Un memorabile Van De Sfroos
Anche al Palazzo dei Congressi di Andalo il cantautore di Como riesce a fare il tutto esaurito e convincere i fan.
Può un’artista che canta in stretto dialetto lariano riempire il Palazzo dei Congressi di Andalo? Niente di più facile se risponde al nome di Davide Van De Sfroos e quella del 28 agosto era l’unica data regionale, organizzata da Martino Perli a più di un anno di distanza dal concerto di Tione dell’aprile 2003.
"La data di Andalo è un po’ speciale – racconta Van De Sfroos – perché ho voluto rispondere all’invito di un mio ex compagno di militare di queste parti. Lui ha un albergo ad Andalo e circa un anno fa mi aveva proposto di suonare qui per l’inizio della stagione invernale: la cosa ha subìto dei ritardi, ma adesso che siamo ormai alla fine della stagione estiva ho deciso di onorare la promessa".
Dopo aver riempito in ogni ordine di posti il teatro di Tione, Van De Sfroos ha ripetuto il sold out anche al Palazzo dei Congressi di Andalo: il suo pubblico è estremamente eterogeneo, dai giovani agli adulti, alle famiglie coi bambini, tanti bambini. Del resto pezzi come "La curiera" sono da anni degli autentici tormentoni per tutti i bambini che abitano le rive del lago di Como: impressiona vedere come le prime file sappiano a memoria le parole delle canzoni e sicuramente la maggior parte di loro non è venuta da Como e dintorni. La realtà è che Davide Van De Sfroos è un cantautore coi fiocchi e la Targa Tenco a "E semm partii" per il miglior album in dialetto del 2001 sta lì a dimostrarlo.
Ad Andalo si presenta con la sua rodata band capitanata dal virtuoso violinista Angapiemage Galiano Persico e fin dalle prime battute del concerto lascia intendere la dimensione di festa popolare che prenderà la serata. Si comincia con l’antimilitarista "Sciuur Capitan", significativamente proposta all’indomani dell’uccisione del giornalista Baldoni in Iraq, e che potrebbe essere definita la sua "Guerra di Piero": "Sciuur Capitan" l’ho scritta prima della guerra in Iraq e prima della guerra in Bosnia, è una canzone vecchissima. La guerra non è nata oggi, non è nata adesso, c’è da sempre: la guerra non ha mai avuto dei vincitori reali, ha avuto qualcuno che si è preso qualcosa e qualcuno che ha perso di più. Quando mi chiedono cosa ne pensi, io rispondo che sono uno che ha preso una fucilata dal punto di vista emotivo, quindi quando uno prende una fucilata non pensa: si spaventa, si abbassa e sanguina. Io, come tanti, sto sanguinando, anche se non sono in prima linea a Baghdad".
Le parole di Van De Sfroos, al secolo Davide Bernasconi, danno lo spessore dell’uomo oltre che dell’artista e dopo il significativo incipit la festa può avere inizio con una serie di deliziosi quadretti di provincia come "Sugamara", "Grand Hotel" e "Il figlio di Guglielmo Tell", che racconta dell’impresa del famoso arciere svizzero dal punto di vista del figlio con la mela in testa. "Ave Maria" è un pezzo inedito che andrà a fare parte del nuovo album in uscita la prossima primavera, mentre "Kapitan Kurlash" e "Poor Italia" sono due classici che introducono la splendida "L’omm de la tempesta".
A metà concerto Van De Sfroos, sempre più padrone della scena, caccia via l’intera band per una versione acustica di "Ninna nanna del contrabbandiere", con il pubblico che pensa al coro. Un’autentica ovazione accoglie "Pulenta e galena fregia", uno dei suoi primi cavalli di battaglia, e la trascinante "Hoka Hey" che, descrivendo un massacro perpetrato a danno degli indiani, potrebbe essere accostata per tematica e intensità a "Fiume Sand Creek", della premiata ditta Bubola-De Andrè .
Il finale del live-set regala ancora due brani nuovi di zecca come "Sulla via del Pamir" e "San Giuan", inframezzati dalla travolgente "Cyberfolk", dove la band, e in particolare il basso di Alessandro Parilli e la batteria di Diego Scaffidi, dà il meglio di sé.
Il rientro in scena per i bis fa scattare tutti in piedi per due autentici riempipista come "La curiera" e "La balera", che chiudono degnamente un concerto che merita davvero di essere ricordato.