Demolita la piscina, sfrattati gli atleti
Prabi di Arco, via ai lavori per l’acquapark, al servizio del campeggio. Ma il Comitato dà battaglia con la solidarietà di Federica Pellegrini
Non c’è stato verso, nessun compromesso è stato accettato. La piscina olimpica di Prabi (Arco), vetusta ma che dal lato sportivo serviva egregiamente la comunità da Arco a Riva, Tenno, Nago Torbole (in qualche occasione la valle di Ledro e gli sportivi di Malcesine) è stata demolita.
Così titolavano i giornali il 22 dicembre. L’annuncio era del presidente di Amsa srl, società in house partecipata al 100% dal Comune di Arco, Renato Veronesi, ex sindaco della città, che rispondeva così alle critiche che erano venute al Comune e al progetto di realizzazione di un parco acquatico non solo dal Comitato Salviamo la piscina di Prabi, anche dalla sezione trentina della Federazione Italiana Nuoto, dalle minoranze del consiglio comunale di Arco e da… Federica Pellegrini, la più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi.
“Abbiamo saputo del progetto solo il 19 luglio scorso in occasione della premiazione nella piscina di Prabi di una nostra atleta, Helene Giovanelli, che aveva vinto la medaglia d’argento ai World Games per la disciplina nuoto di salvamento” - dicono Gabriella Poma, medico ospedaliero ad Arco, e Jacqueline Calacoci, impiegata comunale, esponenti del Comitato Salviamo la piscina di Prabi e madri di atleti che lì si allenavano.
Helene Giovanelli è campionessa che ha nel palmarès vari titoli sportivi e fa parte della nazionale italiana di salvamento con altri 4 atleti della Società Amici del Nuoto di Riva che raccoglie i nuotatori della Busa e dintorni.
Fino all’altro giorno si allenavano da settembre a maggio a Riva e dal primo giugno a metà settembre nella piscina olimpica di Prabi: “60.000 utenze l’anno” ricorda il Comitato che, saputo in ritardo del progetto di smantellamento, aveva raccolto 1.211 firme: cittadini arcensi, gente del basso Trentino interessata all’uso della vecchia struttura e turisti. La petizione chiedeva un incontro con gli amministratori di Arco per cercare una mediazione che salvasse, oltre ai valori economici, turistici, di svago che la realizzazione del progetto di acquapark si prefigge, di soddisfare anche le esigenze di impegno e crescita sportiva dei giovani di Arco, Riva, Torbole. “Amsa – annotano Poma e Calacoci – oltre alla piscina gestisce anche il limitrofo campeggio e il Comune nel 2021 aveva inserito nei documenti programmatici la sistemazione della piscina di Prabi”.
Una struttura storica, una delle 4 piscine olimpiche trentine, quelle da 50 metri per intenderci. Costruita nel 1972, era l’unica in Trentino a disporre di 10 corsie. Nel corso di 50 anni aveva conosciuto un processo di degrado dal punto di vista sportivo: nel 1997 erano stato abbattuti quasi tutti i blocchi di partenza ed era stata tolta l’omologazione olimpionica. Niente più gare quindi. Rimaneva la possibilità di allenamento per i giovani nuotatori dediti all’agonistico.
“Si è notato negli anni – sostengono al Comitato – la scarsa volontà di Comune e Amsa di mantenere a livelli competitivi quello che era un fiore all’occhiello dello sport trentino”. Scelta politica dovuta a considerazioni legate non solo all’aspetto edonistico ma soprattutto a quello economico: mettere la piscina di Prabi al servizio del turismo, e quindi del contiguo campeggio. Per questa ragione si ridusse la profondità della vasca che, essendo scoperta, offriva una temperatura dell’acqua non adeguata. Stop alle gare e manutenzione non proprio maniacale da parte del Comune. Si noti che i campeggiatori di Amsa hanno sempre usufruito gratuitamente dell’impianto.
Gli sportivi? Il nuovo complesso non sarà omologato per la pratica sportiva e la piscina maggiore sarà di 25 metri (per 10,4). Non si potevano tenere in considerazione anche le ragioni delle famiglie coinvolte nella Busa e anche più in là, che chiedevano di tutelarne i valori sportivi? “Ci siamo battuti fino all’ultimo. – dicono dal Comitato - Esistono altre società sportive, di nuoto, pallavolo e atletica, che usavano Prabi per un allenamento integrato. E la società Amici Nuoto Riva i cui atleti si allenavano per quasi 4 mesi l’anno a Prabi conta attualmente 220 tesserati, di cui 70-80 agonisti, e gestisce tutta l’estate i camp di nuoto per i bambini dell’intera Busa. Circa 600. Non crediamo che questi ultimi usufruiranno della struttura che ha una piscina di 25 metri e solo 5 corsie”.
Nel corso della sua battaglia il Comitato guidato da Gabriella Poma e Jacqueline Calacoci ha anche sottolineato varie incongruità nel progetto di Amsa. Firmato il 2 giugno del 2022, prevede un investimento di 7 milioni e 400.000 euro. Il finanziamento sarà di Amsa attraverso un mutuo rimborsabile in 5 anni di 5,5 milioni di euro. Ma alla fine sarà il Comune a sostenere le spese, come faceva fino a ieri, ripianando le perdite annuali dell’impianto di Prabi con un contributo annuale che variava negli ultimi anni tra i 75 e gli 80.000 euro. “Dicevano che la piscina era troppo costosa e quindi volevano sostituirla con un complesso economicamente più gestibile. Anche a servizio del vicino parcheggio e soprattutto del camping. Ma nel business plan si segnala che il costo annuale a carico del Comune passerà a 95.000 euro, con spesa in aumento quindi”.
