L’isola
Gli eventi - per lo più sconfortanti - dell’estate sudtirolese. Dalla (ironica?) solidarietà alla delinquenza, alla mancata svendita dell'azienda elettrica, alla crisi del welfare.
Mentre nel mondo infuria la bufera della guerra e delle minacce terroristiche, sia vere che inventate perché la guerra appaia giustificata, il Sudtirolo estivo si caratterizza per la sua paciosità. Le e gli abitanti di Bolzano vanno al Lido e in vacanza, gli altri sono affaccendati intorno ai turisti, che nelle nostre valli non mancano. Così la vita pubblica è fatta di feste e serate all’aperto, se il tempo lo permette, e le notizie vengono pompate all’inverosimile sul giornale italiano, per poter riempire lo spazio che improvvisamente si fa enorme. Dolomiten e Tageszeitung hanno ovviamente di più da dire, perché hanno un bacino d’utenza più ampio e articolato per valli e villaggi. La mancanza di gravi problemi e la mancanza di chi se ne faccia carico, indebolita l’opposizione politica e addomesticato il sindacato, spegne il dibattito.
Così nell’estate delle Olimpiadi greche, in Sudtirolo i grandi titoli sono stati dedicati, oltre che agli atleti, anzitutto a un truffatore che è fuggito con il malloppo e che ha dato origine a un fenomeno sconcertante: decine e decine di messaggi e commenti, intesi a consigliare il delinquente e ad aiutarlo a riuscire nella sua impresa. Inquietante dello stato della moralità pubblica. Dicono molti: perché proprio lui deve essere additato come delinquente? Quando tanti pezzi grossi, politici di tutti i colori, imprenditori, personaggi dello spettacolo, hanno dimostrato di saper rubare tanto di più e di non pagare il fio del loro agire, anzi è sotto gli occhi di tutti che non vengono neppure sanzionati moralmente da parte della collettività?
Il tanto criticare la magistratura e le forze dell’ordine piano piano introduce negli animi il veleno della mancanza di rispetto per le regole e per le istituzioni e produce i suoi frutti cattivi. Un amico un po’ cinico dice che non si deve fare i bacchettoni, ma credo si tratti invece di distinguere fra il fare dell’ironia (che può andar bene) e il praticare e sostenere il valore dell’onestà e del rispetto delle leggi, che non mi pare si possa ridurre a un’originale frivolezza.
Naturalmente l’estate favorisce anche i colpi di manodegli amministratori pubblici, che non aspettano il vuoto estivo per colpire. Il capoluogo è maestro in queste cose, anche se non sempre con successo.
L’estate copre l’abuso degli enormi palazzoni in via Alto Adige, la cui cubatura è stata aumentata sulla base delle norme che rendono possibile la deroga per motivi di interesse pubblico, mentre gli enti pubblici, Comune e Provincia, ora vogliono rivendere o dare in locazione a privati ciò che è stato possibile costruire solo perché serviva loro. Fra il resto, quella che doveva essere la futura sede dell’IPES, l’istituto per l’edilizia sociale, diventerà un centro commerciale.
Contrariamente a quanto avviene in tutto il mondo, da noi i centri commerciali, in genere osteggiati dalla potente lobby dei commercianti per il timore che i prezzi si abbassino, viene ora costruito in centro, andando ad affiancarsi a tutto il resto: università, teatri, musei. E probabilmente i gestori saranno gli stessi commercianti dei Portici, come già avviene al Mercatino di Natale. I risultati sono traffico e inquinamento acustico e atmosferico crescenti. La soluzione individuata dal comune? Raddoppiare la strada d’accesso alla città in modo che sempre più persone possano arrivarci in automobile.
A questa esibizione di muscoli edilizi a favore delle burocrazie e in primo luogo del bene dei costruttori, ma anche degli speculatori, fa da contrasto amarissimo la mancanza di alloggi accessibili per la classe medio-bassa e per la parte più debole della popolazione.
Un fatto di cronaca di fine agosto ne dà una conferma clamorosa. I carabinieri hanno fatto irruzione in uno stabile di via Stazione, cercando immigrati clandestini. Ha trovato invece immigrati regolari, con permesso di soggiorno e lavoro, ma ha constatato che erano in 400 anziché in 200 come risultava dalle bollette e dai contratti. Ognuno di loro paga almeno 200 euro a posto letto in stanze dove stanno anche in 12, in qualche caso in 17. Anche questo è centro.
Dunque la colata di cemento che sta investendo la città e le sue colline (anche il Virgolo ha ceduto le armi, nonostante le promesse sbandierate ai quattro venti), oltre a imbruttire la città e a contribuire alla sua invivibilità, non solo non risolve il problema della mancanza di alloggi, ma si fa beffe di chi ha bisogno.
