Aeroporto: crescere, crescere, crescere...
Nato come “regionale”, oggi sull’aeroporto di Innsbruck, vicino al centro della città, volano aerei ogni 10 minuti. E si prevede un ulteriore aumento del traffico.
Il consiglio di amministrazione della srl che gestisce l’aeroporto di Innsbruck ha presentato la nuovissima versione del masterplan per lo sviluppo degli impianti. Ed ha confermato quanto sia i comitati cittadini contro il rumore che i verdi hanno criticato per anni. Il Consiglio comunale che ha dovuto decidere una presa di posizione del Comune (che insieme alla Provincia e allo Stato é proprietario dell’azienda), in gennaio non é riuscito a decidere un bel niente, e ha rimandato tutto alla seduta di febbraio. La giunta, intanto, é invitata ad "integrare" le diverse mozioni presentate.
L’aeroporto si trova quasi in mezzo alla città. Doveva essere un aeroporto regionale, assicurando i collegamenti con i grandi hub del traffico internazionale. Come tale, tutti (o quasi) lo hanno accettato, anche la gente dei quartieri vicini alla nuova struttura. Solo che regionale l’aeroporto non è rimasto, né poteva essere altrimenti.
Per motivi di sicurezza, e per offrire migliori servizi, bisognava investire. E perché gli investimenti fossero redditizi, bisognava crescere, attrarre nuove compagnie, specialmente nel settore charter. Le proiezioni del primo masterplan (fine degli anni ‘80) sono state ampiamente superate, per la quantità sia dei voli effettuati che di passeggeri trasportati. Oggi siamo ben oltre il mezzo milione di utenti l’anno. Nell’alta stagione turistica, abbiamo un volo ogni dieci minuti; il che sarebbe una miseria a Vienna o a Malpensa, ma qui siamo in una valle alpina, a due chilometri del centro della città, con voli che passano letteralmente sopra le teste dei residenti.
Nei prossimi 15 anni, secondo le proiezioni del nuovo piano, i voli dovrebbero aumentare del 60%, il numero dei passeggeri del 120%. A patto che non cambi la politica europea della deregulation e del cherosene senza tasse, cioè dei prezzi di volo assurdamente bassi, che mette l’aviazione al primo posto nella graduatoria dei tassi di crescita e di nocività ambientale).
Imanagers dell’aeroporto progettano dunque nuovi impianti per i passeggeri e moderne ed efficienti attrezzature per lo smistamento dei bagagli, nuovi parcheggi, una nuova uscita autostradale, ed un ampliamento delle zone (inedificabili) di sicurezza; e, dulcis in fundo, lo spostamento del fiume Inn verso sud-ovest per meglio utilizzare la pista che oggi (in barba alle norme di sicurezza) finisce proprio a qualche passo della riva del fiume. Come dire: evviva la crescita, e la città si adegui, costi quel che costi (agli altri!). La teoria economica questo atteggiamento lo definirebbe come esternalizzazione dei costi; il che, come si sa, è razionale dal punto di vista della singola impresa, ma alquanto irrazionale dal punto di vista dell’interesse collettivo.
Ed il Comune, sia in veste di co-proprietario dell’impresa, che di difensore dell’interesse generale, che fa? Finora fa il furbo, cioè lo scemo, fingendo di non accorgersi della contraddizione.
Un documento del dipartimento urbanistica - dal quale, però, l’assessore (popolare) all’urbanistica ha frettolosamente preso le distanze - ha aspramente criticato l’atteggiamento dell’Aeroporto srl. Chi vuole più che raddoppiare il numero dei passegeri, anziché provocare la triplicazione del traffico individuale, dovrebbe almeno pensare un po’ a modelli alternativi, come il potenziamento del trasporto pubblico, e pagare anche le indispensabili infrastrutture. E chi vuole ampliare le zone di sicurezza, dovrebbe comperare i relativi terreni, invece di chiedere al Comune un nuovo piano regolatore che di fatto esproprierebbe i proprietari dei terreni adiacenti all’aeroporto. Terreni che andrebbero declassati da zona residenziale a zona inedificabile. In altre circostanze, quando si discuteva di un simile declassamento per ragionevoli motivi di pianificazione del territorio e di lotta alla speculazione, i popolari erano sempre pronti a difendere i diritti della proprietà privata. Ma quando c’è di mezzo l’aeroporto, la musica cambia.
L’azienda comunale ha speso 14 miliardi per sviluppare una falda acquifera sotterranea come riserva di acqua potabile? E chi glielo ha fatto fare? Non vorremo mica frenare l’espansione dell’aeroporto per questi miseri miliardi del contribuente?
E per finire: il dipartimento urbanistica chiedeva una valutazione dell’impatto ambientale del progettato spostamento del fiume Inn, ma il nostro bravo assessore ha rinnegato quei guastafeste che ponevano quesiti inopportuni. Solo che i verdi, in Consiglio, hanno presentato il documento dell’urbanistica come loro mozione, aggiungendo poi altre rivendicazioni, come un tetto massimo per le emissioni (rumore, sostanze inquinanti), cui l’aeroporto dovrebbe adeguarsi. Invece dell’espansione incontrollata, la mozione chiede di riportare l’aeroporto al suo ruolo orginale. I costi di questa decisione (un potenziale deficit dell’impresa), questi sì che la collettività deve assumerseli.
Apriti cielo! Popolari e socialdemocratici che fanno parte del consiglio di amministrazione della srl gridano al tradimento, si prospetta un dibattito-fiume. Finalmente il sindaco ristabilisce l’ordine, mandando tutti a casa: la giunta ridiscuterá tutto, se ne riparlerà a febbraio...