Uomini e animali: che differenza c’è?
Osservazioni e suggestioni intorno a una bella mostra (“La scimmia nuda”) al Museo Trentino di Storia Naturale (fino al 6 gennaio 2008).
E'probabile che per molti le scimmie Bonobo rappresentino la comunità perfette. Queste scimmie fanno sesso dalla mattina alla sera e sono le meno aggressive del mondo: non lottano per la femmina, non feriscono la prole, non sono possessive. Hanno anche abitudini molto umane, quali usare il sesso per procurarsi piacere - quindi senza intenti riproduttivi - e non disdegnano neppure la masturbazione. Credo che molti esseri umani, soprattutto maschi in età puberale, considerino la condizione dei Bonobo quanto di più vicino all’Eden si possa immaginare. A ben vedere gli stessi mass-media stanno cercando di convincerci della cosa, a giudicare dal successo di farmaci come il Viagra tra le generazioni più anziane. Dopo i Dico, saranno i Bonobo la nuova frontiera della politica di progresso?
Magari scherzassi! Francisco Garrido, parlamentare spagnolo del partito dei Verdi, ha presentato nel 2006 una proposta di legge che, anche se non in modo letterale, estende ad alcune specie di gorilla gli stessi diritti degli uomini.
Ovvio che la Chiesa possa interpretare la storia della scienza come la storia della Grande Umiliazione! Ma come! Non eravamo fatti a somiglianza di Dio? Prima Galileo dice che la Terra non è più il centro dell’universo. Poi Darwin spiega che l’uomo è solo una scimmia un po’ più intelligente. Adesso salta fuori che le scimmie hanno costumi sociali superiori ai nostri!
In area protestante Darwin ha toccato un nervo scoperto. Ogni tanto qualche discendente di coloni del Mid-West cerca di cancellare Darwin dai programmi scolastici. A pensarci bene è incredibile: chi avrebbe detto, trent’anni fa, che nel 2007 il positivista Darwin sarebbe rimasto più controverso del rivoluzionario Marx? Bisogna riconoscere che, al confronto di quei protestanti, i nostri cattolici sono più miti, anche se la nostra (ex, per fortuna) ministra Moratti, a cancellare Darwin ci ha provato pure lei.
La storia della presenza dell’uomo sulla terra è materiale incandescente, sul quale ci possiamo accapigliare per generazioni. Come succede a tutti i fatti storici, le generazioni future guarderanno solo quello che riterranno interessante. Sempre che tra qualche generazione esistano ancora gli esseri umani. E’ una domanda d’obbligo alla fine della mostra, quando viene documentata la violenta accelerazione della distruzione di risorse del pianeta. Da un lato si parla di vero e proprio "ecocidio", indicando la progressiva scomparsa di specie animali, dall’altro si solleva qualche dubbio sugli equilibri tra i nuovi ecosistemi generati dalle tecniche di manipolazione genetica. Davvero possiamo pensare di cancellare il patrimonio genetico ereditario dei viventi? Abbiamo già ucciso buona parte degli animali, adesso ci accingiamo a sostituire buona parte dei vegetali con organismi OGM. Non sembra una strategia di sopravvivenza molto prudente!
Guardare alle grandi civiltà del passato non aiuta ad affrontare l’attuale crisi ambientale. Confesso che è molto inquietante leggere nella mostra le idee di George Washington - grande padre delle nostre democrazie - riguardo il destino dei nativi americani: "Sterminarli tutti, inclusi donne e bambini, in modo che non abbiano modo di riprodursi". E quelle di un ufficiale inglese, sul destino degli indigeni d’Australia: "Ucciderli tutti in modo rapido, così che non soffrano inutilmente".
A questo punto della mostra possiamo tranquillamente rivalutare le scimmie Bonobo. Avranno una vita sessuale semplicistica, mancherà in loro la passione, la gelosia e tutte quelle costruzioni umane associate alla parola "amore", però almeno non fanno del male a nessuno. Anzi, a pensarci bene: siamo sicuri che ci governerebbero peggio di noi?
La mostra "La scimmia nuda" ci accompagna nel dibattito scientifico e culturale degli ultimi due secoli. Ricostruisce il clima tassonomico dell’Ottocento, che produsse le osservazioni di Darwin, ma anche le prime ipotesi di separare quella bianca dale altre cosiddette razze.
E’ sempre opportuno osservare che la differenze somatiche tra noi e, poniamo, i cinesi, non sono spiegabili con fattori genetici. Se ad una cosa è servita la genetica, è questa: a buttare fuori dal dibattito politico il concetto di razza. Però è anche vero che il nostro patrimonio genetico è al 98 per cento uguale a quello degli scimpanzè. Pensate quello che volete (per esempio il medico Veronesi è vegetariano per questo), ma a me sembra che quel 2 per cento faccia una bella differenza in termini pratici.
Il grande salto in avanti avviene cinquantamila anni fa, quando il processo dialettico di evoluzione biologica (testimoniato dalle forme più evolute del cranio) e di evoluzione culturale (rappresentato dagli strumenti della vita quotidiana) subisce una forte accelerazione. Non solo appaiono utensili più elaborati e specifici, ma l’uomo inizia a rappresentare se stesso e la natura circostante attraverso i disegni. E’ in questo periodo probabilmente che si sviluppa il linguaggio e con esso la possibilità di tramandare il progresso.
Già, l’arte! Quale segno più tangibile dell’evoluzione culturale dell’uomo? Dai disegni delle grotte di Lascaux alla Venere di Botticelli! Ma quando ormai ero convinto della superiorità dell’uomo sull’animale, la mostra mi fa confrontare gli scarabocchi colorati degli scimpanzè con quelli di celebrati - e costosissimi! - pittori contemporanei come Pollock e Rotchko. Inutile: i disegni umani sono un po’ più belli, ma mica poi di tanto! Anche la storia dell’arte è la storia di una grande umiliazione.
La mostra è una delle più efficaci tra quelle proposte dal Museo negli ultimi anni. Ha la giusta misura di didattica e divulgazione, senza diventare inutilmente verbosa o pedante. Inoltre ci costringe a prendere seriamente in considerazione concetti come sostenibilità ed equilibrio ambientale. Purtroppo questi concetti sono assolutamente nuovi nella nostra cultura e per ora siamo abbastanza impreparati ad affrontarli. Forse siamo privilegiati tra gli animali, ma niente, nella storia passata, ci assicura che la nostra specie sia eterna.