Siamo qui e continuiamo a (r)esistere!
È andato ieri in scena in Consiglio Provinciale un siparietto tragicomico e grottesco. I consiglieri Moranduzzo e Rossato chiedono di cacciarci dallo stabile di Lungadige S. Nicolòper farci quello che noi già ci facciamo, perché improvvisamente hanno a cuore le sorti delle numerose persone che vivono all’addiaccio.
La consigliera Rossato afferma che il comodato d’uso che avevamo stipulato con la Provincia sarebbe scaduto: niente di più falso: quel comodato è stato stralciato unilateralmente dalla Pat con la scusa di lavori che avrebbero riguardato l’area su cui sorge il Centro Sociale Bruno.
E qui viene il bello, quando il vice presidente Tonina ammette candidamente che non ci sono al momento progetti certi sulla zona e sullo stabile, ma che intanto dovrebbero sgomberarci e poi si vedrà. Insomma, l’ennesima uscita propagandistica di chi ha solo saputo distruggere, discriminare e ridurre il welfare di questo territorio, nonché gli spazi di aggregazione. Pur di non parlare dei problemi reali che affliggono il Trentino tirano fuori uno dei loro cavalli di battaglia della campagna elettorale di 4 anni fa. Come allora continuano a parlare di un Centro Sociale come se fosse un fungo malefico spuntato chissà come e non qualcosa che è sorto e sta in piedi perché risponde alle esigenze di una fascia consistente della popolazione.
Il Bruno - che ricordiamo era un edificio in completo stato di abbandono e recuperato a nostre spese - non ospita solo delle persone che altrimenti si troverebbero per strada, ma ha una scuola d’italiano, uno sportello curriculum, uno inerente al diritto all’abitare e uno di orientamento legale. Progetti che hanno vita in maniera autonoma e autorganizzata, non sufficienti sicuramente davanti ai bisogni, ma che operano da anni senza l’ausilio di alcun fondo pubblico.
Da anni chiediamo la risistemazione dei tanti edifici pubblici vuoti per farci un ostello per i lavoratori senza tetto. Perché noi sul tema ci lavoriamo da anni e abbiamo visto sulla pelle delle persone i danni che questa giunta ha fatto.
Oltre a questo, il Bruno è quello spazio di aggregazione e cultura che ha resistito a questi ultimi anni difficilissimi. Uno spazio che anche durante la pandemia ha provato a garantire dei servizi (il mutualismo alimentare e la ciclofficina popolare) e che nel post pandemia si è interrogato su come restituire alla collettività dei luoghi di incontro. Perché il lascito del Covid non è solo una situazione economica durissima, ma anche il dilagare del nulla dal punto di vista sociale, dell’individualismo, della solitudine, della depressione.
Il Bruno è quel posto in cui si può imparare a riparare una bicicletta, vedere un film di qualità gratis, assistere alla presentazione di un libro o ballare. Uno dei pochi posti di socialità per diverse fasce d’età presenti a Trento.
È evidente che ci troviamo ora di fronte all’ennesimo tentativo di trovare un comodo capro espiatorio per non parlare del disastro della sanità, dell’inflazione più alta d’Italia, del caro bollette, del caro affitti, degli oltre 1.000 appartamenti ITEA vuoti, della crisi climatica e della precarietà diffusa.
Si cerca di ammantare di legalità l’arbitrio di chi si è impadronito del potere provinciale, essendo venuta meno (per la stessa ammissione della giunta) la ragione di fondo che aveva portato allo stralcio del comodato d’uso dello stabile.
A questo arbitrio di prepotenti incapaci rispondiamo continuando a lavorare e
lottare per risolvere quelle problematiche che voi ignorate o che cercate solo di strumentalizzare.
Noi non ci fermiamo, né arretriamo