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QT n. 2, 27 gennaio 2001 Monitor

Gli splendidi mercenari del Gospel

Fin dal primo pomeriggio grossi bauli neri han cominciato a varcare l’entrata di via Verdi. Gli Harlem Golden Gospel Singers si muovono con un consistente bagaglio di apparecchi elettronici. Questa volta non ci sono dubbi, si è trattato di un grande show.

La Sala della Filarmonica straripava, era impossibile trovare un posto a sedere ed anche le sedie che solitamente vengono tirate fuori e disposte in fondo alla sala erano tutte occupate. Sulle prima file incombevano grossi altoparlanti, sul piccolo palco una tastiera e una batteria attendevano l’arrivo del gruppo.

Con un leggero ritardo, in perfetto stile divistico, sono entrati in scena gli H.G.G.S.: tre strumentisti, tastiere, batteria e un chitarrista, due soprani di stazza, un contraltino esile e lui, il frontman, colui sul quale tutto lo spettacolo si regge. Broadway sembrava molto più vicina di Harlem, già dalle prime canzoni. A parte qualche effetto fastidioso di riverbero, subito corretto dal tecnico, c’era della grandiosa preparazione professionale dietro ogni minimo gesto: una vera americanata, si potrebbe dire. Gli strumentisti facevano anche da coristi, inoltre il chitarrista ha dimostrato di essere anche un bravo ballerino free-style. Il cantante leader della formazione faceva anche da presentatore, ballerino e animatore, tanto da passare fila per fila invitando gli spettatori ad alzarsi e seguire ritmicamente il canto.

Nonostante i canti fossero tutti rigorosamente devozionali, le aspettative di molti sono state deluse. Eppure i componenti del gruppo avevano notevoli capacità: con la loro performance sono riusciti a vincere la ritrosia dei trentini e nel giro di un’ora quasi tutti battevano le mani, cantavano e, i più coraggiosi, hanno persino ballato. Non è certo ciò che ci si aspetta da un concerto di musica classica, ma i paraocchi di solito li indossano i cavalli.

Si potrebbe credere che tutto questo venga eseguito ogni domenica in chiesa, invece i signori in questione sono dei mercenari del gospel. "Harlem Golden Gospel Singers" infatti è solo un marchio, non corrisponde ad un gruppo di persone unitesi per seguire insieme un percorso: si tratta di artisti provenienti da diversi stati ingaggiati da Bob Singleton per portare in tournée uno spettacolo che lui organizza.

Il concerto è stato trascinante, emozionante, divertente. "Tanto fracasso e gente che batte le mani, va bene per i giovani che finché si fa rumore sono contenti" - ha commentato una signora di una certa età. Affidarsi agli stereotipi è rassicurante perché non si è mai soli, ma nel XXI secolo, forse, anche le persone anziane dovrebbero darsi una smossa mentale: ormai le barriere fra generazioni si fanno sempre più labili.

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