Gli urlatori
Sul monitor in studio scorrono le immagini: questurini che in gruppo incrudeliscono lungamente su manifestanti palesemente inermi caduti a terra, ma anche sanpietrini che volano verso i poliziotti, caschi, bastoni e tutta l’aggressiva paccottiglia di una nefasta guerriglia urbana. Colonna sonora di queste immagini napoletane, le parole urlate dell’on. Malavenda, rifondarola, la quale, evidentemente non accorgendosi delle immagini che intanto scorrono, nega appassionatamente la realtà di quanto stiamo vedendo. La signora è anche una pessima comunicatrice: strilla, è logorroica e ripetitiva, interrompe gli altri… Una cintura nera di harakiri, insomma. Non è la prima volta che Bruno Vespa la chiama a "Porta a porta", perché l’onorevole ha due grandi pregi: provoca baruffe ed è incapace di far valere le ragioni della sua parte politica, soprattutto quando accanto a lei c’è un troppo signorile Dario Franceschini e dall’altra parte imperversano vagonate governative di ministri, sottosegretari, funzionari e sindacalisti della polizia.
Ho cominciato parlando di un’urlatrice dell’opposizione perché non mi si accusi di faziosità, ma va riconosciuto che è soprattutto nell’area del centro-destra che si annidano questi personaggi, a cominciare dai mitici Vito, Schifani e Taormina. Robot della demagogia e dell’intolleranza, hanno ripreso da Berlusconi un insieme di tecniche di imbarbarimento del dibattito, dal sorriso sprezzante con cui ascoltano le parole dell’avversario politico fino al boicottaggio puro e semplice. Di fronte a tutto questo i cosiddetti conduttori, per faziosità o per debolezza, sempre meno intervengono. Il modello sembra essere diventato "Il processo di Biscardi", dove la regola, frequentemente esplicitata da Biscardi stesso, suona così: "Se parlate contemporaneamente in due va anche bene, è dialettica, ma se parlate in tre il pubblico non vi capisce".
In questo sconfortante panorama, dove avere buoni argomenti è assolutamente un optional, ci tocca perfino di rivalutare un precursore della rissa televisiva come Giuliano Ferrara, che per lo meno è rimasto lo stesso di 10-15 anni fa: odioso, ma vivaddio intelligente.