Quelli del Teroldego
I progetti della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
Facce nuove ai vertici della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo e aria di rilancio per l’anno nuovo. Dopo i numerosi rinvii, forse è la volta buona anche per il trasferimento della sede. In primavera, dopo la gara di appalto che si annuncia imminente, dovrebbero iniziare i lavori per la costruzione della nuova cantina in località Braide, alla periferia sud-est del paese. Si tratta di un notevole investimento (13 miliardi) che dovrebbe dare un nuovo look ad un’antica compagine cooperativa, solida ma più piccola e meno nota della cugina di Mezzocorona.
Recentemente si sono svolte le elezioni di fine mandato, alle quali si è presentato dimissionario il presidente Vittorio Tait, che ha retto le sorti della cooperativa negli ultimi vent’anni. Nel discorso di commiato, il presidente uscente aveva invitato a votare per il proprio vice, ma l’assemblea, molto partecipata e intensa (228 fra presenti e deleghe su un totale di 272 soci), ha invece eletto nuovo presidente Carlo Malfatti, insegnante e contadino a tempo parziale.
C’è chi del risultato a sorpresa ha voluto dare una lettura politica: infatti il candidato scontato ma sconfitto è assessore comunale della giunta Patt che governa la borgata dove, alle recenti elezioni regionali, il partito di Tretter e del sindaco Laura Dalfovo ha registrato una notevole e inaspettata flessione di consensi.
Ma torniamo ai propositi per il futuro. La nuova dirigenza vorrebbe dare veloce attuazione all’antico progetto di trasferire in periferia la cantina, che opera ancora nel centro storico, dove talvolta si trova a combattere con qualche lamentela a causa degli inevitabili rumori e disagi, particolarmente intensi durante il periodo della vendemmia. Trasferimento auspicato da anni e in vista del quale, da qualche tempo, la cooperativa aveva comperato un terreno ai margini della zona commerciale di Mezzolombardo. Dal centro scomparirà quindi un pezzo di tradizione, anche se in paese la cantina manterrà comunque una vetrina, gli uffici di rappresentanza e l’enoteca.
Parallelamente all’avvio dei lavori si dovrebbe concludere anche la lunga trattativa con il Comune che vorrebbe acquisire per quasi 5 miliardi l’immobile, ritenuto strategico, che verrà liberato con il trasferimento delle lavorazioni in periferia.
E gli altri miliardi? Una quota dell’investimento proviene dalla Provincia che, sulla base della legge 28, tra quote di contributo a fondo perduto e intervento per l’abbattimento degli interessi bancari, dovrebbe assicurare alla cooperativa il 45% dei 13 miliardi previsti come spesa. Per il resto, la cooperativa dovrà metterci del proprio.
La Cantina, dicevamo, è solida. Quest’anno ha chiuso il bilancio con un fatturato di oltre 10 miliardi e produce utili. I soci hanno ricevuto un ottimo dividendo: per ogni quintale di uva conferito hanno incassato una media di 242.000 lire e 255.000 lire a quintale per il Teroldego, vino sul quale la Cooperativa Rotaliana fonda le sue fortune. Si tratta infatti di un prodotto unico, la cui qualità è dovuta prevalentemente ai terreni trascinati dalle antiche alluvioni del Noce, che hanno reso quel tratto della piana Rotaliana particolarmente adatto alla coltivazione di quel vitigno. Ciò spiega anche la tenacia con la quale i più avveduti difendono i vigneti dalla ventilata bretella autostradale, che comprometterebbe definitivamente un ecosistema irripetibile e prezioso.
Alla Cantina, nata negli anni Trenta, partecipano 272 soci che lavorano 260 ettari di vigneto e che quest’anno hanno conferito 40.000 quintali di uva da vino. I soci sono prevalentemente di Mezzolombardo; alcuni provengono da Grumo e S. Michele all’Adige, mentre altri portano l’uva prodotta nei masi di Nave S. Rocco e perfino sulla collina di Martignano. La Cooperativa Rotaliana vanta anche un significativo primato: grazie alle capacità tecniche del suo direttore Luciano Lunelli, è stata la prima a introdurre in Trentino, negli anni Ottanta, la produzione del Novello con la tecnica della macerazione carbonica.
Nel suo piccolo la cooperativa, in collaborazione con i consulenti dell’Esat e dell’Istituto Agrario di S. Michele, cerca anche di elevare la qualità del prodotto sostenendo le tecniche biologiche nella difesa dai parassiti. Quest’anno, ad esempio, verrà diffusa in quasi tutta l’area coltivata a Teroldego la tecnica della confusione sessuale per combattere l’attacco della "tignoletta" della vite. Inoltre la cooperativa, sempre in collaborazione con gli enti di consulenza e di ricerca agricola, mantiene un campo sperimentale dimostrativo nel quale sono tenuti e sviluppati diversi cloni di Teroldego.