamo allora ad utilizzare l’elenco ufficiale del NIC (Network Information Center per l’Italia), un organismo che in Italia, fra le altre cose, sovrintende alla gestione dei domini. In parole povere assegna i nomi dei siti che finiscono per .it. I nomi geografici di particolare rilevanza, tra i quali sono compresi quelli dei Comuni, sono riservati d’ufficio e sono nella forma comune.<nome_comune>. <sigla_provincia>.it dove <nome_ comune> è il nome semplificato secondo alcune regole (niente accenti e apostrofi, trattino o niente al posto degli spazi...) e il NIC offre un elenco di questi nomi anche per il Trentino. Nemmeno qui però possiamo trovare tutti, perché qualche Comune ha ben pensato di non rispettare questa convenzione di fatto e si è registrato il suo dominio, tipo www.comunemale. it Alla fine, incrociando varie pagine dal sito della Provincia, l’elenco estratto dal Regolamento del Nic, e qualche altra fonte, tra le quali www.comuni.italiani.it siamo arrivati, non senza fatica, ad un elenco di circa 130 siti Internet su 223 comuni. Già questo è un dato che fa pensare…

Una strada in salita. La situazione dei siti dei Comuni trentini è molto variegata. Si intuisce che nei pochi casi dove il sito offre dei contenuti organizzati in maniera decente, il merito è del lodevole impegno di qualche singolo o del fatto che ci sia un progetto pilota per il particolare servizio. Ma l’impegno di qualche singolo in molti casi non è sufficiente a sopperire a mancanze tecniche, di risorse e molto probabilmente anche di "volontà politica". La gran parte degli atti dei Comuni è pubblica, e nella maggior parte tali documenti vengono elaborati tramite un computer, ma far passare questi atti dal computer dell’impiegato al sito Internet in un tempo ragionevole sembra un’impresa impossibile. Con buona pace della trasparenza amministrativa e del Codice dell’Amministrazione Digitale.

La cosa diventa ancora più complicata se oltre al mero accesso ai contenuti, si pretendono delle facilitazioni alla ricerca, come degli indici, la possibilità di ricerca per parametri (ad esempio: data, oggetto, ufficio o organo competente). Sembra proprio che la (dis)organizzazione dei siti dei Comuni sia solo il risultato di una parziale o incompleta gestione dell’informazione al loro interno.

Un altro aspetto interessante è che raramente si trovano sui siti dei Comuni i verbali del Consiglio comunale, mentre si trovano più facilmente bandi e concorsi. Il verbale del Consiglio comunale è fra i documenti più importanti prodotti da un’amministrazione, permette subito di verificare l’attività dell’amministrazione e dei singoli consiglieri (che sono eletti direttamente dai cittadini). Tenuto conto anche del fatto che di solito, per i piccoli Comuni, le sedute di un Consiglio comunale sono poche decine all’anno, non si riesce a trovare un ostacolo reale alla pubblicazione dei verbali, che non sia la scarsa volontà di essere trasparenti o la totale inefficienza degli uffici comunali. La cosa poi stride fortemente con i periodici richiami sulla mancata partecipazione alla vita politica dei cittadini da parte della politica ufficiale. A coloro che vorrebbero interessarsi viene fondamentalmente negato un comodo accesso alle informazioni fondamentali. Purtroppo, a parte generiche linee guida e dichiarazioni di principio condivisibili, non siamo riusciti a trovare dichiarazioni di intento o di progetti precise che facciano sperare in un veloce miglioramento della situazione attuale.

Il questionario snobbato. Per ogni Comune, abbiamo cercato, non senza difficoltà, l’indirizzo e-mail di un contatto politico e di uno amministrativo/tecnico. Abbiamo trovato almeno un indirizzo e-mail per Comune, in totale 319 indirizzi unici. A questi indirizzi, mercoledì 18 aprile, attorno alle 8, è stata inviata la richiesta di completare, entro venerdì 20 aprile, un piccolo questionario sul rapporto fra il Comune e Internet. La compilazione non richiedeva più di 5 minuti e nessuna delle domande richiedeva una particolare esperienza o rilevazione di dati difficilmente reperibili.

Al di là dei risultati, ci è saltato subito all’occhio l’esiguo numero di risposte: poco più di 20 per il questionario "amministrativo/tecnico", due sole quelle politiche. Eppure il messaggio è stato letto almeno da 170 persone, 56 hanno aperto la pagina del questionario amministrativo e 23 quella del politico. 59 e-mail non sono mai arrivate, causa indirizzo sbagliato o casella piena.

I due rappresentanti politici che hanno risposto, uno del Comune di Ospedaletto, l’altro di Arco, hanno entrambi dichiarato di usare la posta elettronica per le comunicazioni, una decina di e-mail al mese per il primo, un centinaio per il secondo. Vista l’esiguità del numero delle risposte tecniche, che oltretutto in diversi casi erano palesemente errate (l’indirizzo di un sito inizia per http://, non per http:\, non si può sbagliare a scrivere il proprio indirizzo e-mail!), non è particolarmente rilevante soffermarsi sul merito delle stesse.

