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Dalla parte dei bambini

L’attività di “Telefono Arcobaleno”, l’associazione che si batte contro la pedo-pornografia on line. Da L’altrapagina, mensile di Città di Castello.

Achille Rossi

Telefono Arcobaleno, l’associazione che si occupa di tutelare i bambini dalla pornografia on line, ha iniziato la sua attività proprio monitorando i siti pedofili in rete. Chiediamo a Emanuele Florindi, responsabile del settore studi e ricerche della Fondazione Arcobaleno, di illustrarci l’impegno dell’associazione.

"Attualmente esso si esplica lungo due direttrici: monitoraggio della rete Internet e numero verde al quale ci si può rivolgere per consigli, pareri, segnalazioni in caso di minori abusati o in condizioni di disagio".

Cosa distingue il vostro lavoro da quello di Telefono Azzurro?

"Potremmo dire che le nostre attività sono complementari. Telefono Azzurro si occupa del disagio minorile e della tutela dell’infanzia, noi dell’abuso sui minori e dell’aiuto ai genitori quando hanno bisogno di informazioni, consulenze o altro. II nostro numero non è riservato soltanto ai bambini, ma è aperto a tutti coloro che vivono situazioni di disagio nei confronti di un minore".

Insomma, il vostro discorso si è spostato dalla ricerca di siti pedofili a un’attenzione più generale al mondo dell’infanzia.

"Ci siamo resi conto che la tutela dell’infanzia non consisteva soltanto nel contrastare la pedofilia on line, ma nel creare un tessuto dove il rispetto dei bambini potesse prendere corpo. Ci siamo accorti, ad esempio, che dove la famiglia è disgregata o assente c’è terreno fertile per l’abuso, con tutte le conseguenze che ne derivano".

Come e perché è iniziata la vostra attività di andare a caccia di siti pedofili in Internet?

"L’attività di monitoraggio della rete Internet è iniziata quando ci siamo resi conto di quanto fosse facile imbattersi in materiale pedo-pornografico. Nel 1996, anno di nascita dell’associazione, i siti pedo-pornografici erano moltissimi e di facile accesso. La situazione in questi anni è decisamente peggiorata dal punto di vista della quantità; anche se siamo riusciti con l’operazione di monitoraggio a eliminare quasi del tutto i siti amatoriali con contenuto pedo-pornografico, abbiamo visto crescere in maniera esponenziale i siti a pagamento, legati alla promozione e alla vendita di materiale pornografico avente per oggetto i bambini. L’associazione è nata dall’esigenza di fare qualcosa per l’infanzia e non rimanere inerti di fronte allo scempio che viene fatto dei bambini. Come ha scritto Martin Luther King, ‘non spaventa tanto l’orrore chiassoso dei violenti, quanto il silenzio dei giusti’. Noi non volevamo renderci colpevoli di questo silenzio quando qualcosa si sarebbe potuto fare".

Cosa avete scoperto in questi anni e come potreste descrivere l’estensione del fenomeno pedofilia nel nostro paese?

"Quando si parla di pedo-pornografia in Internet è difficile dare indicazioni territoriali, perché per natura sua lo strumento è senza confini. Abbiamo scoperto, comunque, che la criminalità si è organizzata e che la pedo-pornografia è una fonte immensa di guadagno. Ci sono organizzazioni criminali dedite ormai al traffico di materiale pornografico e allo sfruttamento sessuale dei minori. Abbiamo anche notato una crescita esponenziale di siti con materiale e contenuto pedo-pornografico. Nell’ultimo mese ne abbiamo scoperti 1666, 130 soltanto nelle ultime 24 ore. Nel rapporto dell’anno passato abbiamo segnalato 17.000 siti, escludendo quelli dove si istiga alla pedofilia, che finiscono in un’altra lista. Una situazione davvero preoccupante".

Emanuele Florindi cerca di sottolineare, però, anche i passi in avanti positivi: "C’è stata una evoluzione nella disciplina legislativa; il governo ha varato nel 1998 la legge 269, una buona legge, che per la prima volta tutela il minore dallo sfruttamento della sua immagine".

