In Tribunale “tira una brutta aria”
Procedimenti per mafia: il CSM non trasferisce il giudice Giorgio Flaim. Dalle carte però emergono valutazioni e fatti preoccupanti.
Nel Tribunale di Trento “in sostanza non tirava una bella aria” ha detto la giudice Greta Mancini al Consiglio Superiore della Magistratura, spiegando perché non aveva partecipato a un'udienza che doveva decidere in merito a terreni di mafia. Non è una bella notizia: anche se circoscritta, per quanto ne sappiamo, a un solo caso, però di mafia, la qualità dell'aria dentro il tribunale ci sembra un ulteriore indice dei problemi che la nostra giustizia, a Trento, ha avuto, e speriamo non abbia tuttora, nell'affrontare l'inaspettata presenza mafiosa.
L'episodio - ma non è il solo - emerge dalle ultime carte del CSM. L'organo di autogoverno della magistratura infatti, dopo aver disposto il trasferimento d'ufficio del presidente del Tribunale Guglielmo Avolio, dopo aver aperto analoghi procedimenti contro i giudici Giuseppe Serao e Roberto Beghini e il PM Giuseppe De Benedetto, archiviati in quanto il trasferimento, giocando d'anticipo, lo hanno chiesto gli stessi magistrati; dopo tutto questo, ha passato al vaglio il comportamento di un altro giudice, il dott. Giorgio Flaim.
Cose di mafia, dicevamo. Gli episodi sui quali ha indagato il CSM (e da noi illustrati in dettaglio in vari articoli, tra cui “Il caso Avolio” su QT del maggio di quest'anno) sono due: le “cene di capra” organizzate dal faccendiere Giulio Carini “figura cerniera” tra la (presunta) organizzazione ‘ndranghetista trentina e il mondo istituzionale, cui allegramente partecipavano i nostri magistrati; e il sequestro di terreni in provincia di Ragusa e Trapani appartenuti ai noti mafiosi Ignazio e Antonino Salvo e poi ai loro eredi, e acquistati dalla nostrana cooperativa vinicola Mezzacorona secondo modalità che per l'accusa configurano il riciclaggio aggravato, in quanto connesso ad attività mafiosa.
Il caso che coinvolge Flaim riguarda questo secondo episodio. Contro il sequestro preventivo dei terreni aveva presentato ricorso il presidente di Mezzacorona Luca Rigotti, ottenendone il dissequestro dal Tribunale del Riesame, presieduto appunto da Giorgio Flaim.
Il CSM, però, non discute il merito della decisione, bensì le modalità con cui si era formato il collegio giudicante. Modalità rese ancora più sconcertanti dall'ascolto di intercettazioni telefoniche: tra il Rigotti e il segretario-autista di Avolio, “… il Collegio, hai capito no? (ride)… dài, oggi il capo (Avolio, n.d.r.) ha fatto un collegio ad hoc proprio!”; e l'avvocato Luigi Olivieri, politico di lungo corso già deputato dei DS, che così spiega a Rigotti, suo cliente, i retroscena dell'anomala formazione del collegio “La regia l'ha avuta lui, (sempre Avolio, n.d.r.) noi abbiamo seguito i suoi consigli”; e ancora: “Se per caso non gli facevo quella telefonata che ha messo in moto il meccanismo… non so mica…”.
A Flaim il CSM contesta il fatto “che il collegio del riesame da Lei presieduto, e che ha poi accolto l'impugnazione proposta dal Rigotti contro il decreto di sequestro, è stato costituito in difformità dalle previsioni tabellari del Tribunale di Trento”.
Che vuol dire? Una cosa abbastanza grave: il collegio giudicante non può essere composto “ad hoc”, come suggerisce l'autista di Avolio, deve seguire certe regole e tabelle.
Nel nostro caso il collegio doveva essere formato da Avolio presidente, Greta Mancini e Massimo Morandini. Invece a giudicare sui terreni furono Giorgio Flaim, Massimo Morandini, Marco Tamburrino.
