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Misteri aeroportuali

Aeroporti di montagna: ad Innsbruck è andata così. Se i trentini vogliono imitarci...

Come mai un volo Innsbruck-Vienna (andata e ritorno) costa quattro volte il prezzo di un round trip a Londra (il quale costa meno di un semplice biglietto ferroviario)? Meno di un'andata e ritorno da Monaco a Luxor? Perché mai i miseri 1000 chilometri dovrebbero costare quasi quanto un volo transoceanico, più una settimana in un albergo di quattro stelle, da Vienna a Hongkong, Pechino, Bombay, Città del Capo o Miami? (Chi voglia controllare vada in un'agenzia di viaggio e chieda i prezzi "last minute" per una settimana in Florida o in Sudafrica.)

Elementare, Watson. Da Innsbruck a Vienna vola soltanto la Tyrolean, sussidiaria della compagnia di bandiera Austrian-Lauda (eh si, proprio il Niki Nazionale già della Ferrari!). Senza prenotazione, non si vola, almeno da lunedì a venerdì, alle 6.30 del mattino e alle 8 di sera, perché gli 80 e passa posti sul Fokker sono tutti venduti. Chi vola, è un funzionario di Mamma Provincia o un manager di qualche impresa, non paga di tasca propria - e il ticket costa, ad occhio e croce, quanto la ferrovia più una notte in albergo più la diaria per due giorni di servizio fuori sede.

Il discorso cambia solo quando il passeggero viaggia su un volo di coincidenza, diciamo da Mosca a Vienna e poi a Innsbruck. La parte del prezzo che il carrier più grande rivolge alla Tyrolean, è una miseria. La Tyrolean, come ogni compagnia che si rispetti, ha un software nel calcolatore che le permette di calcolare i prezzi non secondo i costi specifici di una determinata linea, ma in base ai costi complessivi di tutta l'impresa i quali, ovviamente con un margine di profitto adeguato - che per la sussidiaria Tyrolean e molto più grande di quello della compagnia-madre - vengono suddivisi sulle linee secondo i criteri di mancanza o meno di competizione e della presumibile disponibilità dei clienti a pagare un determinato prezzo che, a sua volta, è limitato da fattori esterni al volo stesso.

E scommettiamo che i clienti di un presunto nuovo aeroporto di Trento (o Bolzano) i pochi voli a Roma o Milano o, magari, Napoli o Palermo - in paragone ad uno sbarco, diciamo, da Verona - li pagheranno a prezzi d'oro, visto che certamente anche le sussidiarie regionali dell'Alitarla avranno lo stesso software. E per questo la Provincia di Trento dovrebbe sborsare miliardi del contribuente? Auguri.

Nelle nostre vallate alpine, lo spazio è ristretto, e l'urbanistica ha delle difficoltà ancora più gravi di altrove, poiché la concorrenza fra diversi usi del territorio (e questa si che esiste!) è acuta. Dove c'è un aeroporto, non può starci, mettiamo, l'edilizia popolare e nemmeno una zona industriale (la quale comporta molto più valore aggiunto e più tasse per il Comune). Un aeroporto deve essere usato, sennò come si finanziano gli investimenti? Cioè più traffico aereo c'è, meglio è, per il proprietario almeno, che di regola è una società controllata dal Comune o dalla Provincia. Altrimenti, l'aeroporto è un buco nero dove spariscono, dopo gli investimenti iniziali, soldi pubblici che ogni anno debbono finanziare le perdite operative. Più traffico vuoi dire - oltre ad un livello più alto di inquinamento - anche nuovi, più sofisticati sistemi di sicurezza per aerei più grandi, cioè più "produttivi", cioè più ampie zone di sicurezza, cioè zone non edificabili, cioè meno spazio urbano. (E vi diranno, vi garantisco, che aerei più grandi sono una benedizione per la popolazione che si ribella contro l'inquinamento rumoroso, visto che un maggior numero di passeggeri può essere trasportato con meno voli, cioè relativamente meno emissioni. Ed è vero. Solo che poi ci vogliono più aerei più grandi, ed aggiuntivi voli charter, per finanziare le attrezzature necessario per adeguare l'aeroporto a questi benedetti aerei...)

Insomma, un aeroporto deve espandersi, sennò che aeroporto sarebbe?

Da principio, in città come Innsbruck, Bolzano, Trento, si tratta di un innocuo e tranquillo aeroporto provinciale, che serve "solo" per assicurare le coincidenze con i voli transcontinentali, e magari per qualche bravo cittadino che ogni tanto si concede due settimane a Corfù o nelle Canarie. Ad un certo punto, però, bisogna scegliere tra finanziare un grave deficit di gestione, o accettare un livello molto più elevato di traffico aereo. C'è sempre qualche congestione, mettiamo a Linate, che offre la possibilità di guadagnarsi qualche nicchia di mercato ed attrarre voli aggiuntivi. E auguri alla Provincia Autonoma di Trento.

I lettori forse ricorderanno un mio servizio su QT pubblicato lo scorso anno. I verdi, in Consiglio comunale, avevano presentato la richiesta di un piano d'uso "sostenibile" (e compatibile con lo sviluppo urbano) dell'aeroporto. Un piano di Comune e Provincia che rispettasse gli interessi della collettività.. Quando si trattò di votare su questa mozione, apriti cielo! Contrari, i popolari, i socialisti, i liberali - in nome dell'efficienza e dello spirito di impresa. E i verdi sotto accusa, quasi come nemici della patria.

Concludendo: a chi vuole un piccolo e tranquillo aeroporto di provincia a Trento, tanti auguri. E non faccia lo scemo!

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