Sorprese e attese disattese
Gli ultimi due incontri della stagione duemila alla Sala della Società Filarmonica sono trascorsi in uno strano connubio di soddisfazione e delusione. Dalla deliziosa serata dedicata ai canti alpini, con l’esecuzione precisa e commovente nella sua semplicità, del coro SAT; al concerto del Trio Beaux Arts, che è stato invece eseguito da un trio radunato in una decina di giorni, dopo la defezione degli artisti precedentemente annunciati.
La serata SAT, tutto orgoglio trentino, è risultata particolarmente emozionante per le forti connotazioni tradizionali e regionali, nonché per l’affettuoso ricordo legato all’ultimo dei fratelli Pedrotti, e al solista Giorgio Montibella, recentemente scomparsi.
Renaud Capuçon al violino, Henri Demarquette al violoncello e Michel Dalberto al pianoforte hanno riempito il buco lasciato dal Beaux Arts, offrendo una spiritata esecuzione del’op. 100, D929, di Schubert e del trio in la minore di Ravel. La prima sensazione all’annuncio di questo ennesimo cambiamento di programma, dopo che, sia in occasione del 9 novembre, quando si supponeva di ascoltare Carmignola, purtoppo malato, e in data 4 aprile, quando non fu Nelson Freire ad accompagnare il Quartetto Prazak, è stata di leggero fastidio; sciolto però abbastanza rapidamente dalla performance offerta da questi tre musicisti. Impressionante soprattuto il giovane violinista, classe ’76, Renaud Capuçon, che ha dimostrato una maturità di interpretazione notevole.
Straripante di pubblico la sala in occasione del concerto SAT, non è apparsa però vuota in data 14 dicembre: il pubblico c’era e si è fatto sentire con lunghi applausi che hanno forzato i tre esecutori alla concessione di un bis da Mendelssohn.