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Il messaggio vincente di Berlusconi

Era un referendum su Berlusconi e Berlusconi lo ha vinto. Era illusorio sperare che andasse diversamente, anche se la speranza è l’ultima a morire. Nel 1994 la destra era unita e vinse, nel 1996 era divisa la destra ed unita la sinistra e vinse l’Ulivo con Bertinotti. Questa volta le situazioni erano nuovamente capovolte ed era inevitabile il risultato che abbiamo visto. Il sistema elettorale vigente premia le coalizioni compatte e punisce gli schieramenti che stanno in campo a ranghi sparsi. Di Pietro e Bertinotti sarebbero bastati, se confluiti nell’Ulivo, a conseguire un risultato migliore. Ma quelli raccolti da Rifondazione e dall’Italia dei valori non sono voti, sono pietre scagliate contro questo schifo di società. Pietre che nemmeno scalfiscono l’obiettivo, ma che, a coloro che le lanciano, danno l’intima appagante soddisfazione di un simbolico gesto di ribellione. Ma non si tratta solo di questo.

Vi erano già state prima le elezioni europee e quelle regionali, che avevano confermato che la metà ed anche più del corpo elettorale stava a destra. Ci stava, e ci sta, anche a costo di non disdegnare di identificarsi con personaggi come Bossi e - peggio - come Berlusconi che, secondo i normali criteri di un’etica e di uno stile liberal-democratico, sono assolutamente impresentabili. Non lo dico io, che potrei anche essere fazioso, ma lo hanno detto e scritto uomini e giornali espressione della più classica cultura liberal- democratica europea. E del resto un tale giudizio è convalidato dalle dichiarazioni di Berlusconi il quale, il giorno stesso della sua vittoria, ci ha annunciato che il primo provvedimento che sarà adottato dal suo governo sarà l’abolizione dell’imposta sulle successioni e le donazioni. Sembra di capire che covi il proposito di sciogliere il nodo del conflitto di interessi donando il suo patrimonio ai figli, e che in tale previsione abbia progettato di abolire subito l’oneroso tributo che dovrebbe pagare per una così sfacciata operazione. Ormai saldo sul groppone della sua maggioranza parlamentare, ha dismesso ogni ingannevole cautela e persegue i suoi affari privati con irridente impudenza.

E tuttavia ha sedotto milioni di elettrici ed elettori.

Io non credo che siano stati determinanti gli errori, la litigiosità, le debolezze del centro-sinistra. Determinante è stato il messaggio che Berlusconi ha saputo lanciare.

Egli ha abilmente interpretato quel misto di antipolitica, intesa come disprezzo per le parole e rivendicazione di fatti, di insofferenza per le tasse e la legge, e di istinto gregario che sedimentano in buona parte della psicologia di massa del ceto medio. Ha simboleggiato in slogan di concretezza, di liberazione e di suo personale successo questi arcani sentimenti ed ha così catturato una buona parte di elettrici ed elettori.

Queste molle non sono scattate nella nostra Regione. Non a caso è la Regione che nel referendum del 1946 espresse la più alta percentuale di voti per la Repubblica.

E’ un modesto motivo di consolazione per noi. Il successo del centro-sinistra regionale è stato determinato, io credo, dall’accordo politico siglato con la SVP che costituisce una base politico- culturale ricca di una grande potenzialità creatrice per il futuro. Probabilmente vi ha contribuito anche la qualità dei candidati, malgrado il travaglio che ne ha preceduto la scelta.

Ma il buon risultato della nostra Regione è abbondantemente cancellato dal cappotto che la destra ha realizzato in Sicilia.

I 41 seggi del maggioritario dell’isola la cosiddetta Casa delle libertà li ha conquistati tutti. Sono questi che fanno la maggioranza a Montecitorio.

Questo risultato mi fa venire in mente un ricordo personale.

Era la metà degli anni ’60, se la memoria non mi tradisce. Ero deputato e mi recai in Sicilia per la campagna elettorale per le regionali. I compagni con cui parlavo prima e dopo i comizi, tutti mi anticipavano le previsioni di un successo del M.S.I. Incredulo tentavo di contraddirli. Mi rispondevano che in quel senso orientava il tam tam della mafia. E così fu. Il M.S.I. ottenne un vistoso successo, anche se non vinse le elezioni, perché vigeva il sistema proporzionale. Con il sistema maggioritario di oggi uno spostamento anche solo del 10% dei voti può significare il 100% dei seggi.

Dopotutto non è anche la mafia parte della società civile?