NOT: tutto è bene quel che finisce… bene?
La decisione del Consiglio di Stato rimette in pista l’impresa Guerrato, ma apre gravi problematiche ed ipoteca seriamente il futuro del nuovo ospedale di Trento
“Nuovo ospedale a fine 2024” in prima pagina e “NOT, il cantiere può partire in nove mesi” nelle pagine interne, questi i titoli dell’Adige del 15 aprile scorso. Ennesimo annuncio di una eterna serie o si comincia davvero? A giustificare l’ottimismo questa volta è la recentissima sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando una precedente sentenza del TAR, riassegna la vittoria della gara d’appalto all’impresa Guerrato, togliendola all’unica altra rimasta in gara, la Pizzarotti. Tutto è bene quel che finisce bene, dunque.
Vorremmo poterlo dire anche noi, probabilmente assieme alla stragrande maggioranza dei trentini stanchi, dopo oltre 11 anni, per i falsi annunci sulle date di realizzazione del nuovo ospedale. Purtroppo gli elementi in nostro possesso non ci permettono di essere ottimisti su quanto asserito nell’articolo. Sono due essenzialmente i campi che secondo noi appaiono estremamente preoccupanti e che portiamo all’attenzione dei lettori. Quello finanziario, inteso come garanzie del buon esito dell’operazione e quello squisitamente tecnico, ossia la rispondenza del progetto ai requisiti previsti dalla gara. Che arrivati a questo punto dell’iter di assegnazione possano esistere ancora dubbi e perplessità su questi aspetti è di per sé un fatto assai grave. Che però dubbi e perplessità esistano non siamo solo noi a sostenerlo.
Nel numero di QT dello scorso novembre avevamo già illustrato i termini della questione delle coperture finanziarie, giustamente previste nel disciplinare d’appalto (è evidente come la solidità e la consistenza nel tempo dell’impresa che realizzerà un’opera di tal fatta siano determinanti) e che hanno rappresentato i termini del contendere in entrambi i ricorsi prima citati. Ai fini del nostro ragionamento non interessa qui entrare nei complicati passaggi che hanno portato il Consiglio di Stato a rigettare le conclusioni dei giudici di primo grado. Quello che però appare chiaro è la conseguenza di quest’ultima sentenza: l’assegnatario dell’appalto per la realizzazione del NOT torna ad essere la ditta Guerrato.
Se ora ci permettiamo di riaprire la questione delle coperture finanziarie non è per mancanza di rispetto verso quanto concluso dai giudici del Consiglio di Stato, ma perché a tale questione afferiscono aspetti che non sono stati trattati nei giudizi di merito, né potevano esserlo, non riguardando quanto evidenziato dai ricorrenti. La questione delle garanzie finanziarie, al di fuori dei tecnicismi e degli aspetti procedurali/formali trattati nei ricorsi e nelle sentenze, si sostanzia in un aspetto: chi fornisce queste benedette garanzie, garanzie che nessuno mette in dubbio essere importantissime. Nell’offerta dell’impresa Pizzarotti vengono indicati primari istituti bancari italiani (Unicredit, Banca Popolare Milano) sulla cui affidabilità non c’è da approfondire. Analogamente avevano fatto le imprese partecipanti alla precedente gara del 2011.
Nel caso dell’impresa Guerrato viene indicata la società Auriga Asset Management SGR, con sede a Malta, di proprietà del napoletano Rosario Fiorentino. Non sappiamo se la Commissione di gara abbia pensato di approfondire la conoscenza di tale società; di certo nulla appare in proposito dagli atti resi pubblici. Nell’articolo a pag. 19 mettiamo a disposizione dei lettori le informazioni che abbiamo raccolto con una ricerca in rete; ricerca che sicuramente dovrà essere approfondita, ma che non può fin d’ora che destare preoccupazione.
Per cominciare, viene spontanea una domanda: perché mai un italiano dovrebbe andare da Napoli a Malta ad aprire una propria SGR (Società di Gestione del Risparmio), ossia una società di intermediazione finanziaria? Sul fatto che sia lecito farlo non vi sono dubbi, ma considerato che Malta è un noto paradiso fiscale, è altrettanto lecito nutrire perplessità su aspetti che riguardano l’elusione in materia di tasse. Nulla più che dubbi, sia chiaro, perché Malta è anche un’ottima meta turistica e balneare e le motivazioni possono quindi riguardare benissimo la piacevolezza del poter lavorare lì. Se stessimo parlando di operazioni finanziarie tra privati, poiché i dubbi che solleviamo mettono in risalto aspetti etici, non avremmo molto da aggiungere e forse non dovremmo neppure meravigliarci. Ci sembra invece di poter censurare il caso di cui stiamo parlando.
