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La “beffa” arancione

Il virus, la retrocessione del Trentino e le proteste sui social

Nelle 48 ore successive alla comunicazione del passaggio del Trentino in arancione e della chiusura degli impianti di sci, sono stati quasi 1.500 (prima della scrematura effettuata sui post deliranti, ripetitivi o fuori tema) i commenti apparsi sulle pagine Facebook della Provincia e del presidente Fugatti. Il quale aveva esordito tentando di contemperare il suo disaccordo rispetto alle misure prese con un invito alla calma; con in più l’avviso che lui, su quelle decisioni, non aveva competenze: “Comprendo la delusione dei cittadini. Mi sento il primo ad essere beffato, e mi vengono i brividi se provo a mettermi nei panni delle categorie economiche che devono fronteggiare questo nuovo ostacolo. Ma non posso raccogliere l’invito di chi mi chiede di fare delle ordinanze che si discostino dalla classificazione nazionale. Dobbiamo essere responsabili e non perdere la calma”.

Le repliche sui social sono in larghissima maggioranza proteste esasperate che sottolineano i danni economici patiti dagli operatori economici (commercianti, esercenti, impiantisti) e chiedono risarcimenti finora ricevuti in misura insufficiente. In qualche caso si deplora giustamente lo scarso preavviso relativo alla chiusura dello sci, ma per lo più la protesta va oltre, lamentando l’intera gestione della pandemia: “Ci state rovinando la vita! È ora di finirla!”. “Ci state togliendo la voglia di vivere”. “È ora di liberare tutto”.

Di chi la colpa del disastro? Un piccolo numero di intervenuti fa riferimento alla questione dei numeri tenuti furbescamente bassi dal governo provinciale: “Siamo stati rossi nascosti per mesi e mesi, travestiti da gialli. Con l’arancione ci va ancora bene. A forza di non darci numeri corretti in passato, questo é il risultato”. “Non era meglio chiudere nei mesi precedenti invece di rimanere orgogliosamente gialli e chiudere adesso che dovevano aprire gli impianti?”.

Ma prevale l’accusa generica ad una casta (provinciale e nazionale) che non si rende conto della situazione dall’alto dei suoi privilegi: “Immagino che lei, Fugatti, non ha perso un euro fino ad ora”. “Basta coi parassiti e i tecnici che a 15.000 al mese dicono di stare a casa”. “Ne en mona paiazi. Mangiate tutti dallo stesso piatto!”. E tutto – si arriva a dire - “per salvare quattro vecchi con il cancro già condannati”.

Non potevano mancare – e sono numerosi – quelli convinti che ci sia sotto qualcosa. Dai sospettosi (“Qualcosa non torna. Trentino zona gialla fino alla nascita del nuovo governo: coincidenza? Non credo” a quelli che invece hanno capito perfettamente: “I DPCM si fermeranno solo quando tutto il comparto produttivo, commerciale e turistico, sarà fallito. A quel punto faranno accettare agli Italiani qualsiasi nefandezza di cui la cricca finanziaria (rappresentata da Draghi) sa essere capace per mantenere il controllo dell’economia, garantendo vita serena alle banche e alle ricchezze dei soliti noti, amici suoi. Quando il turismo alpino sarà in ginocchio, verrà ufficializzato il banchetto per gli avvoltoi arrivati da Cina, Francia, Germania e qualche arrembante magnate degli Emirati”. Ma forse il complotto è ancora più vasto: “La Russia ha cancellato tutti i restringimenti, perché Putin ha capito che questa è una pandemia creata per far fallire interi paesi dell’Occidente da parte di massoni, banchieri, satanisti che vogliono distruggere il pianeta”.

A questo punto che fare? Qualcuno invita Fugatti a ricorrere al TAR, a “far valere sta cavolo di autonomia” o a protestare a Roma, ma per i più la partita è persa: “Fugatti, ti mancano i coglioni”. “Sei un traditore del popolo”. “Caro Presidente Fugatti, ti ho votato, ma mi hai profondamente deluso”. “Meglio che ti dimetti”. L’ultima speranza è “un colpo di stato o un colpo di pulizia in Provincia”.

Non mancano però, anche se pochi, i difensori del presidente: “Mi dispiace per le persone che la criticano senza pensare che purtroppo dipendiamo dal governo di Roma”. “Lui fa le regole ma molta gente non le rispetta; non date la colpa a lui”.

In questo universo di certezze inattaccabili, fanno quasi tenerezza le reazioni di coloro che potremmo definire i rassegnati e gli smarriti: “Se siamo arancione un motivo ci sarà!”. “Più si chiude, più i numeri aumentano, com’è possibile?”.

E infine ci sono gli umoristi. Da quello inconsapevole, che mescola pandemia e crisi di governo (“Hanno buttato fuori Conte per queste restrizioni severe ma Draghi con una mano ti ha promesso la libertà dalla altra ci colpisce”) a un ironico finto complottista: “Ogni volta che quel genio di Sgarbi porta Caravaggio a Rovereto succede un disastro”.