Rifiuti: indietro di 30 anni
Ieri il Trentino ha fatto un salto nel vuoto, tornando indietro di trent’anni nella politica sui rifiuti. La Giunta provinciale ha approvato l’aggiornamento del piano provinciale sui rifiuti che annullerà ogni sforzo di raccolta differenziata grazie alla costruzione dell’inceneritore.
Dopo le mobilitazioni delle associazioni ambientaliste e le pressioni politiche, la Giunta Provinciale ha individuato, come unica soluzione all’emergenza rifiuti, l’avvio del mega inceneritore.
Altre amministrazioni di centro-destra in Italia hanno invece scelto la strada della raccolta differenziata - Monza (Forza Italia), Treviso (Lega Nord), Padova (Alleanza Nazionale), Casal Magnago (Lega Nord) - raggiungendo obiettivi di raccolta differenziata superiori al 50 % e scegliendo strade diverse dall’incerimento.
La nostra convinzione è che questa amminstrazione provinciale non faccia corrispondere ai fatti quello che tanto decanta come sviluppo sostenibile nei suoi documenti di programma.
Dopo aver organizzato convegni, dibatti, documenti di contro-proposte tecniche, per l’ennesima volta le associazioni ambientaliste tornano sul piede di guerra. Sorge immediatamente un dubbio: quando il presidente di una Giunta in modo deciso fa quadrato attorno ad un’unica soluzione, escludendo ogni altra ipotesi, le associazioni ambietaliste si chiedono quali affari stiano dietro i 300 miliardi del costo dell’operazione inceneritore, denaro pubblico che potrebbe essere investito in modo diverso.
Un ultimo appello lo facciamo ai sindacati trentini: l’inceneritore toglierà posti di lavoro alla comunità trentina, lavoro diretto e indotto che si può creare solo con una politica incentrata sulla raccolta differenziata spinta dei rifiuti.
Comitato per la gestione corretta dei rifiuti