Un sindaco salvato da Berlusconi
Da Capriana una storia da cui emerge l’incapacità della Provincia a controllare la legalità degli atti delle amministrazioni comunali.
Nel giugno 1996 a Capriana si tenevano le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale. In quella tornata, a contrastare lista del sindaco Alberto Casal, sostenitore della realizzazione della discarica comprensoriale di rifiuti solidi urbani nel greto dell’Avisio, si presentò una lista di ispirazione ambientalista.
Nel duro contrasto della campagna elettorale, la lista dell’allora sindaco pro-tempore non risparmiò asprezze e senza dubbio non dimostrò grande conoscenza delle regole.
Fra i tanti momenti discutibili uno attirò l’attenzione della stampa: il sindaco uscente, per rispondere ad un articolo di Questotrentino, a 15 giorni dal voto emanò e distribuì presso tutte le famiglie una circolare, protocollata in Comune, firmata anche dal segretario comunale e timbrata dal comune, nella quale allegava un aggressivo attacco al giornale e ai candidati della lista. Inoltre allegava la convocazione da parte dell’amministrazione comunale per il 24 maggio, di un’assemblea pubblica sulla discarica con tecnici di parte, informava di agevolazioni contributive per la ristrutturazione di edifici nei centri storici, indicava le modalità di voto. Documento da Repubblica delle banane.
La lista di opposizione fece subito revocare dagli enti locali la convocazione del Consiglio comunale e dell’assemblea, e denunciò i comportamenti del sindaco in quanto lesivi dell’art. 29 della legge 25/3/93, n. 81, dove il comma 6 precisa che "è fatto divieto a tutte le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di propaganda di qualsiasi genere, ancorché inerente alla loro attività istituzionale, nei trenta giorni antecedenti l’inizio della campagna elettorale e per tutta la durata della stessa".
La violazione di questa norma prevede causa di ineleggibilità del candidato e comporta la decadenza dalla carica di candidato eletto. Venne quindi inoltrata una denuncia alla procura della Repubblica e in questi giorni abbiamo avuto a disposizione il fascicolo che archivia il caso.
Il sindaco di Capriana ha infatti usufruito di una fortuna inattesa: è stato salvato da un discutibile decreto legge del governo Berlusconi, il n. 83 del 1995, successivamente reiterato da Dini che "abrogava temporaneamente gli effetti di detta norma".
E’ uno dei tanti esempi di come Berlusconi abbia usato quel suo breve periodo di governo e lascia intuire a cosa sarebbe ridotta oggi la democrazia italiana se quel governo avesse avuto modo di dispiegare tutte le sue arroganti intenzioni.
Il successivo governo di centro- sinistra ha fatto decadere quel decreto, ma intanto gli amministratori pubblici che avevano tenuto comportamenti scorretti e lesivi delle pari opportunità che i candidati devono avere in campagna elettorale venivano salvati: fra questi anche il sindaco di Capriana.
Il tutto merita alcune osservazioni.
Oggi Capriana è governata da un’amministrazione nata grazie alla presenza di forzature amministrative sanate da decreti legge vergognosi.
Dell’accaduto in quei giorni erano stati informati gli uffici degli enti locali della Provincia ed il Commissario del Governo. Ambedue questi momenti di riferimento istituzionale, a parte scaricare il fascicolo all’attenzione della magistratura, non sono intervenuti con efficacia ed hanno lasciato che una situazione tanto delicata maturasse a tutto vantaggio del sindaco.
Più volte la lista Insieme ha fatto presente agli uffici degli Enti Locali della Provincia la presenza di atti amministrativi di dubbia correttezza o di documentazione lesiva di diritti di informazione. Ma a tutt’oggi, anche in presenza di casi rilevanti e di grande evidenza, non si sono letti interventi che riportassero correttezza nell’agire dell’ente.
Partendo da Capriana, ma non solo, è opportuno quindi avviare una riflessione più ampia sulla democrazia presente nei comuni del Trentino dopo la legge di riforma regionale, sul ruolo di troppi sindaci che invece di amministrare per la popolazione divengono uomini di parte e si tramutano in padroni dell’ente.
Vale la pena riflettere sul ruolo delle minoranze, ormai relegate a comparse senza nemmeno più poteri di controllo. Ma vale soprattutto la pena di riflettere sul ruolo di controllo dell’ufficio Enti Locali della Provincia e chiedersi a cosa sia dovuta tanta pigrizia, o tanta incapacitàdi intervenire nel rispetto della legalità delle pubbliche amministrazioni. E se vi sono lacune legislative toccherà alla nuova Giunta regionale inserire questa attenzione nel processo della riforma istituzionale che auspicabilmente sarà avviata.