Non hanno fatto nulla le organizzazioni ufficiali dello sport per difendere le loro prerogative?
“Per progetti sopra il milione di euro avrebbe dovuto intervenire il Coni, ma in questo caso non poteva farlo perché non ci saranno più spazi per società e sportivi. Prabi da struttura olimpionica passerà ad essere un impianto equiparabile a quello di qualsiasi albergo”.
E i vostri atleti?
“Viene a mancare la possibilità di praticare in loco lo sport agonistico; pensiamo a quello di salvamento, ad esempio, che qui ha raggiunto livelli nazionali”.
Che risposte avete avuto ufficialmente dal Comune?
“Abbiamo avuto un incontro col sindaco Alessandro Betta (PD), la giunta e la dirigenza Amsa. Hanno parlato due mamme di atleti ma anche il presidente della Federazione Nuoto del Trentino, Cristian Sala, che già era intervenuto sulla stampa locale cercando un approccio con la giunta, non per bloccare il progetto di acquapark ma per trovare una mediazione. Sala in quella occasione rinfacciò al sindaco di avergli scritto due volte e di aver offerto i servizi dei tecnici FIN a questo proposito, senza ottenere risposte”.
Non era stata la sola entità sportiva, la massima a livello locale e nazionale per il nuoto, a rivolgersi al Comune per salvaguardare gli spazi dello sport, che interessano il sociale e centinaia di famiglie e di giovani. Lo aveva fatto anche la più grande campionessa di nuoto italiana, Federica Pellegrini. Le aveva scritto una giovanissima atleta, 11 anni, Isabel, chiedendole aiuto. E la campionessa olimpica, mondiale ed europea aveva postato su Instagram la lettera e un suo commento. Che, riassumendo, asseriva come fosse miope che il mondo del nuoto agonistico, che in Italia sta vivendo un boom di proporzioni incredibili, perda uno dei suoi impianti a favore di un parco acquatico. Aveva poi succintamente ripetuto queste sue considerazioni sul giornale sportivo più diffuso, La Gazzetta dello Sport. E aveva fatto di più. In occasione del Festival dello Sport di Trento del 2022 in qualità di ospite d’onore aveva dimostrato la sua solidarietà, con un “In bocca al lupo”, alla signora Isabel Raso, che alla conferenza stampa aveva mostrato un cartello di protesta del Comitato di Prabi.
E le centinaia di firme che avete raccolto che fine hanno fatto?
“Abbiamo fatto in seguito, in 24 ore e solo tra i cittadini di Arco, una seconda raccolta di firme che abbiamo depositato in Comune il 18 novembre. E abbiamo organizzato due serate, molto partecipate, per informare sulla nostra battaglia. La giunta ci ha ignorati, mentre sono comparsi alcuni consiglieri della minoranza in Consiglio. E il consigliere provinciale Filippo Degasperi di Onda il 16 dicembre ha presentato un ordine del giorno che teneva conto delle opinioni ed esigenze del mondo dello sport agonistico della Busa e dintorni. Respinto dalla maggioranza provinciale. Abbiamo infine ottenuto un incontro col presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder che si terrà quando QT sarà in tipografia per la stampa. In giunta comunale non hanno proposto nulla di nulla per venire incontro agli sportivi. Avevamo suggerito di mantenere almeno la piscina di 50 metri, nello spazio che userebbero per quella di 25 e di una minore, per i tuffi, che non si sa a cosa servirà. Un assessore ci ha suggerito di… darci al calcio. La piscina di 50 metri serviva anche ad un'altra e minore società sportiva e a vari atleti di triathlon. Persino un gruppo di disabili si è rivolto ai giornali per perorare la causa che, dicono, è anche loro. I 7 consiglieri di minoranza di Arco hanno proposto un ordine del giorno per cambiare il progetto, ma i 13 di maggioranza lo hanno respinto”. E così il 22 dicembre sono iniziati i lavori di smantellamento della piscina olimpica.
Rabbia e delusione esprime Gabriella Poma: “Che fare? Un ricorso al Tar o alla Corte dei Conti? Amsa affida i servizi senza gara d’appalto ma può dare solo servizi di valenza pubblica. Mancando lo scopo sportivo per l’acquapark però il progetto diventa unicamente di rilevanza economica… Eppure secondo il documento di programmazione del Comune di Arco i valori dello sport dovrebbero essere perseguiti, mentre questo progetto li avvilisce. Nelle linee guida di AMSA è scritto che dopo la realizzazione del parco acquatico, lo sviluppo successivo riguarderà il collegamento del campeggio e il rifacimento di un parcheggio sul lato ovest, nuovi spogliatoi e un’area wellness e solarium. Quindi una nuova megastruttura a servizio del turismo. Con campi da tennis e beach volley ad Ovest delle piscine”.
Vi siete rivolti al Difensore Civico?
“Sì. E ci ha detto che il Comune è stato inadempiente perché in tutto questo tragitto doveva pubblicare la documentazione e darla anche a noi. Invece, nessuna pubblicità, niente trasparenza”.
Certo, c’è la piscina di Riva a pochi chilometri. Ma l’estate è chiusa. Ci sono quelle delle maggiori città… ma perché costringere giovani atleti e famiglie di una popolosa zona a servirsi di quelle, visto che non si può smettere di allenarsi per mesi? Ma soprattutto visto che qui c’era una piscina olimpica che poteva essere ristrutturata e rilanciata. Per gli sportivi, per i giovani, per la popolazione. E per il turismo.