“Comedia Tempio”: coreografica follia
Csath era un compositore e critico d’arte ungherese ma anche un medico psichiatra che per primo introdusse le teorie freudiane in Ungheria, sua terra d’origine. Morto ad appena trent’anni per abuso di oppio, Csath è vissuto (tra il 1887 e il 1919) in un periodo delicato per la Mitteleuropa dell’Est, di cui smaschera vizi, debolezze e ipocrisie. Agli scritti di questo personaggio si ispira il balletto "Comedia Tempio", firmato dal coreografo-danzatore Josef Nadj, anch’egli ungherese di nascita ma francese d’adozione.
Per rendere la crudezza e il delirio degli scritti di Csath, composti solitamente sotto effetto dell’oppio, Nadj ha ideato una inquietante casetta-scatola (che a un certo punto richiama un reparto di psichiatria con l’ingresso in scena di un lettino su rotelle con uomini in pigiama bianco), da cui entrano ed escono incessantemente otto uomini vestiti di nero e due donne in abiti bianchi, attraverso fessure, finestre e cunicoli più o meno nascosti ed ingannevoli. I movimenti dei danzatori sono convulsi, distorti ed enfatizzati: l’idea è di trasporre nel movimento del corpo la percezione dilatata e deformata degli avvenimenti che l’oppio produce e che si ritrova nelle opere di Csath. La danza di "Comedia Tempio" è basata su scontri fisici e su un assurdo rapporto con i pochi oggetti in scena, come bastoni, assi, sedie e due tavoli, per raccontare violenze e problematiche sociali della classe borghese.
Coreografo tra i più prestigiosi in Europa, Nadj dirige a Orléans in Francia un importante centro coreografico, e questo spettacolo, considerato il suo capolavoro, è nato nel 1990: "Comedia Tempio" rappresenta l’anima stessa delle mie origini - ci spiega lo stesso Nadj- perché Csath ha intuito il destino tragico della nostra comune regione, una zona dell’Ungheria poi passata alla Jugoslavia, di cui incarna tutte le contraddizioni e le disgrazie che sono avvenute in seguito. Un altro tratto tipico della nostra regione è il suo modo di guardare alla vita, alle disgrazie ed anche a se stessi, ed è un modo che prende le distanze dalle cose tramite il filtro dell’ humor nero".
Dopo dieci anni, Josef Nadj quest’anno ritornerà a raccontare le sue radici slavo-ungheresi nel nuovo spettacolo che interpreterà tutto da solo e che è un suo diario danzato di ricordi ispirato ad alcuni personaggi ungheresi che hanno formato la sua sensibilità: uno scultore, un pittore, un poeta e un eccentrico innamorato dell’elettricità.
Lo spettacolo debutterà il prossimo 7 giugno alla Biennale danza di Venezia e a luglio verrà presentato al festival di Avignone.