Cinque ore per un’ambulanza? Prepariamoci al peggio
La notizia è del mese di agosto e riguarda un paziente fragile che ha atteso oltre cinque ore prima di essere preso in carico da un’ambulanza per essere trasportato a domicilio. E ha messo in luce un aspetto del servizio offerto dalla sanità trentina, già noto agli addetti ai lavori nelle sue criticità. Vediamo di capire cosa è successo e soprattutto cosa ci potrà aspettare in futuro.
Il servizio trasporto infermi si compone di due settori distinti: il soccorso prestato da Trentino Emergenza per le richieste telefoniche di soccorso urgente al 112, ed il settore dei trasporti cosiddetti programmati.
Nel primo caso Trentino Emergenza utilizza principalmente i propri mezzi, dall’elicottero all’ambulanza, e quindi una serie di mezzi messi a disposizione dalle associazioni di volontariato (ODV). I trasporti programmati sono anch’essi gestiti da Trentino Emergenza, che utilizza talvolta i mezzi propri ma principalmente quelli delle ODV. Essi riguardano appunto le prestazioni che possono essere programmate: le dimissioni dai reparti ospedalieri, i trasporti di pazienti non autosufficienti per le visite specialistiche ed altri ancora.
Il movimento delle ODV offre il proprio servizio in via spontanea e senza fini di lucro, ispirandosi ai valori di solidarietà, condivisione e sostegno delle persone più fragili. Pur con le dovute considerazioni, la qualità del servizio svolto è sempre stata elevata, proprio perché nasce da un movimento di solidarietà senza fini economici. I disguidi lamentati dal paziente che ha atteso cinque ore un’ambulanza non dipendono dalla volontà delle ODV (che intervengono solo su chiamata della centrale operativa), ma dal sistema organizzativo che le gestisce, ovvero da Trentino Emergenza, che opera ovviamente nei limiti dei mezzi a disposizione e dei picchi di richieste, talvolta elevati, e che hanno probabilmente causato il ritardo lamentato.
Orbene, fino a tutto il 2023 il servizio di trasporto programmato viene remunerato alle ODV a compenso, ovvero viene pagato loro un importo per ogni missione svolta. Tale compenso ha sempre permesso alle ODV di gestire adeguatamente il servizio, acquistando i mezzi necessari, formando il personale che sale in ambulanza e coprendo anche le spese generali dell’associazione. In modo da poter continuare ad esistere in autonomia, gestendo le proprie risorse in maniera oculata e virtuosa.
Ma per i servizi programmati sono in vista delle novità che non saranno foriere di buone nuove. È infatti in corso la preparazione, da parte di APSS, di un bando di concorso europeo per l’assegnazione del servizio di trasporto programmato, aperto a tutti e abbandonando di fatto l’impostazione attuale. In attesa di leggere il testo dello stesso, indispensabile per capire gli esatti contorni del nuovo impianto, vediamo di fare alcune riflessioni, alla luce di quanto è già avvenuto in altre realtà italiane.
Anzitutto è chiara la volontà di Trentino Emergenza di occuparsi solo delle urgenze e di abbandonare gradualmente il coordinamento dei servizi programmati. Scelta condivisibile, in quanto concentra le risorse di un intero sistema sulle richieste più impellenti dei cittadini. Purché, ovviamente, i servizi programmati siano affidati a chi può garantire almeno un pari livello di qualità di quello attuale.
Per poter risparmiare il più possibile nell’assegnazione del bando, il livello di prestazione richiesto tenderà probabilmente al ribasso in termini di qualità. Ovvero sarà accettata una dotazione di strumentazione a bordo delle ambulanze più modesta, il livello di preparazione del personale sarà minore, e la qualità offerta ai pazienti trasportati precipiterà.
Non solo. I bandi sono già stati visti da molte realtà operanti nel mondo del trasporto infermi come un affare da cogliere, e in più casi si è sgomitato per ottenerne l’assegnazione, con tutti i trucchi che la cultura italiana mette in campo in queste situazioni. Il risultato è stato un abbassamento del livello della qualità della prestazione, che a chiacchiere è al centro di tutte le attenzioni degli attori in gioco (politici in primis), ma che in realtà interessa a pochi.
A rischio è un sistema collaudato di solidarietà, di sostegno delle persone più fragili, da sempre svolto dalle nostre ODV con ottimi livelli di qualità, riconosciuta sia da coloro che utilizzano il servizio, sia da chi osserva dall’esterno il nostro sistema basato su solide forme di volontariato.
Quindi prepariamoci al peggio. Se in un sistema che ha sempre garantito affidabilità si riscontrano oggi dei disservizi come quelli in argomento, cosa possiamo aspettarci quando lo stesso servizio non avrà anzitutto la regia di un organismo che ha competenza ed esperienza (Trentino Emergenza), e che verrà svolto da un'entità che probabilmente avrà solo uno scopo economico? Che necessità c’è di adeguare queste prestazioni del sistema sanitario trentino ad un livello nazionale che ci presenta spesso situazioni di malasanità? E perché la decantata autonomia trentina non trova espressione nella difesa dei valori più nobili, quali la solidarietà, che la nostra comunità ha sempre espresso e che oggi sono sempre più a rischio?