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QT n. 21, 8 dicembre 2001 Servizi

Manifattura: gli operai in tribunale

Dipendenti pubblici o privati? E con quale contratto? A Rovereto, come in molte altre città d’Italia, sarà la Magistratura a decidere.

Sarà il tribunale a decidere se gli operai della Manifattura di Rovereto potranno essere trasformati in dipendenti privati. Il passaggio dallo status di dipendenti pubblici a quello di dipendenti privati non è dunque così scontato. Il fatto che il vecchio Monopolio di Stato sia stato trasformato nel 1998 in un ente pubblico economico, l’Ente Tabacchi Italiani (ETI), e poi, nel 2000, in società per azioni e, dunque, in azienda privata a tutti gli effetti, non significa necessariamente che anche i dipendenti debbano cambiare la loro condizione.

Ha una qualche legittimità il trasferimento dei dipendenti del vecchio Monopolio ad una azienda che è una società per azioni? Si possono, trasformare dei lavoratori pubblici in dipendenti privati di una S.p.A.? E’ di questo che si è occupato il 29 novembre scorso il tribunale di Rovereto. La sentenza arriverà il 24 gennaio e, nei mesi successivi, non sarà l’unica. Sono molti, infatti, i tribunali, un po’ in tutta Italia, chiamati a decidere su questa questione. Quasi 1.000 lavoratori, di Bologna, di Lecce, di Roma, di Ancona, di Cava dei Tirreni, lavoratori delle saline, delle manifatture e dei depositi, in tutta Italia, hanno impugnato il Decreto Legislativo 283/98, chiedendo che siano i tribunali a pronunciarsi sulla legittimità di questo passaggio.

Non solo. Nei prossimi giorni si rivolgeranno ai tribunali anche i lavoratori di Chiaravalle, di Margherita di Savoia e di Lucca. Una mobilitazione, come si può capire, molto forte, segno di qualcosa che va molto al di là di questioni puramente formali da risolvere sul piano tecnico-giuridico.

Dal punto di vista tecnico-giuridico la questione nasce dal Decreto legislativo 283/98 che prevedeva la nascita dell’ETI come ente pubblico economico, a cui venivano trasferite le attività di produzione e vendita dei tabacchi e dei sali. Di conseguenza, per i dipendenti del vecchio Monopolio si prevedeva il distacco temporaneo presso il nuovo ente, ma solo nel numero necessario per l’avvio e la prosecuzione dell’attività dell’ente medesimo. Appare fin troppo evidente che non veniva in alcun modo modificata la condizione di dipendenti pubblici: per una parte dei dipendenti si sarebbe trattato di distacco, per gli altri tutto sarebbe rimasto come prima: nei ruoli del ministero dell’Economia e Finanza. Invece è accaduto altro. Prima l’amministrazione dei Monopoli ha deciso il distacco di tutti i dipendenti occupati nelle attività assegnate all’ETI, a prescindere dal fabbisogno di manodopera del nuovo ente e delle sue attività, e subito dopo l’ETI stesso ha indicato come eccedenti 3.584 lavoratori su 7.000, tanti sono in tutta Italia. A che gioco si gioca?

Andiamo avanti. Il 19 luglio dello scorso anno l’ETI diventa una società per azioni. E i lavoratori? Semplice: i lavoratori da quel 19 luglio 2000 sono dei dipendenti del ministero dell’Economia e Finanza distaccati su una S.p.A.. E qui è il punto. Il Decreto 283/98, che ha avviato la privatizzazione del Monopolio, non prevede distacchi di pubblici dipendenti presso società per azioni, ma solo presso altre amministrazioni o enti pubblici.

E poi: con i lavoratori eccedenti che si fa? Può una S.p.A. decidere che sono esuberanti dei lavoratori di un’amministrazione pubblica? Per questo molti lavoratori considerano completamente fuori dalla legalità, a partire dal luglio scorso, il loro distacco presso l’ETI S.p.A. e per questo chiedono al tribunale di pronunciarsi per la revoca dei distacchi e il ritorno all’amministrazione di appartenenza.

Una battaglia legale, come si vede, che i lavoratori sperano di vincere, anche perché sono già in corso trattative tra sindacati e Aran per la stipula del nuovo contratto, quello che trascinerebbe definitivamente fuori dalla condizione di dipendenti pubblici i lavoratori per trasformarli in dipendenti privati inquadrati nel contratto degli alimentaristi. Una prospettiva contro la quale si è pronunciata la maggioranza dei lavoratori a Rovereto e non solo. Non c’è dubbio infatti che il contratto degli alimentaristi peggiorerebbe le condizioni contrattuali precedenti. Basti pensare solamente al fatto che il contratto attuale prevede 36 giorni di ferie mentre quello degli alimentaristi ne prevede 22. Mezzo mese in più da passare in fabbrica. Per non parlare degli stessi diritti sindacali.

D’altra parte lo stesso ETI riconosce, senza arrossire, che le condizioni di lavoro peggiorerebbero. In una memoria mandata al Tribunale di Rovereto venti giorni fa in vista dell’udienza del 29 novembre scorso, ecco che cosa scrive (o fa scrivere) riferendosi alle ragioni dei lavoratori: "In sostanza risulta evidente… che i ricorrenti si sono - per ragioni che è agevole comprendere, ma che non è opportuno approfondire e che ,comunque, non possono essere condivise - posti un unico e ben preciso obiettivo giudiziario: rientrare (o se si preferisce: permanere) nel comodo e sicuro alveo dell’impiego alle dipendenze della pubblica amministrazione…". Francamente è difficile capire dove finisca l’offesa e dove cominci la minaccia, mentre invece è facile cogliere l’arroganza dei padroni di sempre, la logica del profitto come misura di tutte le cose di fronte al quale nessuno può sentirsi sicuro e comodo.

Forse, però, siamo di fronte anche ad una ulteriore violazione del Decreto 283/98, sul versante contrattuale.

In questi mesi la scelta dell’ETI e del sindacato confederale è stata quella di portare i lavoratori dell’ex-Monopolio nel settore privato degli alimentaristi con contenuti contrattuali, anche sul piano normativo, indubbiamente peggiorativi rispetto a quelli attuali dei dipendenti pubblici. Può un contratto collettivo di lavoro peggiorare le condizioni contrattuali di un contratto precedente? Naturalmente sì. E’ accaduto tante volte, specie in questi ultimi anni, e non c’è norma o legge che lo possa impedire. Dunque sarebbe più che naturale se agli operai dell’ex-Monopolio accadesse di trovare il nuovo contratto (quello degli alimentaristi ) peggiorativo di quello attuale di dipendenti pubblici.

Ebbene, questo, stavolta, non è possibile. Il Decreto 283/98 - ancora quello - recita precisamente così: "In sede di prima applicazione non può essere attribuito al personale in servizio un trattamento giuridico ed economico meno favorevole di quello ad esso spettante alla data di entrata in vigore del decreto stesso". Il che significa che le condizioni contrattuali devono far riferimento a quelle in vigore nel 1998, quelle, perciò, del contratto pubblico.

Di fronte a questi 7000 lavoratori dell’ex-Monopolio sembra dunque che si stiano concentrando diversi problemi, tutti legati al processo di privatizzazione in atto da qualche anno, al quale però sembra andare stretto persino lo stesso Decreto attuativo, così stretto per gli interessi in ballo da doverlo violare, secondo i lavoratori.

Per questo aspettano la decisione del giudice il 24 gennaio. Da quella decisione dipendono, infatti, anche i destini del contratto collettivo di lavoro.