Il responsabile di Telefono Arcobaleno si lamenta di un uso troppo disinvolto della legge sulla privacy che rischia di danneggiare le indagini della polizia: "Ci sono dei momenti in cui l’ordinamento sembra farsi carico dell’interesse preminente della tutela dell’infanzia, altri in cui prevalgono priorità differenti. In questo modo si offrono magnifiche scappatoie a criminali senza scrupoli, che non hanno nulla da perdere e che non temono le sanzioni dell’ordinamento giuridico, perché possono rifugiarsi in altri stati".

Potrebbe farci qualche esempio?

"Ci sono paesi molto tolleranti nei confronti di associazioni che fanno apologia della pedofilia. Solo recentemente sono stati oscurati i siti della Danish Pedofile Association, il gruppo europeo che difendeva ideologicamente il diritto di avere rapporti sessuali con i bambini. In Italia è stato oscurato il sito di Treviso da parte della polizia di Catania. Purtroppo si tratta di iniziative isolate, perché si rischia di andare a toccare la libertà di opinione. Molti ordinamenti, come quello statunitense, hanno leggi strane in materia di pedofilia, perché qualificano certe immagini come materiale artistico. La pedofilia culturale è difficile da combattere; per questo parecchi siti rimangono attivi anche dopo che sono stati segnalati. Recentemente abbiamo avuto, invece, ottime risposte dalla Russia, dove i provider hanno oscurato non solo il sito segnalato, ma anche tutti gli altri ad esso collegati".

Cosa fate in concreto quando individuate dei siti pedofili?

"Prendiamo l’indirizzo del sito, individuiamo con appositi strumenti su quale server esso fisicamente risiede, dopo di che inviamo la segnalazione al servizio che offre ospitalità al sito stesso (provider), all’autorità di polizia del paese in questione, all’ Fbi, all’Interpol e alla polizia postale italiana. In questo modo si realizza la più ampia copertura possibile degli interessati. Generalmente ci risponde lo stesso provider in tempi rapidissimi, comunicandoci che il sito è stato oscurato, che il materiale è stato conservato ed è stato messo a disposizione degli inquirenti".

Emanuele Florindi invita a non prendere l’iniziativa personale di attaccare i siti e di distruggerli, perché in questo modo si causa la perdita del materiale e si rischia di compromettere le indagini. Chiediamo anche al nostro interlocutore se ci sia un rapporto tra siti pedo-pornografici turismo sessuale.

"Alcuni siti offrono immagini di bambini e forniscono indirizzi e recapiti. In questi casi è probabile che si tratti di siti che si occupano di turismo sessuale. Ci sono poi cataloghi on line in cui vengono esibite immagini di bambini e segnalati luoghi dove possono essere effettuati gli incontri. Sono due facce della stessa medaglia e dello stesso commercio. Dietro questi cosiddetti servizi c’è un grandissimo giro di denaro e la malavita non si è lasciata sfuggire l’occasione di arrivare a un profitto facile e immediato".

La pedofilia è anche un grosso affare commerciale?

"Personalmente distinguo tra pedofili che vanno a ricercare materiale pedo-pornografico e possono abusare dei bambini, e criminali che sfruttano tale situazione per arricchirsi. Questi ultimi sono i più pericolosi, perché gestiscono le reti in cui i pedofili hanno la funzione di consumatori. Normalmente dietro un sito a pagamento c’è un’organizzazione criminale e non un semplice pedofilo. Ho maturato la convinzione che i pedofili siano al tempo stesso vittime e carnefici: vittime, nella misura in cui sono pedine del traffico criminale a cui accennavo, carnefici, perché con i loro acquisti abusano o possono abusare dei bambini".

Quali difficoltà incontrate nel vostro lavoro, tenendo conto che venite a contatto con la criminalità organizzata?

"Capita abbastanza spesso di ricevere minacce sia via e-mail che per telefono. Sappiamo benissimo che se ci si mette contro certi interessi ci si scontra con coloro che li vogliono difendere. Potremmo dire che quando arrivano le minacce è segno che stiamo facendo un buon lavoro".