Brandeburghesi persi
La stagione non pare particolarmente propizia al cambiamento, ma la cosa non deve essere un impedimento per le organizzazioni cultural-musicali del capoluogo trentino. Ci eravamo appena ripresi dalle modifiche alla Sala della Società Filarmonica, quando ci siamo ritrovati a questa frettolosa serata al teatro Sociale. In programma dovevano essere quattro dei sei Concerti brandeburghesi, n.1,2,3 e 5 di Johann Sebastian Bach. Sono stati esegutiti il n.1 e il n. 5, ma per la seconda parte del concerto si proponevano, invece, la cantata "Ich liebe den Höchsten von ganzem Gemüthe", sempre di Bach, e la suite (ouverture) n.1 in Do Maggiore BWV 1066.
Alla fine anche la cantata è stata eliminata in favore di un pezzo assolutamente anonimo di un contemporaneo del genio tedesco.
Impeccabile l’esecuzione dei due concerti proposti, nei quali particolarmente interessante risultava Claudio Astronio al cembalo. Violini e viole suonavano tutti in piedi, generando un affascinante effetto di solennità.
La seconda parte del concerto sembrava avere lo schema della fuga, il brano in due tempi iniziale veniva suonato a tale velocità da stupire il pubblico, che non riusciva a rendersi conto se applaudire o meno al termine.
Anche la suite 1066 veniva poi sciorinata quasi in volata, dalla complicata ouverture, tranche più strutturata della composizione, al passepied finale.
Come una sorsata d’acqua, dopo il gustoso rosolio della prima parte, il secondo tempo del concerto non sapeva di nulla. Un coraggioso tentativo di ottenere almeno un bis con un prolungato applauso è stato reso vano dalla solita corsa al cappotto, che è il tratto più caratteristico dei concerti cittadini e dallo scatto felino di Antonini.