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QT n. 17, 14 ottobre 2006 Monitor

“Le nozze di Figaro”, uno spasso annunciato

Ultima delle rivisitazioni di Mario Martone della trilogia mozartiana, il "Figaro" al Sociale di Trento diverte e ancora convince. Anche se realizzato con impegno minore di quello profuso nelle altre due opere.

E tre! Siamo dunque arrivati al termine della trilogia mozartiana curata da Mario Martone: dopo "Così fan tutte" e "Don Giovanni", il pubblico trentino ha potuto ancora una volta godere dei frutti della rodata coppia Mozart-Da Ponte. E’ accaduto sabato 30 settembre e lunedì 2 ottobre, ma già dall’anteprima (giovedì 28) per le scuole e la stampa si era capito che lo spettacolo sarebbe stato piacevole, malgrado l’annunciato minor impegno dell’intero cast. Ebbene, le aspettative sono state confermate. Il pubblico ha gremito il Teatro Sociale in entrambe le serate, dispensando applausi a scena aperta a cantanti, direttore, regista e orchestrali.

La storia è nota: il Conte d’Almaviva (Natale De Carolis) intende portarsi a letto la bella Susanna (Cinzia Forte), ma né lei né il suo promesso sposo Figaro (Andrea Concetti) sono propensi a dar soddisfazione al loro libidinoso padrone. D’altronde, la Contessa (Monica Colonna) intende ostacolare a sua volta il piano del marito fedifrago, mentre a ingarbugliare la vicenda ci si mette anche Cherubino (Marina Comparato), giovincello galante e innamorato di tutte le donne del palcoscenico, nessuna esclusa. I quattro atti si susseguono a suon di burle, complotti, smentite e colpi di scena, mentre alle trame dei protagonisti si associano e si intersecano mediatori, ambasciatori amorosi, azzeccagarbugli, anziani signori e pruriginose dame, per colpa dei quali e grazie ai quali l’intreccio si scioglierà nell’immancabile lieto fine, con le nozze di Figaro e Susanna, e degli antichi amanti Bartolo (Mattia Nicolini) e Marcellina (Cristina Baggio), ritrovati genitori nientemeno che di Figaro.

La scena di Sergio Tramonti, è bella, sebbene un po’ statica – sarà a causa della struttura narrativa dell’opera - anche se si anima grazie alle ormai consuete passerelle che permettono ai personaggi di scendere in platea, trasformandola in palcoscenico, con divertimento del pubblico. Le due scalinate contrapposte e il terrazzo sullo sfondo, dove di tanto in tanto hanno luogo muti e deliziosi teatrini di personaggi, con quattro porte necessarie al gioco di entrate, uscite e nascondini vari, sono pertanto l’ambiente scenico destinato a far risuonare gli interventi canori dei cantanti che, salvo qualche imprecisione forse dovuta a non perfette condizioni fisiche, hanno ben onorato il loro impegno con il pubblico, e con gli autori dell’opera. Il maestro Andretta ha diretto con divertito piglio l’orchestra Haydn, la quale, se pure in buca ha patito un poco lo spazio ridotto per ragioni teatrali, ha comunque dato il suo abituale pregevole apporto alla rappresentazione. Precisa e adeguata, come sempre, è stata l’illuminazione ideata da Pasquale Mari, piacevoli e appropriati i costumi di Ursula Patzak, entrambi habitués delle scene trentine. Il Coro del Teatro Sociale di Trento, non troppo impegnato dalla partitura, ha comunque dato il suo apprezzabile contributo sia dal punto di vista musicale che coreografico, essendosi prestati alcuni coristi anche alle vivaci danze inventate da Anna Redi. Raffaele Di Florio, aiuto-regista di Martone, ha curato diligentemente questa ripresa dello spettacolo, al suo esordio andato in scena al teatro San Carlo di Napoli (Bolzano e Rovigo sono le prossime mete della breve tournée), garantendone la riuscita anche sul nostro palcoscenico.

Dei cantanti, a parte le imperfezioni di cui s’è detto, va sicuramente sottolineata, oltre all’applaudita bravura tecnica, anche la squisita impostazione recitativa, che in un’opera farsesca qual è "Le nozze di Figaro", costituisce un elemento strategico per dinamizzare e diversificare l’azione scenica, nell’iterazione un tanto forzata di complotti e burle. Citarli e lodarli uno per uno significherebbe riproporre un inutile elenco, già anticipato sopra, e tuttavia doverosamente da completarsi con i nomi di Bruno Lazzaretti (Basilio), Federico Lepre (Don Curzio), Natalia Roman (Barbarina), Nicolò Ceriani (Antonio), e le due Contadine, soliste del coro, Anna Pellizzari e Federica Majer.

Un cenno particolare meritano gli inossidabili Eddi De Nadai, che ha accarezzato con giocosa sapienza il fortepiano, e Damiano Pastoressa, esperto direttore dell’allestimento scenico.

Adesso, non ci resta che attendere "La Bohème", fino al lontano – ahinoi - fine gennaio 2007.

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