Un mezzo divorzio
Conclusa malamente la singolare diatriba all’interno della banda di Mezzolombardo.
Ve la ricordate la lite all’interno della "Banda cittadina di Mezzolombardo" che si era conclusa con una raffica di dimissioni? Ora, sbollita la rabbia, i genitori dei giovani bandisti hanno fondato un’associazione per permettere ai figli di continuare a coltivare la passione musicale. Nulla è valso ad evitare la frattura, neanche la mediazione dell’amministrazione comunale chiamata in causa da alcuni genitori, ma accusata in ogni caso, di non essersi spesa poi molto come paciere.
Tutto era cominciato alla fine d’ottobre, quando i responsabili della banda cittadina decisero di sostituire il maestro che dirigeva il Gruppo Giovanile, formazione composta dalle nuove leve - una ventina di ragazzi e d’adolescenti - che dopo anni di corsi e lunghe prove - pur facendo parte della banda a tutti gli effetti, si esibivano spesso per conto loro. I genitori dei musicisti chiesero immediatamente, ma inutilmente, il ritiro della decisione, ricordando i meriti dell’insegnante rimosso. La nota dei genitori, molto determinata, si concludeva minacciando l’adesione dei loro figli ad un’altra formazione bandistica. Anche i giovani bandisti, con toni un po’ più concilianti, protestarono confermando l’attaccamento verso il loro insegnante.
A quel punto il direttivo della banda cittadina, sentendosi evidentemente leso nelle proprie prerogative, presentò in blocco le dimissioni chiedendo però, ed ottenendola di lì a pochi giorni, la fiducia dell’assemblea appositamente convocata. A stretto giro di posta arrivarono poi anche le dimissioni del direttore, il maestro Marini.
A poche settimane dalla crisi, i genitori dei giovani musicisti hanno steso uno statuto, sono andati dal notaio, ed hanno fondato una associazione senza fini di lucro con lo scopo dichiarato di tenere unito anche formalmente il gruppo dei dissidenti che in ogni caso continua a frequentare la Banda cittadina di Mezzolombardo per l’ordinaria attività delle prove e dei concerti ufficiali.
Quelli della "The River Boys" - così è stato denominato il neonato sodalizio - hanno ripreso i contatti con il maestro Dalfovo, la cui rimozione dalla guida del Gruppo Giovanile era stata la causa della crisi. L’insegnante ha garantito il proprio apporto, per ora a titolo gratuito, almeno fino a quando le quote sociali, frutto del tesseramento, gli permetteranno di pagare delle regolari prestazioni professionali. Uno dei genitori ha messo gratuitamente a disposizione del gruppo musicale un ampio locale per le prove e il deposito del materiale.
I fondatori dell’associazione si sono dati degli obiettivi: tenere assieme, in un ambiente sano, un gruppo di ragazzi (per ora una ventina di età compresa tra i dieci e venti anni) per permettere loro di suonare assieme la musica che li soddisfa e li fa crescere. Tutto questo mantenendo però l’impegno dei ragazzi nei confronti della Banda cittadina, all’interno della quale parteciperanno ancora alle prove e ai concerti.
Va segnalato il fatto che al nuovo gruppo hanno aderito anche musicisti dei paesi vicini dando ai "River Boys" un tocco di sovracomunalità.
La nuova associazione si trova ora ad affronare qualche problema economico (hanno già acquistato una batteria musicale) visto che, per almeno un anno, il Comune non può intervenire con il consueto contributo pubblico. Sembra tuttavia che almeno fino a quando i giovani musicisti continueranno a frequentare i concerti della Banda Cittadina, potranno utilizzare gli strumenti che hanno ottenuto in uso gratuito dalla stessa banda.
Fino a quando durerà l’armistizio? E quelli della banda cosa dicono? Prendono atto della situazione con un certo rammarico, visto che i tentativi di ricucire lo strappo non sono andati in porto. Ma se in un primo momento è sembrato di capire che non si volesse sollevare in modo ricattatorio la questione degli strumenti utilizzati "extra moenia" dai giovani musicisti, ora, all’interno della banda, il clima è andato riscaldandosi. All’interno della maggioranza dei musicisti rimasti fedeli c’è chi spinge per la rottura totale. La direzione della banda pare pare sia perfino intervenuta sul Comune per impedire un concerto dei River Boys programmato per l’8 marzo in occasione della festa della donna. Un locale circolo culturale aveva già prenotato la sala comunale, ma quando l’assessore alla cultura è venuto a sapere del concerto, tutto è stato bloccato per imprecisati "motivi etici". Nessun segnale di pace, quindi.
C’è da sperare almeno che la complicata faccenda non venga utilizzata da qualche lista o partito come cavallo di battaglia nell’imminente competizione elettorale.