Per la maggior parte dei Comuni che hanno risposto al nostro questionario la quantità di traffico e-mail con i cittadini supera le 100 e-mail al mese, segno evidente che i cittadini sono interessati a chiedere e ricevere informazioni tramite strumenti tecnologici. A maggior ragione, dunque, è stato importante farci un’idea di quale sia (o non sia) il grado di responsività, attenzione e competenza di alcune amministrazioni. Èd è quasi superfluo dire che non siamo molto soddisfatti.

Note (tecniche) dolenti. Anche il rispetto degli standard che stanno alla base della rete è molto variegato. In generale comunque possiamo dire che la maggior parte non presta attenzione al problema, ammesso che sia consapevole dell’esistenza dello stesso. Tenuto conto delle vistose carenze nella parte realtiva ai contenuti, abbiamo tralasciato un’approfondita analisi della parte puramente tecnica. Basti sapere che la cosiddetta legge italiana sull’Accessibilità (legge 4/2004) richiede come condizione necessaria la validazione del codice HTML, come un professore di italiano richiede la correttezza ortografica di un tema, prima di valutare i contenuti e lo stile. La valutazione dei contenuti e dello stile, nonostante varie ricerche in merito, non è ancora completamente automatizzata. La validazione dell’HTML invece sì. Lo strumento si chiama HTML validator (vedi http://validator. w3.org). Ebbene, passano la validazione solo 17 pagine. Solo 3 dichiarano di essere XHTML 1.1 (standard più recente dell’HTML), e una sola di queste valida. 21 sono XHTML 1.0, di cui validano in 12. 58 sono HTML 4.01, non validano in 40. Le rimanenti 57 non dichiarano nemmeno il tipo di documento, segno evidente che l’Accessibilità non è fra le priorità dei nostri Comuni.

Un convegno deludente. Il 18 aprile scorso, a Trento, patrocinato fra gli altri dala Provincia, sì è svolto un convegno sul rapporto tra web e pubblica amministrazione, organizzato dal CELCT (Center for Evaluation of Language and Communication Technologies - Centro per la Valutazione del Linguaggio e delle Tecnologie della Comunicazione). Gli invitati erano aziende del settore e amministratori locali.

L’incontro è stato abbastanza deludente. Nell’introduzione ho sentito nominare un’altra sigla che proprio non sapevo dove mettere: "CELECT". Poi spiegheranno che visto che il loro nome, "CELCT", è impronunciabile, per comodità ci aggiungono una "E". La cosa stona parecchio: un centro che si occupa di Linguaggio e Comunicazione non ha un nome facilmente pronunciabile e ricordabile...

Le relazioni (che hanno parlato di normative esistenti, buone pratiche, accessibilità, scrittura di testi e valutazione dell’usabilità dei siti), prese singolarmente, sono state di per sè abbastanza interessanti.

Su tutte si è distinta quella di Oreste Signore, che ha mostrato con coerenza (era l’unico ad avere la sua presentazione in formato HTML accessibile) che è possibile produrre presentazioni e siti accessibili e usabili e che questo è il vero spirito della Rete, dove la tecnica serve solo per migliorare la comunicazione. L’aspetto sociale è quello fondamentale. Il digital divide non deve esistere. Tutte le specifiche e i formati del web devono essere liberi. Il problema del convegno in questione è che, nel complesso, non c’è stato alcun collegamento con la realtà esistente. La mattinata è trascorsa a parlare di siti Internet e non si è visto o analizzato nemmeno un sito…

A fronte delle tante belle parole ascoltate, abbiamo una realtà distante anni luce da esse, in cui, per esempio, la home page del sito della Provincia Autonoma di Trento non valida nemmeno l’HTML… Ha senso fare una ricerca su dettagli come l’interazione dell’utente quando ci sono errori grossolani e palesi che potrebbero essere facilmente rimossi, o potevano essere evitati semplicemente se il sito fosse stato realizzato con normale diligenza?

Non è questa la sede per approfondire la cosa, ma basti segnalare che il link per entrare nella pagina delle delibere del sito della Provincia richiede i Javascript abilitati (contrari alle linee guida sull’accessibilità), che nella ricerca dei comunicati dell’ufficio stampa per aprire i risultati bisogna cliccare su un minuscolo pallino, quello rosa, non quello nero, e non il titolo blu (colore che tradizionalmente rappresenta i link cliccabile). O che il modello per la ricerca delle delibere è realizzato in maniera quanto meno grossolana: si può omettere la data, ma non l’assessore (almeno in alcuni browser, per esempio links); mancano completamente le etichette (label) che indicano quale campo corrisponde a quale domanda, essenziali sia per l’accessibilità che per l’usabilità; la ricerca non è raffinabile, ma bisogna farne una nuova...

Basterebbe poco iniziare a migliorare la qualità dei siti web: un po’ di progettualità, degli strumenti adeguati, delle persone competenti e interessate. Non c’è bisogno di grandi studi o progetti. Basterebbe esigere un po’ di cura e attenzione; ma sembra che questa sia una pretesa eccessiva...

Ha collaborato la redazione di www.cronachetrentine.it