La sentinella
Le "denunce" contro gli emarginati della consigliera Katia Rossato
Katia Rossato, eletta nel 2018 consigliera provinciale con la Lega e attualmente Fratella d'Italia, si è fin qui distinta per la militanza no-greenpass e per le sue segnalazioni di abusi e illegalità perpetrati da cittadini stranieri e da altri “carichi residuali”. Ma nonostante l'attivismo dispiegato in aula e sui social, i quotidiani trentini si ostinano a ignorarla.Scriveva nel novembre scorso: “Uno, due, tre.... venti comunicati stampa inviati ai giornali locali su problemi del territorio e dei cittadini, zero articoli, se non qualche trafiletto ogni tanto! Ormai mi conoscete da quattro anni, sapete che non sono una persona che sgomita pur di apparire come tanti altri colleghi. Ma la mia indignazione rimane comunque tanta davanti al silenzio assoluto su quello che porto in aula! Non ho idea se ci sia qualche 'spinta contraria', quello non lo posso sapere, anche se qualche dubbio sinceramente comincia a venirmi!”.
In realtà, sui giornali la Rossato ci finì appena eletta, quando lamentò che il parco pubblico del suo quartiere era invaso da piccoli extracomunitari che “girano per il paese e occupano il parchetto. Utilizzano (su panchine, dondoli e altalene, n.d.r.) i posti che erano nostri. Si sono appropriati dei nostri spazi”. Un implicito invito a instaurare l'apartheid?
Sui giornali ci è poi ricapitata nel mese scorso, oltre che per la richiesta di sbaraccare il Centro Sociale “Bruno”, per via di una lunga querelle partita da un comunicato di FdI (firmato da Rossato, Cia e Dalpalù e successivamente portata avanti da lei sola) che denunciava la “situazione disastrosa in cui sta versando la palestra in ristrutturazione del Liceo Prati”, che nelle ore notturne diventa "uno stabile alla mercé di spacciatori, tossicodipendenti e senza fissa dimora", impedendo oltre tutto agli operai la normale prosecuzione dei lavori.
A questo punto la preside del “Prati”, Paola Baratter, precisa che né le attività didattiche né i lavori di ristrutturazione sono ostacolati dalla presenza notturna di questi senzatetto; una situazione, del resto, nota alla forze dell'ordine che hanno già effettuato alcuni interventi, non ritrovando traccia di stupefacenti né situazioni che richiedessero l'arresto di qualcuna di queste persone.In ogni caso – aggiunge la preside - “in questi giorni si sta provvedendo allo sgombero e alla sanificazione dei locali interrati e all'installazione di un sistema di sorveglianza che dovrebbe risolvere definitivamente il problema".
"Resta piuttosto da domandarsi – conclude - come mai persone senza fissa dimora non abbiano trovato altro posto dove ripararsi dal freddo che i locali freddi e inospitali sottostanti un cantiere in attività".
Tutto chiarito? Eh no, il boccone è troppo ghiotto, e la Rossato insiste: “La mia denuncia è giusta. (…) Dalle testimonianze dirette dei cittadini con i quali ci siamo confrontati, alcuni degli occupanti sarebbero stati avvistati più volte in prossimità del cantiere in atteggiamenti equivoci per poi introdursi nell'edificio. Una delle tante foto che ci sono giunte dell'interno e inerente un mucchio di fazzoletti in un angolo, sporchi di quella che sicuramente non era passata di pomodoro, lascia poco spazio all'immaginazione in merito a quello che con tutta probabilità avveniva nei locali”.
Stavolta a rispondere è una lettera firmata da 24 docenti del liceo: "La consigliera – scrivono - ha presentato un'interrogazione sulla base di informazioni che non ha verificato, senza chiedere ragguagli alle forze dell'ordine, che sono intervenute, o alla dirigente scolastica, che - dopo molta insistenza - è riuscita ad ottenere una soluzione dagli organismi preposti. (...) Adesso la consigliera Rossato ritiene di poter stigmatizzare le considerazioni umanitarie che la preside ha proposto. Ma c'è un dovere di umanità nei confronti di chiunque, altrimenti si assume una posizione anti-umanitaria, o semplicemente disumana”.
Ma la Rossato ancora non demorde e nell'ennesima lettera all'Adige ribadisce la legittimità della sua denuncia, perché “il politico rappresenta il popolo e quindi è portavoce di quella parte che si riconosce nella sua linea o nelle sue idee”; e ribalta sui docenti i sospetti di “disumanità”: “Se avessero voluto essere umanitari avrebbero dovuto attivarsi scrivendo a Comune o Provincia, chiedendo uno spazio adeguato a queste persone oppure la possibilità di ospitarli nella scuola (ad esempio in aula magna) dalle 20 alle 6”.
Ma attivarsi di fronte a un problema non è forse il compito di un pubblico amministratore?