A questa composizione si giunse attraverso una serie di passaggi che abbiamo già descritto e qui non stiamo a ripetere, e che il CSM giudica severamente: “una composizione del collegio del tutto eccentrica rispetto ai criteri tabellari” “un collegio spurio e posticcio” ecc. Di questo è ritenuto responsabile Avolio. Anzi, scrive il CSM: “Nell'ambiente del Tribunale ... era maturata la percezione che il dott. Avolio avesse creato un collegio ‘ad hoc proprio' e avesse avuto ‘la regia' occulta nella gestione della procedura, nonché considerando che proprio i due componenti del collegio (Morandini e Tamburrino, n.d.r.) vennero descritti, nei commenti captati il pomeriggio stesso dell'udienza ed intercorsi tra il difensore ed i rappresentanti della società coinvolta, come vicini al dott. Avolio (in particolare, il dott. Morandini viene descritto come ‘la stessa roba' rispetto ad Avolio e Nardelli, mentre del dott. Tamburrino si dice che ‘se Avolio gli dice si fa così, si fa così'”).
E Flaim, che c'entra?
“Ha sostanzialmente accettato acriticamente di presiedere un collegio e di essere relatore di un procedimento di particolare rilevanza, senza compiere alcuna verifica sulla correttezza formale sia della propria designazione come relatore sia della regolarità della composizione del collegio”.
Il Consiglio però, per quanto di sua competenza (che consiste nel verificare se vi è stata perdita di credibilità) salva Flaim, al quale imputa “un comportamento non diligente” e “un'inadeguata capacità di valutare che la notevole delicatezza del procedimento e il suo peculiare rilievo penale, economico e sociale richiedevano, più che mai, il rigoroso controllo sul rispetto delle disposizioni tabellari”. Però, conclude “non emergono, dagli atti, elementi che facciano ritenere essersi verificata una perdita di fiducia da parte della collettività, del foro e del personale degli uffici giudiziari, circa l'indipendenza ed imparzialità del dott. Flaim”.
Conclusione: “Non sussistono i presupposti per un trasferimento di ufficio”.
Tale delibera, prospettata dalla Prima Commissione al Plenum, viene approvata, sia pur solo a maggioranza, 16 a favore, 5 contrari. Il che dovrebbe contribuire a renderci consapevoli dei problemi del nostro tribunale.
Problemi peraltro messi in evidenza, come abbiamo scritto in apertura, dalla testimonianza della dott.ssa Greta Mancini.
Mancini doveva far parte del collegio giudicante, ma chiede di astenersene, senza però formalizzare tale richiesta. Come mai? Al CSM che le rivolge questa domanda risponde di non aver “'formalizzato alcuna richiesta di astensione perché non vi sarebbero stati i presupposti di un'astensione', visto che essa non conosceva né frequentava il Rigotti né aveva rapporti giuridici di sorta con le società proprietarie degli immobili sequestrati”.
E allora, perchè si astiene? “La dott.ssa Mancini ha sul tema significativamente precisato che, sebbene per tabella essa avrebbe dovuto integrare quel collegio, chiese verbalmente al dott. Avolio ‘di essere esonerata' dal parteciparvi ... perché ‘in sostanza non tirava una bella aria'; in proposito, la dott.ssa Mancini ha aggiunto di aver appreso in quei giorni dal dott. Carmine Russo, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento e autore della richiesta di misura cautelare in quel procedimento, ‘che c'era tra il dottor Avolio e gli indagati un rapporto che andava al di là di quella che può essere una superficiale conoscenza'”.
Confidiamo che, in vista del processo ai presunti ‘ndranghetisti, questi “rapporti” siano definitivamente estinti.
Intanto non sono estinte le conseguenze (questa volta penali) delle cene di capra e dei collegi giudicanti “spuri e posticci”. Il CSM che, ripetiamolo, non giudica eventuali rilevanze penali, bensì il persistere o venir meno dell'autorevolezza del giudice, riconosce ed apprezza la riservatezza del dott. Flaim, però così a lui si rivolge, riassumendo le non esaurite conseguenze giudiziarie di queste vicende: “Ella, unitamente al dott. Avolio, al dott. Roberto Beghini ed al dott. Giuseppe De Benedetto, è indagato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste per il reato di cui all'art. 323 c.p. (abuso d'ufficio, n.d.r.), il solo dott. Avolio è altresì indagato per il reato di cui all'art. 379 c.p. (favoreggiamento reale, ossia aiutare taluno ad assicurarsi il prodotto o il profitto o il prezzo di un reato n.d.r.)”