Ci chiediamo: possibile che la Provincia, a fronte di una delle realizzazioni più importanti di cui si sia dovuta occupare, tra l’altro su un aspetto fondamentale come la sanità pubblica, reso ancora più delicato dalla scelta di procedere in regime di Project Financing (che impegna chi realizza l’opera per 25 anni) trovi accettabile che a garantire il buon esito di 270 milioni di lavori sia una finanziaria di Malta, con un capitale sociale di un milione di euro, di proprietà di un singolo individuo? A noi la domanda appare retorica e ci scandalizza che, a quanto ci risulta, chi si è occupato finora di questa gara o non abbia pensato di approfondire e verificare o, avendolo fatto, non abbia avuto nulla da obiettare.
Le carenze tecniche
Veniamo ora al secondo aspetto, il progetto presentato da Guerrato e le sue carenze tecniche. Anche di questo avevamo già scritto (settembre 2020), ma ora che Guerrato è nuovamente l’assegnataria per l’opera è necessario riaffrontare l’argomento. Si tratta infatti di un tema anche più grave di quello relativo alle carenze finanziarie; per queste ultime è infatti possibile che, nei prossimi mesi, durante la fase di definizione del progetto, definitivo prima ed esecutivo poi, Guerrato tolga dall’imbarazzo la Provincia e proponga la sostituzione di Auriga con un autorevole istituto finanziario. Le carenze tecniche insite nel progetto valutato dalla Commissione d’esame rischiano invece di consegnare al Trentino un’opera non all’altezza di quanto richiesto dal disciplinare di gara e le cui conseguenze rimarranno per sempre a carico dei cittadini.
La prima e più macroscopica discrepanza tra i due progetti riguarda la consistenza delle due opere e in particolare la differenza delle superfici totali. Si tratta di un fatto già portato in evidenza da più fonti, ma su cui per ora non sono state fornite spiegazioni. A questo proposito riportiamo a pag. 18 gli estratti di due lettere dell’ing. Paolo Marini, per motivi professionali profondo conoscitore delle vicende legate al bando di gara per il NOT, indirizzate rispettivamente, la prima, al Presidente Fugatti e al Sindaco Ianeselli, la seconda al dirigente Raffaele De Col. Troviamo più che condivisibili le osservazioni di Marini e auspichiamo che arrivino presto da chi di dovere le risposte e i chiarimenti.
Nel già citato articolo dell’Adige l’ing. De Col (asso pigliatutto nella struttura provinciale), oltre a fornire le sue assicurazioni sulla partenza del cantiere entro 9-12 mesi (staremo a vedere!), osserva che “entrambi i progetti erano tecnicamente pregevoli” (testo virgolettato nell’articolo), dopo di che il giornalista riferisce tra l’altro che “un dettaglio che trapela riguarda le dimensioni un po’ridotte nel progetto Guerrato”. Si tratta della prima esplicita conferma delle preoccupazioni dell’ing. Marini. Dunque l’ospedale di Guerrato è più piccolo di quello di Pizzarotti. Ma di quanto? Mancano effettivamente 25.000 metri quadrati di superficie? Non si tratta di poca cosa, equivale a 250 appartamenti di 100 metri quadrati l’uno. Quel “un po’ ridotte” dovrà essere quantificato prima o poi.
Torneremo sul confronto dei due progetti quando avremo a disposizione il progetto Guerrato, che per ora è sostanzialmente secretato. Chi si occupa di informazione sa che con Fugatti e la sua Giunta termini come trasparenza ed accesso agli atti hanno un valore molto limitato: ai comuni mortali è meglio fare sapere poco e comunque meglio farlo tardi. Momentaneamente accettiamo quindi per buono il giudizio di pregevolezza di entrambi i progetti, ma quello che a noi interessa verificare è la piena rispondenza di entrambi a quanto previsto dal disciplinare di gara, altrimenti il confronto è inaccettabile e il giudizio sulla pregevolezza diventa una mera opinione. Purtroppo le segnalazioni pubblicate in questi mesi ci fanno temere che non siano poche le cose non a posto nel progetto Guerrato. Allo stato la contro-verifica non ci è permessa.