E concludiamo con il vero avvenimento dell’estate politica, la clamorosa mancata svendita di AE. Come i lettori e le lettrici di questa rubrica forse ricordano, i comuni di Bolzano e Merano avevano deciso, nonostante le perplessità e l’assenza di motivazioni chiare, di vendere le azioni dell’azienda elettrica, che da 125 anni era di proprietà pubblica. All’asta però, furbamente collocata d’estate per evitare sguardi troppo attenti, non si è presentato nessuno. Grande imbarazzo delle giunte. Che ora dovranno andare a Canossa, vendendo alla Provincia, che si è dotata di una appropriata società e cui, per ragioni incomprensibili, i comuni non volevano assolutamente vendere.
Perché? L’interesse delle cittadine e dei cittadini è che le risorse principali rimangano in mano pubblica e non vengano sacrificate per far cassa, soprattutto sulla base delle esperienze ormai diffuse in tutto il mondo, che dimostrano che le risorse essenziali in mano privata sono una catastrofe. E poi: far cassa per che cosa? Per avere più soldi da spendere in arredo urbano, ha detto – speriamo per scherzo - un’amministratrice meranese. Perché non regge economicamente, avevano azzardato alcuni amministratori bolzanini, smentiti peraltro dal direttore stesso di AE, un ex-politico anche lui, che invece ne sosteneva - con buona ragione – l’ottima situazione.
Ci mancherebbe altro! Con la crisi energetica il futuro è nelle energie rinnovabili e quella idroelettrica certamente non corre rischi di non essere redditizia. Ma tant’è. Il prossimo anno ci sono le elezioni comunali e le giunte uscenti vogliono tanti soldi da spendere, a mano libera, per intontire la cittadinanza con installazioni luccicanti, mentre il cemento avanza e i servizi sociali e sanitari vengono tagliati. A Bolzano nessuno è stato capace di dire come si sarebbero voluti spendere i soldi. Merano ha fatto peggio, mettendo i proventi presunti della vendita nel bilancio di previsione! E ora? La Provincia, si sa, vuole che ad acquistare sia la SEL, ma è anche possibile che un qualche privato locale ben protetto sia pronto a farsi sotto. E saremo daccapo.
Che l’estate porti consiglio? C’è da dubitarne. Alcuni consiglieri di Bolzano (di maggioranza ma consapevoli della loro responsabilità), Spada, von Hartungen e Zanella, avevano presentato un’accurata documentazione per dimostrare l’errore della vendita. Erano stati ignorati o adirittura sbeffeggiati. Che qualcuno vada a rivedersi le carte e capisca che sarebbe meglio lasciar perdere i soldi facili e conservare il patrimonio alla collettività in un settore cruciale?
L ’estate ha partorito anche passi avanti della riforma della sanità e uno strano dibattito sul ruolo dei docenti. L’assessore deve e vuole intervenire per tenere la spesa sanitaria sotto controllo. Ma poiché non si vuole affrontare il nodo dell’esistenza di ben quattro ASL con tutta la costosissima burocrazia connessa sul piccolissimo territorio provinciale, si taglieranno reparti, si accentuerà la pratica di buttar fuori dall’ospedale pazienti appena operati, anche se soli in casa, si manterranno i ticket su ricovero e pronto soccorso, e continueranno i risparmi su settori già di per sé in grave ritardo come la malattia psichica.
Il dibattito sul ruolo dei docenti ha invece preso spunto da una proposta dell’assessore alla scuola, il quale ritiene che le/gli insegnanti non dovrebbero essere di ruolo ma assunti con contratti annuali. Si tratta, mi dispiace per coloro che vi prendono parte, di una discussione senza esito, in quanto lo status giuridico degli insegnanti è materia dello Stato. Tuttavia è interessante, perché svela una situazione in cui chi decide "o non sa o ci fa". Molti, quasi tutti, a destra e a sinistra, hanno preso bene questa proposta, oppure hanno detto, con un’espressione dialettale in voga, che "ci possono vivere". Ma ci sono due "ma".
Uno. La certezza del ruolo ha garantito per decenni, in Sudtirolo, dove si respirava un’aria di ricatto etnico pesante, una notevole libertà alla scuola e agli insegnanti, come persone cui è affidato un compito di educatori e di leader intellettuali. L’unica che l’ha ricordato è stata Eva Klotz (di mestiere insegnante).
Due. Nei paesi governati dalla destra o le cui scelte economiche sono dettate dalla longa manus del Fondo Monetario Internazionale, accanto alla manovra esplicita dei tagli di bilancio nel settore della scuola, è in atto una campagna di diffamazione verso le/gli insegnanti, cui si fa carico della condizione disastrosa della scuola pubblica. Gli USA ne sono l’esempio più clamoroso. Si tagliano i fondi per l’edilizia scolastica, per i corsi, per le attività integrative, per il sostegno sociale degli studenti in difficoltà e poi si dà la colpa agli insegnanti. Ma sia chiaro: gettare le/gli insegnanti nel precariato è frutto solo della cieca tentazione di favorire quelli meno critici, i più sottomessi, cioè i meno bravi, perché a scuola le/i giovani ci dovrebbero andare per imparare a pensare con la propria testa. Chi vive a testa china non è in grado di insegnarlo