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Rifugio - malga Roen: tre interventi

Francesco Borzaga, Lucio Damiani, Altranaunia

Dalla stampa locale apprendo dell’intenzione del Comune di Romeno di procedere ad un radicale rifacimento dell’antico rifugio Malga Roèn, di proprietà dell’ASUC di Romeno. Nell’occasione è prevista la demolizione della veranda-ristorante in legno, realizzata nell’ormai lontano 1920, che del rifugio costituisce la componente più interessante e caratteristica.

Mi permetto di chiedere che tale demolizione non abbia luogo. La veranda deve considerarsi un bellissimo esempio di architettura alpina in legno della prima metà del secolo da poco trascorso, secondo uno stile allora molto usato per ristoranti e rifugi e del quale rimangono oggi ben poche testimonianze.

Come può confermare ogni frequentatore del monte Roen e del rifugio, la veranda offre un ambiente estremamente gradevole e confortevole, mantenendo un’atmosfera insieme tipica e familiare quale purtroppo oggi è raro ritrovare in Trentino.

Non ritengo né giusta né sensata la sistematica cancellazione di ogni traccia del nostro passato, quale oggi purtroppo si tende a fare per smania del nuovo e forse anche per eccesso di disponibilità finanziaria.

Anche a nome del WWF del Trentino, chiedo quindi che la veranda-ristorante del rifugio Roèn non venga demolita e distrutta.

Francesco Borzaga presidente del WWF trentino

* * * 

Ho appreso che il Comune di Romeno e l’ASUC di Amblar hanno fatto predisporre un progetto per realizzare un albergo-ristorante a due piani presso la Malga Romeno di Sopra, sul monte Roen. Il progetto, se attuato, verrebbe a modificare radicalmente la piccola ed accogliente struttura, da sempre denominata "Rifugio Malga Roen", posta a quota 1771 lungo il frequentato percorso che dal passo della Mendola e da Caldaro sale al monte Roen.

Il luogo è bene collegato ad Amblar ed alla valle di Non anche da una strada recentemente sistemata nel tracciato e pavimentata con bitume per circa 3/4 del percorso.

Il complesso pittoresco, formato dalla Malga, dalla sala rifugio con relativi servizi e camere, la casa del malgaro e la chiesetta, gode di splendida vista sia verso est, sulla Val d’Adige e le Dolomiti, che ad ovest, sulla Valle di Non.

La Malga è a circa 15 minuti di strada dal Rifùgio Oltradige (m. 1757) dal quale parte un sentiero attrezzato, che per cenge e dirupi di dolomia sale alla cima del Roen (m. 2115).

L’area è meta di molti escursionisti e gitanti italiani, tirolesi, tedeschi e di varie altre provenienze.

Sto parlando di luoghi e percorsi che sono rimasti sostanzialmente invariati nel tempo e che hanno retto all’usura ed allo sconvolgimento del territorio, verificatosi nell’ultimo mezzo secolo.

La malga rifugio è rappresentata, sostanzialmente nell’aspetto attuale, sulla Guida delle Alpi Retiche Meridionali, edita nel 1954 dal TCI e dal CAI. In essa figura la malga-alberghetto con la sua originale struttura a veranda, nella quale sono state accolte e rifocillate tante generazioni di gitanti e turisti.

Oggi una improvvida iniziativa, non discussa pubblicamente, come gli interessi ambientali e storici in questione meriterebbero, verrebbe a sovvertire quest’angolo della nostra montagna.

Solo pochi anni fa nel corpo stanze sono stati attuati costosi interventi di ammodernamento (blocco servizi per il rifugio, 4 stanze con servizi completi). Come è possibile che ora si propongano nuovi interventi, assolutamente in contrasto con quanto appena pagato con i fondi della collettività locale?

Come si può pensare di realizzare e garantire il funzionamento di un albergo ristorante di quelle dimensioni?

L’attuale convivenza tra le attività agricolo pastorali della malga con le attività ricettive del rifugio-ristoro (ottimamente gestito da anni dalla mitica signora Berta) rappresenta un valore che può essere migliorato ed adeguato, non distrutto e stravolto. Sarebbe a mio avviso un grave errore demolire un ambiente ed una struttura che pienamente ha risposto e tuttora risponde alla domanda dei turisti di oggi, per lanciare un’avventurosa operazione in assenza di convincenti motivazioni, che non mi pare corredino il progetto.

Mi auguro che il giornale possa aprire su questo argomento un dibattito tra tutti gli interessi coinvolti, scongiurando colpi di mano ed iniziative frettolose.

Un amico del monte Roen, Lucio Damian

* * *

In seguito all’articolo pubblicato dall’Adige in data 12 ottobre relativo all’ampliamento della malga di Romeno sul monte Roen, desideriamo rendere pubbliche alcune considerazioni:

1. Nel 1994 la Commissione per la tutela paesaggistico-ambientale, esaminando la richiesta di autorizzazione per ristrutturare l’edificio, ribadiva il suo indubbio pregio paesaggistico. Si ricorda che la malga risale agli inizi del Novecento e fu edificata prima della chiesetta del 1914; la costruzione è uno dei rari esempi di architettura alpina conservatasi esternamente nel suo stato originario. La veranda in legno e vetro è un elemento caratteristico degli edifici tirolesi ed evoca il clima culturale degli inizi del secolo scorso, che ha arricchito di pregevoli ville e alberghi il territorio dell’alta valle di Non ed in particolare il passo della Mendola. Il resto dell’edificio è in muratura di pietra ed intonaco di calce.

L’apparente disarmonia dei due corpi edificiali rientra nella morfologia costruttiva tipica della malga nonesa, che consiste in un complesso di edifici diversificati per forma e funzione.

L’abbattimento della veranda e la sostituzione con una struttura in muratura costituirebbero un falso storico ed una banalizzazione del manufatto con un pesante impatto visivo.

2. Lo stato di conservazione della malga, recentemente ristrutturata, è buono, soltanto la cucina, come sottolinea l’attuale ristoratrice, necessita di un intervento migliorativo.

3. Le rassicurazioni del sindaco di Romeno ("niente stravolgimenti") non si confermano tali leggendo la descrizione degli interventi previsti: demolizione della sala di ristorazione attuale (veranda), delle cantine e della cucina, del tetto, demolizione delle stanze e dei servizi realizzati pochi anni fa per costruire un nuovo piano sottostante parzialmente interrato. La cubatura aumenterà del 45 %.

Convinti di interpretare il desiderio di chi ricerca luoghi dove storia, tradizioni e cultura si comunichino in modo autentico, confidiamo che il progetto sia esaminato con la massima attenzione.

Altranaunia

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