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Credevano fosse facile

Ancora l'aeroporto

Probabilmente credevano che sarebbe stata facile. La sinistra balbettante, i Verdi appagati, il sindaco di Trento nuovo e debitore (politicamente) di super-Dellai. Far passare l’aeroporto non avrebbe dovuto essere un problema.

E invece non è andata così. La fragilità degli studi tecnici, l’inconsistenza di quelli economici - fatti da noi evidenziati nello scorso numero - ha chiarito a tutti che si stava prendendo una decisione importante in base a valutazioni poco serie, o poco trasparenti. Non è chiaro che tipo di aeroporto si potrà costruire; che tipo di aerei vi potranno atterrare; il bacino di utenza cui attingere; l’impatto ambientale che provocherà. In questi termini, come si può prendere, con un minimo di serietà, una decisione?

"In giunta provinciale noi abbiamo posto una serie di domande; e non abbiamo ottenuto risposte - ci dicono Wanda Chiodi e Roberto Pinter dei Ds - La decisione è rimandata a settembre, all’apposita Conferenza d’informazione. Per allora dovranno venire risposte convincenti a quelle domande: l’aeroporto serve, si mantiene economicamente, crea problemi ambientali? E con quali rapporti con Bolzano e Verona?"

Questa incredibile vaghezza può essere letta come superficialità dei proponenti (gli assessori Muraro e Grisenti, appoggiati da Dellai). Ma vi si può anche leggere, più a fondo, una certa cultura politica: quella per cui il Trentino ha bisogno di "tante" infrastrutture, dove l’accento è sulla quantità, e la quantità vuol dire cemento e\o asfalto. Così è per la sanità, i cui problemi si affronterebbero costruendo un nuovo ospedale; o alcuni anni fa - vi ricordate? - per le nuove tecnologie, prese di petto costruendo un "polo dell’innovazione tecnologica" denominato Magnete. Del Magnete il tempo in breve fece giustizia, era solo una bufala per l’ennesima speculazione edilizia (peraltro il principale propugnatore, il dott. Ivo Rossi, è oggi il "consigliere" in campo economico di Dellai...); sul nuovo ospedale già la prima proposta di localizzazione (sui terreni inquinati dello speculatore Tosolini) fa rizzare i capelli.

Ma anche prescindendo dai risvolti speculativi (pur da tenere sempre presenti), è la mentalità di fondo che appare drammaticamente inadeguata: la mentalità per cui lo sviluppo del Trentino passa ancora per l’incremento delle costruzioni, ovviamente foraggiate dall’ente pubblico, non per l’incremento delle conoscenze, delle tecnologie. Anzi, temiamo che questo secondo capitolo appaia alla maggioranza del ceto politico, come qualcosa di incerto, fumoso, sicuramente sconosciuto.

E ancora: in un periodo in cui si parla di accorpare (banche, scuole, ospedali) perchè mai si dovrebbero invece frazionare proprio gli aeroporti, tra Verona, Trento, Bolzano, Innsbruck? Gli aeroporti, forse non hanno bisogno di una soglia critica, di un bacino di utenza minimo, per non essere in perenne passivo? E perchè su questo tema si stracciano gli accordi precedentemente presi a livello regionale (a Trento l’Interporto, a Bolzano l’aeroporto)? Perchè si avvalla una versione (improvvidamente ripresa dai nostri distratti quotidiani) per cui sarebbe Bolzano a volersi a tutti costi costruire l’aeroporto alle spalle di Trento, quando è l’esatto contrario? In quali termini si finisce con l’intendere, nella pratica, la Regione, che in teoria dovrebbe fungere da coordinamento di iniziative su un territorio limitato?

E’ stato l’insieme di questi interrogativi a far lievitare un’opposizione vasta e articolata a un progetto così sgangherato. E questo nonostante l’appoggio militante dell’Alto Adige (con la direzione Barbieri sempre allineato con il partito del cemento, PiRuBi, ospedale, aeroporto, terza corsia ecc) che all’impresa ha dedicato pagine di supporto (con motivazioni del tipo "per la struttura attuale sono già stati spesi 30 miliardi" e allora buttiamone via altri 40, e poi altri ancora, allegria!)

Difatti si sono pronunciati contro l’Unione Contadini (per l’immotivato consumo di terreno agricolo), la circoscrizione di Mattarello (per i timori di inquinamento soprattutto acustico), glaciale è stato Pacher, i Verdi si apprestano a organizzare un referendum, L’Adige con un bel fondo del direttore Ghezzi sottolinea tutti i limiti di una tale cultura politica, ed altri ancora si stanno muovendo.

Bene. Un’opinione pubblica attenta e vivace è il miglior antidoto alla politica pasticciona.