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I vent’anni di un testimone scomodo

QT, i potentati economici e il sostegno dei lettori

Periodicamente aggiorniamo i nostri lettori sullo stato di salute del nostro giornale; che pur avendo un’età in teoria florida - vent’anni - è sempre stato gracilino di salute. Basato sull’impegno civico (dei redattori che - come lavoro volontario - vi scrivono; e dei lettori, che si presuppongono interessati al dibattito politico-culturale della nostra comunità); libero da condizionamenti e quindi senza protettori; che intende "dire quello che gli altri non dicono"; rivolto ad un bacino d’utenza non amplissimo: con questi presupposti un giornale difficilmente ha la vita facile, e se riesce ad attecchire e a durare, deve trovare nel suo rapporto con i lettori (probabilmente più degli altri giornali commercialmente più robusti) nuove motivazioni, che si rinnovino al mutare delle condizioni politiche e del clima culturale.

Non nascondiamo come l’esplodere di Tangentopoli ci abbia (paradossalmente, a prima vista) tolto spazio, annullandoci il monopolio della denuncia, su cui potevamo contare nel Trentino degli anni ’80, fra magistrati inerti e giornalisti proni di fronte al potere. Questa nuova situazione (e il contemporaneo sorgere di problemi di turn-over all’interno della nostra compagine) ci ha portato negli scorsi anni ad una gravissima crisi: fronteggiata grazie al sorgere dell’Associazione Sostenitori di QT che - fra le altre cose - ha promosso una sottoscrizione che ci ha permesso di affrontare l’emergenza finanziaria.

Sul fronte editoriale abbiamo spostato l’accento dalla denuncia all’inchiesta. Passaggio non semplice, rischioso dal punto di vista della diffusione (è più facile vendere riportando le ladrerie di qualche potente, che non analizzando un qualche aspetto della società). Affrontando questo percorso abbiamo trovato, strada facendo, un filo conduttore, che in qualche maniera coniuga inchiesta e denuncia, capacità di guardare alla società e atteggiamento critico di fronte al potere. Abbiamo visto come il grande tema della modernizzazione del Trentino, del suo adeguamento al 2000, fatalmente si scontri con il sopravvivere di vetuste posizioni di potere, parassitismi, clientelismi contro i quali la battaglia sarà dura e incerta.

Alcuni esempi di questi mesi: lo scontro per il rinnovamento alla Camera di Commercio, che non è stato solo la rimozione di una cariatide come Detassis, ma soprattutto la crisi di un ceto burocratico autoreferente, professionale nella danza delle poltrone, incompetente negli argomenti di merito; oppure la battaglia attorno alla privatizzazione di Caritro, tra l’inserimento della finanza trentina nei grandi circuiti nazionali-internazionali, o il suo - provvisorio, finché dura, dura - mantenimento nelle mani del notabilato locale.

In entrambi questi casi, anticipatrice è stata la posizione di QT, che da anni aveva individuato nei culi di pietra un tappo per la società trentina, e aveva focalizzato la reale posta in gioco dello scontro sulla Cassa di Risparmio.

E questo non a caso: sono proprio le nostre caratteristiche - essere un periodico, quindi poter scavare in profondità; essere liberi, quindi non avere riverenze nei confronti dei poteri più o meno forti - a permetterci di svolgere questo ruolo. Che ci sembra una cosa importante.

Questa funzione del giornale è però delicata e comporta dei prezzi. Scontrarsi con i potentati non aiuta le finanze. Non solo: certi centri di potere, politico ed economico, coagulano attorno a sé un notevole consenso. Criticarli quando sono in auge (ed è allora che la funzione critica è utile, talora feconda) può indurre violenti contraccolpi.

Vogliamo ricordare come, quando (già nel ’96) noi abbiamo iniziato a sollevare interrogativi sull’allora sindaco Dellai, violentissime furono le critiche, che ci investirono a vari livelli (chi scrive fu pubblicamente accusato di essere al soldo di Berlusconi); oggi, dopo le trascorse sbornie del "Dellai nostro leader" di partiti e di giornali allo sbando, sta avanzando ovunque verso l’attuale presidente della giunta provinciale un atteggiamento più critico. Noi crediamo di aver favorito questo ritorno alla consapevolezza; e vigileremo perché non sia momentaneo. Rimane il fatto che esercitare la critica anche nei confronti dei poteri in auge, magari contigui alla propria area culturale, non è uno scherzo: il giornale - ricordiamo, organismo economicamente fragile, che vive dell’entusiasmo di volontari - viene sottoposto a onde d’urto che possono essere pericolose.

E’ per questi motivi che, oggi forse più che mai, abbiamo bisogno del sostegno dei lettori; sostegno innanzitutto finanziario, ma non solo. Capita spesso che degli abbonati vengano in redazione a versare la quota del rinnovo e che l’accompagnino con parole di incoraggiamento. Ci servono entrambe le cose. Ci serve sempre il vile denaro, perché non paga l’essere fuori dagli schemi; e ci serve l’appoggio nella società, perché è sempre latente il tentativo di ridurci al ruolo di fastidiosi rompiscatole.

Vent’anni, al di là della retorica, non è un’età facile. QT, a vent’anni, ha sempre bisogno dei suoi lettori.