Limitiamoci quindi alla questione della differenza delle superfici, evidenziata anche nella lettera dell’ing. Marini. Ci chiediamo: considerato che i 25.000 mq. in meno del progetto Guerrato, a fronte di quello Pizzarotti, rappresentano una mancanza del 15-20 % rispetto alla superficie totale dell’ospedale, siamo sicuri che i progettisti di Guerrato siano stati così bravi da rispettare comunque le prescrizioni del disciplinare di gara inserendo tutte le dotazioni richieste (in termini di stanze, distribuzione dei posti letto, ambulatori, sale riunioni, spazi funzionali ed accessori, gestibilità ed espandibilità della nuova opera, ecc.)? E se così non fosse, come mai il progetto è stato comunque ritenuto valido?
La gestione dell’appalto per la realizzazione del nuovo ospedale si trascina da anni: un intervallo assurdo tra l’avvio della gara nel lontano 2011 ed una timida ipotesi di avvio del cantiere forse all’inizio del prossimo anno. Chi se ne occupa ha sempre imputato alla litigiosità delle imprese e alla lentezza della giustizia la causa di ogni ritardo. In passato abbiamo portato elementi per dimostrare che queste giustificazioni solo parzialmente potevano spiegare il mancato avvio del cantiere, la causa principale essendo invece la cattiva gestione dell’appalto ed i vari errori commessi dagli organi provinciali nelle fasi che si sono succedute e su cui non vogliamo tornare ora.
Questo ritardo è costato moltissimo ai trentini, sia in termini di mancata disponibilità di un ospedale all’altezza delle esigenze sanitarie poste dalla nuova realtà, sia in termini di esborsi che si sarebbero potuti evitare: per tamponare la situazione e cercare di mantenere l’ospedale attuale a livelli minimamente decorosi e in grado di rispondere all’evoluzione delle normative si sono spesi milioni di euro. E le spese continueranno.
È a dir poco sconfortante scoprire che, arrivati (forse) alla fine di questo travagliato percorso, ci si trovi davanti alla possibilità che un’opera tanto necessaria e attesa stia per essere affidata a un’impresa che non sembra brillare quanto ad affidabilità, che si appoggia per le garanzie ad un’ancora meno brillante società di gestione del risparmio e che infine ha presentato un progetto, finora considerato top secret, su cui non mancano le perplessità. Perplessità che ci piacerebbe dissipare se qualcuno si decidesse a rendere finalmente pubblico il progetto Guerrato. O è chiedere troppo?
L’ing. Paolo Marini scrive…
Lettera inviata il 26 gennaio 2021 dall’ing. Paolo Marini alI’ing. Raffaele De Col
(OMISSIS) Con la presente, desidero sollecitare la Sua attenzione sulle gravi problematiche emerse, sulla Gara in oggetto, a seguito degli articoli pubblicati sulla stampa locale i giorni 7 e 12 novembre 2020 e delle gravemente contraddittorie dichiarazioni rilasciate, in quella sede, da Guerrato e da Pizzarotti. (OMISSIS).
Il 7, Guerrato afferma che la Provincia “con l’eventuale nomina a promotore della Pizzarotti... sosterrebbe... ingenti costi aggiuntivi rispetto alla offerta della Guerrato” in quanto “l’offerta di Pizzarotti prevede canoni annui di disponibilità e per servizi superiori di circa 1,7 milioni di euro”, il che, per i 25 anni di Concessione, porterebbe “ad un maggior onere per le casse provinciali di oltre 42 milioni di euro”.
Il 12, Pizzarotti risponde che se, con l’offerta Guerrato, la Provincia risparmia, “il motivo è che noi (Pizzarotti) abbiamo rispettato le indicazioni della Provincia (Disciplinare di Gara) e proponiamo una struttura da 120.000 metri quadri... Loro (Guerrato) invece ne propongono una da 25.000 metri quadri in meno”.
Ciò che viene asserito è gravissimo: il progetto Guerrato non sarebbe conforme al Disciplinare di Gara e il presunto risparmio per la Provincia sarebbe legato alle minori dimensioni dell’ospedale offerto da Guerrato. E non stiamo parlando di poche migliaia di metri quadrati! (25.000 mq. corrispondono grossomodo alla superficie di un ospedale di valle o, per restare più vicini a noi, a quella del quartiere delle Albere).
