Post-elezioni, cronaca di un disastro annunciato
Elezioni a Innsbruck: per la sindaca Hilde Zach allearsi con la destra o con la sinistra è lo stesso: purché in mezzo ci sia lei.
Il 23 aprile, il 58 per cento soltanto dei cittadini hanno votato per il nuovo Consiglio. Con un risultato un po’ sorprendente. Ancora una volta, sondaggi e previsioni risultavano sbagliati, le aspettative frustrate.
La lista civica "Für Innsbruck" della sindaca uscente Hilde Zach, erede del Capitano van Staa, che dopo la defenestrazione del vecchio establishment popolare proprio con questa lista era tornato in grande a diventare capo popolare provinciale, è arrivata prima con il 26,8 per cento e 11 seggi, perdendo in tal modo 10 punti percentuali, un terzo quasi dei consensi ottenuti nel 2000, e 5 seggi. Secondi, i socialdemocratici con il 19.7 per cento e 8 seggi. Una vittoria non tanto grande, considerando che nel 2000 c’erano due liste socialdemocratiche con 5 più 2 seggi. I verdi, con il 18.5 per cento, 8 seggi (12,8 e 5 nel 2000) ora sono davvero i campioni fra i verdi nelle città dell’Austria, ma il sorpasso sperato – o, da altri, temuto – non c’è stato. I popolari social-cristiani tradizionali sono arrivati ad un deludente quarto posto, con il 14,6 per cento e 6 seggi, un magro seggio in più. E ancora, i Freiheitlichen, con il 5 per cento, hanno perso uno dei loro tre seggi, mentre la "Lista Libera" di Rudi Federspiel (una volta capo cittadino dei Freiheitlichen, poi uscito dal partito a causa di una rissa con Jörg Haider - vedi L’irresistibile discesa di Jörg - poi capo della "Libera", e infine consigliere provinciale "indipendente" nella lista popolare del Capitano van Staa, ma sempre uomo della destra qualunquista) è arrivato ad un inaspettato 9,4 per cento, con 4 seggi, partendo dei 2 del 2000. Infine, i pensionati, alleati alla sindaca, hanno difeso il loro seggio, mentre tutte le altre liste, intorno all’1 per cento ciascuna, non hanno ottenuto seggi.
Esiste, dunque, una – poco ipotetica, come si vedrà - maggioranza di destra, detta "bürgerlich" - vedi "Cittadini o borghesi", su Questotrentino dell’11 marzo scorso; esiste al prezzo di includervi la destra estrema.
Esiste anche la possibile maggioranza di un centro-sinistra che includa la sindaca, i popolari social-cristiani, i verdi e i socialdemocratici. Esisterebbe perfino un altro centro-sinistra, cioè una ristretta maggioranza di 22 su 40 seggi, detta "dei vincitori", cioè di popolari social-cristiani, verdi e socialdemocratici, che ridurrebbe la sindaca a leader dell’opposizione, purché i popolari osino tanto, il che vorrebbe dire anche resistere al diktat del padre padrone van Staa. Insomma, qui si fa della fantapolitica, magari bella, ma quasi impossibile. Sarebbe anche l’inizio della fine del Partito-Stato conservatore tirolese.
Questo Partito-Stato, la Zach ha voluto difenderlo a tutti i costi. La sua lista – con meno del 27 per cento, si ricordi bene, ed avendo perso un terzo della sua forza elettorale – doveva restare il Partito-Città, e la Zach – l’unica leader sconfitta alle urne – doveva restare sindaca indiscussa. Solo in questa ottica si capisce il tortuoso svolgimento delle trattative per formare una maggioranza. Altrimenti si dovrebbe parlare di "management by chaos", di assoluta mancanza di professionalità e serietà. E si può dire tutto sulla sindaca, meno che non sia una vera professionista del potere.
A questo punto occorre aggiungere un’osservazione di tipo costituzionale. Nei comuni austriaci, vige il proporzionalismo puro. Le giunte si formano in base alla rappresentanza proporzionale. E’ possibile, però, cambiare il numero dei seggi in giunta per includere o escludere un certo partito. Con una giunta di 7 membri, come negli ultimi sei anni, la sindaca ne avrebbe 3, i socialdemocratici 2, popolari e verdi uno ciascuno. Con una giunta a 6, i socialdemocratici finirebbero con un solo seggio, mentre un ipotetico ottavo seggio andrebbe non si sa bene a chi, per colpa di un comma poco chiaro dell’ordinamento elettorale: forse alla "Libera" oppure ai verdi, dovrebbe decidere, probabilmente, la Corte Costituzionale.
Dopo la formazione di una maggioranza, spetta al sindaco, eletto dal Consiglio, dare la delega per dirigere un dipartimento dell’amministrazione ai membri della maggioranza, mentre altri restano "assessori al cavolo", cioè rappresentanti dell’opposizione in seno alla giunta.
Ovviamente, la sindaca voleva ridurre la giunta a 6 membri, ottenendo cioè la metà dei posti con il 26.8 per cento dei voti. Ovviamente, tutti gli altri volevano restare a 7 per sottolineare il fatto che la sindaca ha la maggioranza relativa e basta. Dopo sei giorni, prima i popolari e poi i verdi avevano accettato, in nome della governabilità, la giunta a sei, con assessorati per tutti. Ai verdi sarebbe andato l’assessorato per l’ambiente, per il traffico e le infrastrutture: un bel dicastero, non c’è che dire. I verdi si erano decisi a collaborare con sindaca e popolari proprio per evitare la temuta maggioranza della destra. Con un "programma di lavoro" della futura giunta di centro-sinistra e alcune regole per salvaguardare la collegialità dell’esecutivo e il margine di manovra per il solo assessore verde – da negoziare lunedì, 1° maggio - sarebbero entrati nella maggioranza.
Poi, sabato 29 aprile sera, ecco il colpo di scena. Mentre non si sapeva ancora bene se i socialdemocratici sarebbero entrati o meno nella maggioranza (ma si sapeva già che i verdi ci sarebbero stati, purché le trattative si fossero concluse in modo soddisfacente), e mentre la sindaca straparlava di un fantomatico clima di fiducia, i verdi furono informati – da altri nella nascitura coalizione – che la Zach, parallelamente, negoziava anche con la destra estrema per assicurarsi i loro voti onde eleggere sindaca e due vicesindaci con una maggioranza "bürgerlich", cioè destra-destra. E cosa fa un’assessore verde al traffico, parte di una maggioranza ufficialmente di centro-sinistra, quando esiste, allo stesso tempo, una maggioranza di destra che potrebbe sabotare tutte le sue iniziative? Va a farsi benedire, ovviamente.
A questo punto, prima i verdi e poi i socialdemocratici si sono chiamati fuori. Se la sindaca vuole un governo conservatore, si accomodi, e lo faccia da sola.
Mentre sto scrivendo, non è ancora certo che i socialdemocratici, governativi per vocazione, staranno all’opposizione definitivamente. E’ pur sempre possibile che, dopo essere usciti sbattendo la porta, rientreranno dalla finestra. Se però verdi e socialdemocratici sceglieranno l’opposizione, perfino i popolari dovranno ripensare il loro ruolo. Si erano alleati alla sindaca per formare un centro-sinistra. Finiranno per appoggiare un governo con la destra estrema? O si chiameranno fuori anche loro? Poi, si ripartirebbe da zero.
Mentre scriviamo, buio totale. Lunedì 8 maggio, ci sarà la seduta costituente del nuovo Consiglio. Vedremo quale maggioranza, alla fine, si potrà fare.