Marx oggi
Si è tenuto in questi giorni a Torino alla Fondazione Einaudi un convegno su "Marxismo oggi", cui hanno partecipato numerosi studiosi di economia, di filosofia e di politica. Fra i relatori, Paolo Sylos Labini, Biagio de Giovanni e Ugo Pagano.
Che senso ha? Marx è stato dato per morto molte volte, prima dai liberali, poi dai fascisti e infine dai neocon americani. Tuttavia non si riesce a seppellire definitivamente il suo cadavere. Il presunto morto rispunta come un fantasma a inquietare i suoi volonterosi becchini. Come mai?
Per molte ragioni: a volte si tratta di revisionismo, strumentale a una politica; altre volte si confonde Marx con le attuazioni politiche del socialismo reale (URSS); altre infine si confonde Marx con i vari marxismi che sono venuti dopo di lui. Il grande pensatore di Treviri era solito dire "Solo io non sono marxista".
Che cosa resta di lui, oggi, a 122 anni dalla morte, che può ancora indicare una via feconda per il futuro? Pur nei limiti di un intervento su un giornale cercherò di dire che cosa resta vivo, secondo il mio convincimento, del suo pensiero e della sua attività politica:.
l) Il principio ispiratore del suo pensiero: "I filosofi hanno sinora interpretato il mondo, si tratta ora di cambiarlo".
2) Il rovesciamento della dialettica di Hegel: bisogna guardare la storia anche dal punto di vista degli oppressi.
3) Aver trasformato grandi masse di lavoratori in soggetti politici.
4) Aver contribuito in maniera determinante alla formazione delle socialdemocrazie europee e alla creazione del Wellfare.
5) L’analisi della tendenza alla concentrazione del potere economico e al suo intreccio con il potere politico. Questa tendenza costituisce una caratteristica della storia contemporanea e va rafforzandosi a cominciare dagli Stati Uniti, mettendo in pericolo la democrazia. Scrive Kevin Philipps nel suo recentissimo libro sul sistema americano: "A mano a mano che avanziamo nel XXI secolo, lo squilibrio tra ricchezza e democrazia appare sempre più insostenibile"
6) L’analisi insuperata del meccanismo di produzione capitalistico che vede la contraddizione fra produttori e mano d’opera; la creazione di un surplus crescente e il cronico sottoconsumo delle masse che sfocia nello spreco programmato di risorse e negli impieghi distruttivi necessari agli apparati militari.
7) L’aver previsto già nel "Manifesto", con 150 anni di anticipo, l’irresistibile impulso del capitalismo alla mondializzazione: "Il bisogno di sbocchi sempre più estesi per i suoi prodotti spinge la borghesia per tutto il globo terrestre... sfruttando il mercato mondiale la borghesia ha reso cosmopolita la produzione e il consumo di tutti i paesi".
Non dimentichiamo infine lo spirito profetico di Marx, che lo mette "nella schiera dei San Paolo, dei Maometto, dei Lutero e dei Calvino", come scrive giustamente Massimo Salvatori (Repubblica 4 marzo 2005, pag. 49). Quello spirito profetico che il cardinale Tettamanzi ha ricordato nella sua lettera in occasione della festa di S. Ambrogio: "Pensiamo alla solidarietà - ha scritto il Cardinale - come alla messa in comune del bene e dei beni, materiali e immateriali... a un’utopia da trasformare in progetto politico e in realizzazione concreta".
Il marxismo si intreccia con l’autentico spirito evangelico ed è anche per questo che un filosofo come Popper, che pure non condivideva l’analisi marxiana, ha potuto considerare Marx tra " i liberatori del genere umano".