Si tratta, in tutta evidenza, di una differenza che, al di là degli aspetti tecnici e funzionali certamente dalla stessa, negativamente influenzati, non può non avere pesantemente inciso sui parametri economici e finanziari (nonché su quelli legati ai canoni annui di disponibilità e per i servizi) che sono stati utilizzati, dalla Commissione di Gara, per l’individuazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Nessuno però, a quanto mi risulta, ha, a tutt’oggi, smentito quanto denunciato da Pizzarotti (né Guerrato, né la Provincia).
A questo punto non ci si può che porre una domanda: Pizzarotti è “impazzito” e ha progettato un ospedale inutilmente più grande del necessario, sostenendo un maggior costo dell’ordine di 40 milioni (guarda caso, proprio un importo analogo a quello che Guerrato afferma che la Provincia risparmierebbe con il suo progetto, in 25 anni) autoescludendosi, così, di fatto, dalla competizione? Credo proprio di no. E allora?
Non può che sorgere il serio dubbio che sia fondata anche la seconda denuncia di Pizzarotti e cioè che l’ospedale offerto da Guerrato sia più piccolo perché non conforme alle prescrizioni del Disciplinare di Gara.
Se così fosse, si tratterebbe di un fatto estremamente grave, del tutto incomprensibile e, soprattutto, meritevole di doveroso approfondimento sull’operato della Commissione Tecnica perché le sue conclusioni (che hanno portato la Provincia a nominare Guerrato quale Promotore) risulterebbero palesemente errate e Guerrato avrebbe dovuto essere escluso dalla Gara fino dall’inizio. (OMISSIS)
Fiducioso che non vorrà ignorare/sottovalutare la assoluta gravità e “pericolosità” di quanto qui evidenziato, resto a Sua disposizione per ogni chiarimento e, in attesa di un Suo riscontro, Le porgo i miei più distinti saluti.
Lettera inviata il 14 aprile 2021 dall’ing Marini al Presidente Fugatti e al Sindaco Ianeselli
Desidero richiamare l’attenzione dell’Amministrazione Provinciale, dell’Amministrazione Comunale di Trento e dei Media locali sul fatto che, con Sentenza del 30 marzo u.s., il Consiglio di Stato ha riformato la precedente Sentenza del TAR respingendo le motivazioni, addotte dall’impresa Pizzarotti, finalizzate all’esclusione dell’offerta dell’impresa Guerrato.
A questo punto, la Provincia avrà titolo per nominare Guerrato quale promotore e potrà avviare l’iter che porterà alla realizzazione del nuovo ospedale sulla base del progetto dallo stesso predisposto. Sembrerebbe tutto normale e legittimo, ma così non è.
Nella segnalazione da me trasmessa via PEC, in data 28 gennaio, all’ Ing. Raffaele De Col e, per conoscenza a (OMISSIS) evidenziavo con preoccupazione le gravi incongruenze che, da cittadino oltre che da tecnico, mi apparivano trasparire da un fatto, estremamente grave, appreso a mezzo stampa (e mai smentito): la Commissione Tecnica aveva preferito il progetto predisposto da Guerrato, a quello proposto da Pizzarotti, benché più “piccolo” di ben 25.000 mq!
Segnalavo il mio timore che tale macroscopico sottodimensionamento, se verificato, non potesse che essere collegato a gravi carenze tecniche, distributive e funzionali e avanzavo il dubbio che, conseguentemente, anche sotto il profilo economico, potesse non essere dimostrata la reale convenienza della proposta Guerrato. Per tali ragioni, sollecitavo un’attenta riverifica dell’operato della Commissione Tecnica. La mia PEC non ha ricevuto risposta alcuna e, per quanto mi risulta, nulla è stato fatto. (OMISSIS)
Corriamo il rischio che possa venir realizzato un ospedale non conforme al Disciplinare di Gara e gravemente carente sotto il profilo delle esigenze della comunità trentina? Non lo so (auspico di no), ma lo vorrei sapere con certezza. Come trentino, ma soprattutto come cittadino, sono certo di aver diritto ad una risposta o ad un chiarimento ed il silenzio dei Funzionari e degli Amministratori da me sollecitati non può che preoccupare.
(OMISSIS)